lunedì 26 marzo 2018

[Intervista] ArielMartini

Non avrei mai detto che sarei stata tanto comoda su questo divano!
Così come non avrei detto, in fondo, che questa stanza avesse una sua propria eleganza.
Proviamo a darle un senso!
Se sei pronta cominciamo.
Dieci domande per te.

Onestamente? Nemmeno io avrei mai pensato di sentirmi così a mio agio. Prima di entrare ero in ansia. Ma i colori soffici di questa stanza somigliano a quelli che ho scelto per casa mia, quindi...
Cominciamo.

1) La Shabby Chic Room va capita. Non è una stanza "facile", eppure eccoti qui a sceglierla! Raccontami la scintilla che ha acceso in te la prima volontà di accomodartici e la certezza che ti ha spinto a sceglierla.

Concordo, non è una stanza facile, ma è l'unica che avrei potuto scegliere per me. Ho letto per bene la descrizione di ogni stanza, più di una volta. Ma ogni volta, il pensiero tornava a queste parole: "tutto sembra essere messo lì a caso, tutto sembra non avere un senso. Anche il più piccolo oggetto invece collocato con strategia". E' stato amore a prima vista. Parla non solo della mia storia, ma di me. Come avrei potuto non sceglierla?

2) Il tuo fascino spicca su una personalità omogenea, e io ho voglia di intravederlo: sapresti raccontarmi di te attraverso gli occhi di una persona per te molto importante?

Io sono Dio. Un pelino eccessivo? Forse. Ma se scelgo di parlarti di me attraverso gli occhi dei miei bambini, beh... se non sono proprio Dio (di cui loro ancora non hanno coscienza), ci vado però molto vicino. Non è spocchia, la mia, ma una mera constatazione. Sono un punto fermo, una certezza, un infinito libro con tutte le risposte. Fallace, ovviamente, ma loro non lo sanno. Sentono però che cerco costantemente di adoperarmi per il loro bene, perché siano sereni, felici. Sono severa quando serve e buffa quando stiamo giocando. Sono una sovrapposizione di più persone, personalità e umori, e scelgo con cura che lato di me mostrare, sempre, con tutti. L'apparenza è tutto quello che agli altri importa di noi. Può sembrare cinico, ma non lo è, non sono una persona fredda, ma realistica. E per esserlo, indosso tante maschere. 

3) Condividi con me un estratto della tua opera in cui tra le righe tu abbia scritto di te stessa: particolarità che il lettore non sarebbe mai capace di cogliere.

E' difficile, perché la mia storia tratta di personaggi non convenzionali (fammi illudere che sia così...) . Ma più che un estratto posso confessarti tranquillamente che tutta la storia è imbevuta di me. Di quello che amo, di quello che sognavo, di quello che sogno tutt'ora e di come reagisco a volte. Prendi il personaggio di Suire. Sono io, estremizzata e gettata in un contesto fantasy. Oppure Imlach: il suo pragmatismo è il mio, totalmente.

4) Raccontami un episodio particolarmente significativo legato alla costruzione di uno dei tuoi personaggi: cos'è che non vedo? Mostramelo.

Ogni personaggio di "Sacrifice" ha la sua storia, si muove e agisce per un motivo specifico. Ho però avvertito la necessità di addentrarmi nel rapporto tra fratelli, nelle dinamiche affettive soprattutto che intercorrono tra loro. Per questo ho scelto di dare ad Amdir, il protagonista, un fratello (gemello, in questo caso) : perché io sono figlia unica. E così mio marito. Può sembrare insensato, di primo acchitto, ma rifletti: nessuno dei due sa come ci si comporta, come ci si sente, ad avere dei fratelli o delle sorelle. Ed ecco l'incognita. Da cinque mesi sono diventata mamma per la seconda volte. Come sarà crescerne due? Come possiamo insegnare loro ad essere buoni fratelli, solidali tra loro, se noi non abbiamo avuto mai l'esperienza diretta? Ti vedo che aggrotti la fronte, ma quando ci si trova davanti un piccolo essere vivente, quando hai l'enorme, tremenda, responsabilità di crescerlo e farne un essere umano di cui l'umanità può andare fiera, anche la scelta in apparenza più banale acquista un nuovo significato, figuriamoci qualcosa di estremamente complesso come i rapporti interpersonali. E' macchinoso, forse, lo ammetto... ma nessuno ha mai detto che scavarmi nella testa avrebbe tirato fuori pensieri semplici.

5) Puoi portare con te uno solo tra i pregi che contraddistinguono il tuo stile di scrittua: quale scegli di condividere con me in questo viaggio che è la tua intervista? E come l'hai acquisito?

Non rinuncerei mai alla varietà di lessico. La scelta della parola adatta, da inserire al momento opportuno, è fondamentale per me. Basta leggere un paio di capitoli di Sacrifice per rendersene conto. Ogni frase ha il suo senso e spesso più di uno. Non è qualcosa con cui sono nata, una buona proprietà di linguaggio. Ma del resto, come per ogni essere vivente, tutto dipende dalle persone che hai intorno. Io sono nata tra maestri delle elementari, tutti, lo erano: mio nonno, mia nonna, la mia prozia, persino mio padre, prima che poi decidesse di fare altro. Leggere e, di conseguenza, scrivere, viaggiare tra dizionari e libri, era la quotidianità per me. Però, la svolta, quello che mi ha fatto dire: voglio diventare un vocabolario vivente, e non limitarmi a sembrare un disco rotto che ripete sempre le stesse frasi, è arrivato dopo, molto dopo. Acqua su un terreno già fertile, mettiamola così.

6) Quanto tempo dedichi alla tua preparazione prima di proporre un tuo lavoro agli occhi critici del pubblico? E quanto talento innato ritieni invece di possedere?

Butto giù in un paio di ore la prima bozza, di solito. Fermo l'idea, blocco l'ispirazione prima che passi. Ma poi, ci lavoro su molto, perché se il contenuto mi piace sin da subito, voglio che la forma risulti perfetta. E' quello che guardano, in primis. Alla sostanza si arriva per gradi, man mano. Per il resto, la risposta si ricollega a quella precedente: di innato forse ho una predisposizione, una passione. C'è chi sente di appartenere alla musica, chi alla pittura, chi ad altre arti o a passioni diverse, sportive, magari. Io ho sempre scribacchiato e disegnato, ma con il tempo, ai sogni si è affiancata la realtà: devi lavorare sodo, per migliorare. E no, non basta la passione: serve il tempo, la dedizione, la caparbietà. E di tanto in tanto anche la capacità di ammettere di non essere capaci di perseguire una determinata strada. Non eccello in tutto quello che faccio, ma se faccio qualcosa, voglio farlo al massimo delle mie possibilità. Per questo scrivo, e non gioco a tennis. Faccio schifo, a tennis. 

7) Raccontami della volta in cui artisticamente hai perso te stessa. E raccontami di quando ti sei ritrovata.

Ho avuto un rapporto altalenante con il mio lato artistico. Sin da quando ho imparato a scrivere e a disegnare ho alternando periodi in cui disegnavo per ore e ore e ore, a periodi in cui scrivevo ovunque, diari, quaderni, post it, nascondendo poi tutto da occhi indiscreti. Questo dai 5 anni ai 18, circa, con nel mezzo pause brevissime in cui ho tentato altre strade (vedi il tennis di cui sopra, e la chitarra...stendiamo molti veli pietosi). Poi, c'è stato uno stallo, una fase grigia durata un paio di anni, e il vuoto assoluto per un altro anno buono. Ho riacciuffato la me artistica solo qualche anno fa, grazie ad un compagno speciale che mi ha tenuto silenziosa compagnia fin dal 2003. E' a questo "lui" e a tutte le persone che tramite "lui" ho conosciuto (compreso mio marito) che sono riuscita a capire che dovevo tornare a scrivere. Per me, soprattutto. 

8) Se sai riflettere e collocare ogni parola all'interno della tua opera come avesse quel necessario incastro, vuol dire che sei anche in grado di proporla al lettore in modo che ne subisca ammaliato il fascino. Convincimi quindi attraverso i moti emotivi, spingimi a leggerti come non ci fosse qualcosa di più rilevante.

Non devo spingerti a leggere la mia storia. Le costrizioni portano sempre all'effetto contrario, scatenando una sovversione o peggio, un'avversione totale. Però ti chiedo di darmi la tua fiducia, solo per qualche momento. Concedi il tempo al mio mondo di aprirsi sotto i tuoi occhi, lascia che ti accolga e che capisca di cosa hai bisogno per soddisfarti. E non lo chiedo a tutti, perché so che la mia storia non è per tutti. Chi ama il fantasy potrà apprezzarla, forse anche chi cerca una storia d'amore non convenzionale. Probabilmente anche chi ha bisogno di distrarsi, svagarsi, immergendosi nei misteri che ho intessuto. La mia storia però, è bene dirlo subito, è fatta di strati, di indizi, non è di semplice comprensione: sta al lettore scegliere quale strato vuole capire, quale vuole ignorare e su quale vuole soffermarsi. La mia storia merita un lettore speciale, qualcuno privo di pregiudizi, che non ha paura di ammettere di avere dentro di sé un lato buio e, soprattutto, che quel lato buio, lo conosce bene. No, decisamente la mia storia non è per tutti. 

9) Cosa ti rende diversa? Cosa ti rende unica? Cosa invece ti rende una scrittrice?

Questa è una trappola. Tutti, a modo nostro, siamo unici e diversi. Eppure se siamo qui, io e te, e chi sta leggendo, è perché ci piacciono le stesse cose. Leggere un libro dalla trama avvincente, affascinante, intrigante. Scrivere, nella speranza che le nostre parole restino impresse nella mente e nel cuore di chi ci legge. Questo ci accomuna, non ci distingue. Potrei dirti che sono unica perché mezza orba dalla nascita? Ma come me ce ne sono tanti. Oppure perché ho i capelli rossi (no, aspetta: borgogna, a quanto dice la confezione di tinta), ma anche lì, c'è chi se li fa verdi i capelli, quindi ... Quello che rende me "diversa" dagli altri è come affronto la vita, come reagisco agli avvenimenti, come li percepisco. E di conseguenza, come trasferisco la mia realtà su carta, quando scrivo. Sono una scrittrice perché anche io ho tante storie da raccontare e sto cercando il modo migliore per farlo, tentando di coinvolgere chi legge, senza prenderlo in giro, come fanno in tanti. 

10) Ultima domanda. Hai la possibilità di presenziare a un evento e parlare del tuo libro. Da un intervento simile dipende il futuro della tua immagine da autrice (affermata o meno). Sapresti simulare un vero e proprio discorso da "autore arrivato"? E riusciresti a rendermi una tua affezionata fan invogliandomi a comprare il tuo libro?
Dimostramelo.

*inspira, guarda la folla accorsa per l'incontro, deglutisce e sfodera il suo sorriso più sincero* : "non credevo che sareste stati così tanti oggi, grazie. Prima di tutto grazie, di cuore. Poi, se avrete la pazienza di aspettare un po', sono pronta a rispondere a tutte le vostre domande... * pausa, sorrisetto* anche a quelle più sconce. Sì, soprattutto a quelle. So che fioccano le ship! *risatine* Come sapete "Sacrifice, the darkness" è solo il primo libro, sapete che non finirà così e che *SPOILER, SPOILER....ancora chiacchiere spoiler, e altre risatine...* quindi, se volete sapere la verità, non vi resta che leggere il secondo. Ed ecco perché siamo qui oggi. Il libro è pronto ma voglio che siate voi, che avete letto e amato Amdir e compagni, a scegliere il titolo per il libro. Chi meglio dei miei fantastici fan? *Boato della folla, applausi, reggiseni che volano con la scritta "Nimheil fammi tua". / Dici che ti ho convinta?

Grazie infinite per il tuo tempo, ArielMartini, mi hai fatto sorridere, e non avrei potuto chiedere di meglio!

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