lunedì 23 aprile 2018

[Intervista] EmperorOfDisaster

Questa non è affatto una stanza "facile".
Ma regala l'opportunità di mettersi alla prova. E di stupire.
E io sono più che mai curiosa.
Dieci domande per te.
 
1) Questa è la stanza di coloro che hanno qualcosa in più da condividere rispetto a tutti gli altri; di coloro che, sapendolo, hanno il dovere di divulgarlo. Perciò dimmi, quanto sei adatto alla View Room? Cosa, di questa stanza, ha catturato la tua particolare essenza? E per quale motivo proprio tu ne saresti il naturale completamento?
 
Sono fin troppo adatto a questa stanza, o forse lo sono fin troppo poco: in fondo tutti, qui, tentiamo di spaccarci la testa a furia di scrittura, di sciovinare pensieri più o meno profondi e di renderli belli. Il problema in tutto questo è che, se non abbiamo un pubblico, difficilmente otteniamo un riconoscimento: scriviamo sempre per qualcuno, perché, se no, la nostra diviene celebrazione boriosa, altera ed empia di grandigia del nostro intelletto. Questo per asseverare con voce stentorea che non sarò io a reputarmi visionario, ma solo uno pseudo-tale.
D'altro canto, necessito anche di asserire che il pensiero creativo deve essere forgiato da quello critico, perché, se ciò non accadesse, si elargirebbero banalità stilistiche su banalità contenutistiche, il che costituirebbe la morte dell'Arte, e il mio compito è quello di deturparla solo per ricostruirla. "Con precisione chirurgica, il visionario sa di vedere qualcosa che agli altri è negato": si può fare ciò solo se si ha un pensiero critico, e io, ormai, tendo a distruggere tutto. Dopo aver distrutto, però, bisogna ricostruire: la guerra deve divenire mezzo, non fine. Solo con l'unione di creatività e criticità, si può costruire qualcosa di bello, perché creativo, e originale, perché critico. Almeno così credo.

2) A dimostrazione di ciò che ritieni essere, abbi il coraggio di delineare i tratti di una tua debolezza. Attenzione: non chiedo mi si decantino pregi mascherati subdolamente da difetti. Richiedo autentico coraggio, sincerità: che si riveli un punto debole, qualcosa che sia ostentatamente la penosa rappresentazione di se stessi. Qualcosa da cui tu stesso non potrai difenderti. 
 
Non credo nei difetti, davvero, perché tutto concorre alla creazione della persona, e le persone non hanno né pregi né difetti all'origine, bensì solo caratteristiche che mutano in pregi quando sono apprezzati dal prossimo e in difetti quando non vengono apprezzati dal medesimo: da un punto di vista psicologico, siamo solo fango nelle mani di qualcun altro.
Detto questo, ciò che mi contrista maggiormente è la mia sensibilità: vorrei tanto essere un cinico e freddo manipolatore come qualcuno mi dipinge; vorrei riuscire a esaminare tutto quello che mi circonda esclusivamente con acribia analitica; vorrei persino essere quel bastardo osceno che alcuni credono che io sia. Invece non sono nulla di tutto questo: sono solo una puttana dell'alfabeto che scrive perché dissociata dalla realtà.
Che poi la sensibilità è stata anche la mia condanna da un punto di vista letterario-filosofico: ormai tento solo di esplorare i recessi della mente umana, la qual cosa mi rende poco duttile a livello artistico. Ma va bene così: ho solo diciassette anni, e il tempo per destreggiarmi anche in altri stili ci sarà.

3) Qual è il genere letterario non ancora creato? Credi di essere in grado di strutturarne uno, all'avanguardia a tal punto da divenire precursore di uno stile tutto nuovo? Sai darmene dimostrazione? Lo spazio è tuo, hai carta bianca...
 
Per quel che afferisce al genere letterario nuovo, mi metti in difficoltà: siamo nani sulle spalle di giganti, in fondo, figli di un passato glorioso. Eppure sono fermamente convinto che non bisogni fermarsi qui: la Letteratura e L'Arte non sono ancora morte, solo assopite, stordite, tramortite. Proprio perché non credo in un contenuto che possa essere identificato come nuovo (tutto è già stato scritto, tutto è già stato detto), penso che bisogni puntare sull'estetica: lo stile e la lingua devono essere dominanti, ergersi in maniera marmorea sul contenuto, che, pur mantenendo una certa importanza, deve essere inferiore ai due elementi citati testé. Bisogna studiare la lingua e imparare a dominarla in tutti i suoi registri: io, banalmente, sto lavorando molto sul tentare di unire il barocchismo al realismo sporco.
Lo stile, per uno scrittore, è tutto, e, nel mio caso, mi piace parlare di "dispotismo stilistico", perché tendo a nobilitare tutto con sintagmi, accostamenti di parole sempre nuove, ricercando disperatamente la bellezza formale, senza dimenticare che la mia unica grande amante rimane la filosofia: bisogna, insomma, parlare di qualcosa che è già stato scritto in maniera nuova e, se possibile, ancora più bella, senza dimenticare di incanalare nelle parole una profondità contenustica che possa renderle degne della vera Letteratura. Inoltre, necessito anche di rimarcare come ciò che è già stato scritto possa essere rielaborato per essere adattato alle proprie ideologie. 

4) Esiste un personaggio all'interno della tua opera che non è stato capito esattamente come vorresti? Se sì, tale sua peculiarità è voluta?
 
L'arte è bella perché ambigua: affermare che un mio personaggio non è stato compreso sarebbe sbagliato e irrispettoso nei confronti dei lettori; affermare, al contrario, che un mio personaggio non è stato compreso come vorrei mi porterebbe a una lunga dissertazione relativa a quanto debbano capire i lettori da sé, a quanto debba essere lo scrittore a mostrare e addirittura a quanto vi sia bisogno di far comprendere il personaggio nella sua totalità - in fondo non ci comprendiamo nemmeno noi nell'insieme, e, se pensiamo di averlo fatto, è solo per rassicurarci. Un banale meccanismo per stare meglio con noi stessi. Ma, come ogni auto-convinzione, è una sicurezza fallace, dunque mendace.
Se posso essere sincero, non ho mai ricevuto opinioni negative sui miei personaggi, anche perché ho scritto l'epilogo solo di un romanzo dopo due anni e mezzo di lavoro, "Principe del Caos, Re del Cinismo, Imperatori del Disastro", e non lo giudico ancora concluso. Non ho ancora abbastanza materiale per rispondere a questa domanda. Chiedo venia.

5) "Non ho bisogno di imparare dai miei passi, perché..."
"Non ho intenzione di imparare dai miei passi, perché..."
"Non imparo dai miei passi, perché..."
Sapresti indicarmi tra i precedenti costrutti la miglior rappresentazione del tuo essere? Quella che maggiormente potrebbe delinearne i contorni. E ti prego, concludine il pensiero.
 
"Non ho bisogno di imparare dai miei passi, perché soffro di una boria ego-sintonica o semplicemente di un'incapacità di accettare ciò che sono stato per costruire qualcosa di migliore oppure penso di aver raggiunto una perfezione utopica, che, però, si rivela essere solo una distopia artistica".
"Non ho intenzione di imparare dai miei passi, perché ho paura di vedere di aver sbagliato e di affrontare la realtà, dunque soggettivo l'oggettivo"
"Non imparo dai miei passi, perché ho paura, ma lo accetto e lo riconosco"
Per quel che mi concerne, penso che la terza affermazione sia quella che più mi si addice: mi aggraderebbe molto asserire di essere uno che non ha bisogno di imparare dai propri passi, ma, avendo diciassette anni, ciò implicherebbe l'obito della mia poetica e del mio essere. Semplicemente ho paura di farlo: ho paura di vedere quanto porti al parossismo la forma, quanto esasperi il concetto stesso di Bello, il linguaggio, le parole, sfociando in un barocchismo distopico che porta con sé violenza nella sua forma più pura. E non dimentichiamoci che, ormai, penso solo a esplorare l'intimo della mente umana, a tentare di comprendere l'uomo nella sua totalità, nelle sue perversioni, nelle sue degenerazioni psicotiche, cataboliche, ego-distoniche o ego-sintoniche: ciò mi porta ad adeguare la parola al contenuto, come se, proprio nello spirito del Barocco, ricercassi una forma che possa adeguarsi alla grande miseria della Verità che ricerco. Non so.

6) Mostrami ciò che non sono in grado di vedere. Qualcosa che di te agli stolti, ma anche ai più preparati, comunque sfugge anche dopo un'analisi approfondita. 

Come detto prima, esaspero la parola solo per poter adeguare la bellezza della forma alla bellezza del contenuto che ricerco, e questo sfugge ai più, dato che, per la maggior parte, sono solo un egocentrico che pensa di saper scrivere, uno pseudo-scrittore vanaglorioso e pretenzioso, ma, davvero!, non sono nulla di tutto questo: sono il primo a distruggere ciò che scrivo, a trovare difetti; sono il primo a vivere in bilico tra crisi di ansia, attacchi di panico, momenti di crollo psicologico in cui vorrei solo sfasciarmi il cuore e altri in cui mi accorgo che non ho le palle per farlo. Sono fin troppo fragile. Se poi gli altri vogliono pensare che io sia un bastardo manipolatore egoriferito, che lo facciano.

7) Chi o cosa è stato per te maestro di vita? La base su cui si fonda la tua personalità artistica.
 
Non provo grande affetto nei confronti delle figure genitoriali, che, anzi, reputo la mia condanna maggiore, la qual cosa mi porta anche a volere distruggere il concetto stesso di famiglia, quello di matrimonio e persino quello di essere umano. Ma questa è un'altra questione e verrà affrontata in una trilogia teatrale a cui sto lavorando.
Venero due docenti di italiano che mi hanno segnato profondamente: la prima mi è stata accanto in un momento fin troppo complesso della mia esistenza, in cui indossavo sorrisi scavati e sciovinavo pseudo-esistenzialismi, ed è stata anche la prima ad apprezzare ciò che scrivevo; il secondo è un simpatico vecchietto di cui sono altamente innamorato e che vorrei solo mi abbracciasse tra le sue braccia e mi dicesse che mi vuole bene, pur sapendo che ciò non potrà accadere mai, sia perché lui è molto ligio al suo ruolo sia perché probabilmente ci perderemo di vista quando avrò terminato il liceo, dato che non mi sembra molto propenso a mantenere i contatti con i suoi alunni. In entrambi i casi, l'affetto è più che ricambiato, e il secondo, l'anno scorso, dopo a mala pena quattro mesi che ci conoscevamo, è venuto a dirmi che ero il suo alunno preferito. Poverino, l'ho fatto e lo faccio dannare! Che poi ci lanciamo amorevolmente frecciatine senza troppe seghe mentali è un'altra questione.
Da un punto di vista artistico, mi affascina il Maledettismo, a partire da Villon fino alla Scapigliatura; filosoficamente, amo l'etica stoica, il razionalismo di Cartesio, il semi-pessimismo antropologico di Pascal, il nichilismo di Nietzsche e, in generale, l'esistenzialismo tra Ottocento e Novecento. In realtà, sono pochi gli eruditi che non mi interessano: in un modo o nell'altro, si può sempre apprendere qualcosa da tutti.

8) Sei in grado di attrarre i tuoi lettori decantando le qualità della tua raccolta utilizzando però citazioni altrui? Sai vedere attraverso gli occhi degli altri?
 
Devo necessariamente saper vedere con gli occhi degli altri per sviluppare sia una visione oggettiva sia soggettiva, dunque critica e olistica. Ma non ho citazioni da declamare, dato che praticamente nessuno ha commentato la mia raccolta con un commento esegetico. Chiedo venia!

9) Partendo dal presupposto che in questa stanza scelgano di accomodarsi tutti coloro che, incompresi e ostacolati, abbiano perseverato nelle scelte a monte fatte poiché convinti di essere nel giusto, sapresti indicarmi quale spinta ti abbia mosso verso la scrittura e perché tale arte rispecchi meglio il tuo carattere? Avresti raggiunto i medesimi risultati se avessi avuto a disposizione null'altro che muto assenso?
 
Tutte le persone con un minimo di erudizione hanno sempre encomiato la mia scrittura, davvero: sono io quello che tende a distruggerla.
Perché scrivo? Sto solo tentando di trovare una strada per stare un poco meglio: in fondo l'ansia è uno specchio sfregiato, e lo Xanax è il feto della mia miseria. Ma va bene lo stesso.

10) Sei entrato in un cerchio autoriferito e periglioso. Hai scelto probabilmente di metterti a nudo onestamente, forse di mentire: non è mio interesse scoprirlo. Questa è la tua ultima domanda, sfruttala nel modo che maggiormente rispecchi l'autenticità del tuo talento.
Hai incontrato qualcuno in grado di gareggiare quale tuo pari al gioco della vita, ma tu credi di potergli dimostrare l'invitta superiorità che possiedi. Dimostralo anche a me, attraverso un gioco di scrittura che ti identifichi personalmente.

Pretendo di primeggiare nel mio campo, non di essere canone da reverire tacitamente, anzi, esigo che le persone mettano in crisi ciò che scrivo, che si facciano domande, che contestino: la mia scrittura tende al filosofico, ponendo in crisi certi valori della società contemporanea, ma non deve essere fine a se stessa, bensì - pur essendo stilisticamente ardita - deve essere un mezzo per interrogarsi sul mondo, con la consapevolezza che io sono l'eccesso contenutistico e formale.
Sono solo una distopia vestita da utopia, un'ucronia barocca. Sono solo un despota dello stile, un masturbatore del significato dei termini. Sono solo un prete frocio inginocchiato di fronte all'esistenza: lei è bellissima, ma io sono incapace di venerarla come dovrei. Sono solo un esteta denutrito: ho fame di Amore e di parole, perché l'Amore è ciò che non ho mai avuto e le parole sono fortezze incontaminate dalla corruzione, la mia salvezza mortifera e la mia anabasi salvifica. Siete tutti invitati al mio banchetto.
Intanto io vado a piangere deserti liquidi e a vomitare analogie: la sensibilità è stata la mia colpa e la scrittura è divenuto il modo per espiarla. Mi schianterò contro la realtà un altro giorno: per il momento preferisco proteggermi, scrivere di vita ed esplodervi nel cuore. Che poi scrivere così mi spaventa e mi fa solo stare male, ma va bene lo stesso: i vittimismi sono la mia tomba incrostata di saluti sabbiosi; il masochismo, il mio unico modo per sopravvivere. Però almeno sono vivo.
Se poi vogliamo anche una poesia scritta velocemente per l'occasione, ecco a voi degli endecasillabi sciolti, giusto perché aborro la rima con tutto me stesso, dato che addolcirebbe troppo il tutto:

Tetti di menti eccitate.
Si intessano vagiti di giganti
arsi dai pianti bambini di mondi
arrugginiti dai vespri piegati,
dai visi dirupati di uomini
come tetti di menti eccitate:
siamo solo maree di sospiri
che scavano un solco nel cūore.

E aggiungo anche che i due paragrafi che vanno da "sono solo un despota dello stile" a "però almeno sono vivo" saranno aggiunti alla mia nuova tragedia teatrale, "Vergini di vita", su cui sto lavorando e che verrà presto pubblicata su Wattpad: sono troppo carini! Grazie, cara, per avermi invitato, e grazie a voi che spenderete qualche secondo per leggere il tutto. :3  

Grazie infinite per il tuo tempo, EmperorOfDisaster, è stato onestamente interessante imparare a conoscere di te attraverso i tuoi testi.

[Valutazione] Incedere dissestato verso la distopia. - EmperorOfDisaster

 

Nome della raccolta: Incedere dissestato verso la distopia.
Autore: EmperorOfDisaster
Genere:
Poesia
Valutazione: Siamo l'Arte all'alba del suicidio.
Lettura: intera raccolta
Punteggio: 85/100 

1) GRAMMATICA 10/10
Gli errori costituiranno dei semplicissimi centesimi. Dieci errori equivarranno a -1 punto, venti a -2 e così via. Una volta ottenuto il risultato, esso sarà arrotondato per eccesso e sottratto al punteggio pieno di 10.

CommentoIn "Siamo l'Arte all'alba del suicidio." non sono state rilevate sbavature da un punto di vista strettamente ortografico o sintattico.

Punteggio
Ortografia = - 0 punti
 
- Ortografia (errori evidenziati in numero)
Nessuna annotazione da fare.

- Sintassi (segnalazioni evidenziate in numero)
Nessuna annotazione da fare.

2) STRUTTURA FORMALE 27/30
Per ogni gruppo, verrà assegnato un punteggio in decimi, spiegato all'interno della valutazione. La somma del punteggio di ogni gruppo corrisponderà al voto finale per questo parametro. 

- Grafica 9/10Vezzo grafico vuole che a partire anche solo dal titolo il lettore sia introdotto all'estremamente visibile grado di determinazione espresso da questa poesia. Il punto fermo, a definizione completa, chiusa, finita del titolo dell'opera (così come di ogni altra appartenente all'intera raccolta), dichiara uno stato di concretezza, tangibilità, realtà. L'effettiva constatazione che ciò che si sta per dipanare non è altro che cruda verità.
Il punto fermo enuncia con fermezza, afferma con autenticità, chiude a ogni altra opinabile interpretazione, seppur per definizione una poesia è proprio questo: nient'altro che interpretazione.
Venendo al testo, esso è espresso in corsivo (medesima considerazione vale per tutte le poesie appartenenti a questa raccolta). Il corsivo per definizione evidenzia, mette in luce, mette in risalto un concetto all'occhio del lettore che, preso dalla foga di apprendere, spesso si sofferma proprio sulle parole o frasi invariabilmente marcate dal corsivo, che diviene una pausa, una riflessione nel testo.
Il corsivo –adoperato come un questo caso in ogni opera –annulla se stesso; nell'atto stesso di presenziare ovunque cancella il suo immenso potere di rendere unico ciò che tocca.
D'altro canto la grafica del sonetto è  pienamente rispettata: due quartine in rima incrociata e due terzine, queste ultime non mantengono una rima alternata, in luogo di un penultimo verso avulso da tutto il resto. Gli endacasillabi sembrano essere perfettamente rispettati per tutti i quattordici versi,  anche se nel primo la presenza di una dieresi suddivide un dittongo allungando il verso di una sillaba, trasformandolo in dodecasillabo (si veda meglio nel parametro Fonica).*
 
- Fonica 9/10La metrica, come anticipato in precedenza, è precisa fino a un certo punto, presentando nelle prime due quartine rime incrociate ABBA ABBA, mentre nelle due terzine vine rispettata la rima alternata solo fino al primo verso della seconda terzina (CDC DED). È a partire dalla parola "tragedia" che il testo modifica la sua rotta, non solo da un punto di vista metrico (auditivo), ma anche da un punto di vista strettamente semantico. E posso supporre che tale artifizio sia voluto, poiché se fino al penultimo verso c'era stata constatazione di realtà, l'ultimo distrugge paradossalmente regalando uno squarcio luminoso di speranza (ma si vedrà meglio nel parametro Significato).
Avrei dovuto aggiungere nel parametro grafica anche dell'uso nel primo verso del segno diacritico della dieresi sulla "i" di "storpia", ma ritrovandoci in metrica ho ritenuto meglio affrontarlo in quest'ultimo.
Non ho colto la volontà della dieresi, dato che essa va a rendere il primo verso un dodecasillabo, anziché un endecasillabo come sarebbe naturalmente in mancanza del simbolo grafico.

Oh,| tra|ge|dia| stor|pï|a,| que|sto| io| so|no:| 

Dodici sillabe che vanno a introdurre quindi una tipologia non convenzionale di sonetto.* Sonetto che è stato modificato metricamente all'inizio in una "stonatura" che potrebbe ralmente spiazzare il lettore, e che al suo termine – nell'ultima terzina – stona in quanto a rima, non mantenendo quella alternata promessa.
Cosa ci viene comunicato attraverso tali vezzi?
A mio parere, di soffermarci sulle due parole da cui originano le sbavature, cioè "storpia" e "tragedia". 

*Correzione apportata dall'autore
Dopo un breve conversare con l'autore si è venuti a patti con il primo verso, il quale adesso, nella sua versione definitiva, si presenta in endecasillabo e con dieresi sul primo dittongo in "tragedia" ed eliminazione del primissimo pronome personale "io".

Oh,| tra|ge|dï|a| stor|pia,| que|sto| so|no:| 

Ecco che tutto diviene concretamente d'effetto. L'unica parola che ora porta segno di dieresi e che quindi "regala" una sillaba al verso intero è la stessa che nell'ultima terzina priva il sonetto della sua rima alternata.
Trovo quest'ultimo gioco metrico estremamente significativo.

- Significato 9/10Cercherò di addentrarmi in quest'opera con la cautela che essa richiede. Non c'è un significato superficiale che possa –anche solo dopo la prima lettura –colmare la sete di sapere che il lettore possiede in quanto tale. Bisogna leggere, rileggere, cogliere i primi dettagli, quindi affondare tattilmente all'interno di ogni parola e cercare i motivi di quella sua specifica presenza, quindi mai restare appagati, ma perseverare nella ricerca; approfondire come metafora dell'andare fisicamente in profondità (sporcarsi) di un senso che non ci è rivelato se non all'ultimo verso. Ma vediamone il dettaglio.

Oh, tragedïa storpia, questo sono:
un cielo con gli addobbi crollati,
edera lassa su cuori smorzati,
notte insonne incinta d'un tuono.

La prima quartina introduce immediatamente una connotazione personale, una definizione autovalutativa: questo sono, tragedia storpia.
A onor del vero –a una prima lettura dell'opera e poiché posizionato in un inciso seguito da interiezione (che per quanto non vocativa ne ricordava il senso)– nonostante la mancante maiuscola a delineare un riferimento alla "tragedia" quale arte, questo esaminatore aveva inteso che l'autore si stesse invece riferendo proprio alla "Dea Tragedia storpia", una dea attuale, moderna; colei che con mani velenose deturpa tutto ciò che abbraccia: inarrestabile e mortifera come la "catarsi" cui appartiene l'intera silloge.
Tornando al testo, e cercando di evitare lungaggini, l'idea diffusa nell'intera prima quartina è di una descrizione quantomai pessimista di un'essenza ancora attiva.
Il verbo "crollare" regala un forte senso di perpetuo divenire (un cielo con gli addobbi crollati), per quanto l'uso del participio passato dia percezione di definitivo accadimento del fatto; così come l'inserimento del termine "cuore" – per definizione in movimento – avvinto da una pianta che per natura abbraccia e si muove per farlo (edera lassa su cuori smorzati). Anche in quest'ultimo caso la volontà è molto chiara: il senso di abbandono è molto forte e ricalca le feroci melodie adoperate nell'intero sonetto. Ciò che strugge di più, però, è ancora il senso semantico accordato a ogni parola, proprio perché nell'ultimo verso della prima quartina (notte insonne incinta d'un tuono) è lampante più che mai la prepotente forza che (dentro solamente) divampa, distrugge, rimbomba, ma non sfoga. Mai.
Da sottolineare la bellezza dell'accostamento dei termini "notte" e "insonne", quasi commovente nel senso che gli si è dato: un ossimoro per l'uso che se ne è fatto.

Orgia poetica, questo io sono:
riverbero di tocchi denudati,
spacco mendace su mondi armati,
delirio che rimbomba nel frastuono.

La seconda quartina, nonostante seguiti a informarci, investe maggiormente i sensi. Confonde sensazioni tattili con auditive e visive, descrivendo ancora una volta e con risolutezza la realtà dell'essere. Tramite l'uso di termini specifici, ho però notato un'intenzione sottesa... una specie di "elogio alla impotenza", quasi una presa di coscienza che nulla è possibile agire affinché lo stato delle cose venga modificato alla sua base. 

Noi, sfinteri sconfitti, questo siamo:
memorie dense di liberticidio,
miseria sporca su un debole ramo,

note danzanti in uno stillicidio
di vizi che si empiono di tragedia.
Siamo l'Arte all'alba del suicidio.

E infatti, quale constatazione di una sconfitta, ecco la prima terzina a introdurci definizione di ciò che invece tutti siamo: null'altro che mancanza di controllo. Non siamo che incapaci ombre impossibilitate a mutare anche solo di un granello quella che è la realtà.
Conclude il sonetto il verso adoperato quale titolo dell'opera: "Siamo l'Arte all'alba del suicidio" è l'ultimo spiraglio, la scelta. Essere Arte significa ritenersi capaci di mutuare dal mondo l'immagine ch'esso ci mette a disposizione e renderla migliore, peggiore, semplicemente diversa. Capire appieno che divenire Arte solo in una specifica occorenza (all'alba del suicidio), quando cioè sta per iniziare la propria volontaria autodistruzione, pone sotto nuova luce ciò che fin quasi alla fine si è descritto: essere Arte non è divenire Arte, ma consapevolmente sapere di esistere in quanto chiave di distruzione e creazione. Da sempre.

3) CONTENUTO 25/30
Per ogni gruppo, verrà assegnato un punteggio in decimi, spiegato all'interno della valutazione. La somma del punteggio di ogni gruppo corrisponderà al voto finale per questo parametro. 

- Chiarezza del messaggio 7/10
Quando mi è stata presentata quest'opera, l'autore ha definito la sua "Siamo l'Arte all'alba del suicidio." come un sonetto stentato.
Mi sono domandata il motivo di una tale definizione, chiedendomi se io stessa non fossi talmente ignorante da non conoscere la tipologia del "sonetto stentato"; per quanto abbia cercato, non sono stata in grado di darmi risposta: è probabile che attraverso tale appellativo l'autore non volesse far altro che seguitare a raccontarsi. E così, letteralmente attratta dalla curisità di conoscerne, mi sono inoltrata nella lettura dell'opera e basta, lasciando sempre indietro quell'aggettivo quasi fosse una piccola nuvoletta a inseguire ogni passo, di endecasillabo in endecasillabo.
Al termine dello studio ho potuto personalmente appurare che, per quanto il termine "stentato" possa avere significato di "che rivela lo sforzo, che manca di immediatezza e scorrevolezza o anche di spontaneità e originalità, quindi, sforzato, non naturale, non spontaneo" oppure "di malavoglia, con risultati non soddisfacenti" e anche "pieno di stenti, di privazioni, di sofferenze", ho ritenuto più opportuno darvi una connotazione più simile a "guadagnato, ottenuto a costo di grandi fatiche e difficoltà". Connotazione tendenzialmente attiva – agita, cioè, da colui che ha creato l'opera – in luogo di un prodotto, invece, subìto passivamente o di cui si è scritto perché così doveva essere. Non c'è fatalità in questo messaggio, e per quanto criptico esso rivela la volontà dell'autore di mostrare una condizione reale attraverso la migliore arma che ha in suo potere: la penna. E non si tratta di una denuncia, la sua, ma di una constatazione. Questa opera non è che la constatazione di una verità ch'egli ritiene assoluta. O, almeno, posso dire sia questo il messaggio che ha raggiunto il senso di profonda razionalità che ormai chiaramente mi appartiene.
Del significato è stato disquisito in abbondanza nel parametro ad esso dedicato, trovo perciò utile evitare di dilungarmi, segnalando semplicemente che un testo simile non può aspirare ad abbracciare chiunque; e sono certa che l'autore nemmeno abbia scritto l'opera per ricevere feedback non sentiti né sinceramente scritti con consapevolezza. Ritengo che EmperorOfDisaster abbia consciamente scelto di rivolgersi al lettore dalla medio-alta capacità di aprire gli occhi. Gli stolti non sono ammessi, nemmeno potrebbero intendere ogni singola sfumatura... potrei inserirmi in tal ultimo gruppo, poiché non credo di essere riuscita a cogliere appieno  il senso del tutto che egli ha voluto comunicare, ma so che il potere della poesia è anche questo: regala spunti continuamente, nonostante si creda di averli analizzati tutti.

- Presenza di emotività 10/10Ebbene se per "presenza di emotività" s'intende ogni qualsivoglia moto sensoriale, sia esso positivo o negativo, non posso assolutamente negare che l'opera ne susciti; fosse anche di indifferenza, ribrezzo, aquiescenza o anche semplice induzione alla riflessione, esso c'è. Non possiede connotazioni indubbiamente positive, ma di certo ha potere di suscitare qualcosa nel lettore. E di qualunque cosa si tratti, lo scopo ultimo è raggiunto.

- L'autore nel testo 8/10Ho rilevato amarezza. La sensazione più viva derivante dal pensiero dell'autore. Il mio è un approccio amatoriale, certamente non completo, che non renderà giustizia a ciò che sinceramente ha voluto comunicare il poeta attraverso i suoi versi.
Tuttavia sono un essere senziente e in quanto tale provvisto di una piccola spugna ad assorbire l'altrui emotività (almeno ci si prova). Ho letto un autore consapevole, caparbio nella strenua lotta al silenzio, perché è la stasi la peggior nemica dell'Arte. E quindi urlare, attraverso concetti e vocaboli forti, scelti, vivi; urlare con educazione, con garbo e rabbia. Una reale e onesta contraddizione nei termini che però raggiunge il suo ultimo scopo.

4) CONTESTUALIZZAZIONE 8/10
 
- Contestualizzazione e filo logico della raccolta
Essere chiamati a immergersi nella poesia, vuol dire di fatto violentare il vero pensiero che l'autore vorrebbe comunicare. Dare una nuova interpretazione di ciò che la propria personalità, il proprio vissuto e il carattere abbiano colto dalla lettura. Il risultato potrà soltanto tendere alla similitudine, mai all'uguaglianza dell'intento del poeta. La poesia non è che espressione sincera del suo animo, e contiene in sé non solo tutte le sfaccettature del suo essere, ma anche la realtà che egli ci presenta attraverso la sua propria lente d'ingrandimento.
L'inesorabile cammino vorso il caos è estremamente visibile, ma ciò che maggiormente mi ha colpito è la constatazione di nuda realtà. Descrizione della stessa attraverso le lenti distorte (o forse accorte) della personalità di chi le ha scritte. La medesima realtà per cui taluno godrebbe e talaltro soccomberebbe. Il punto di vista poetico è speculazione e filosofia: volontà di disquisire fine a se stessa, volontà di raccogliere uno spunto grazie al quale far fiorire un pensiero. La scelta è sempre personale e ciò cui mira la poesia è la sua non imposizione. Ognuno rileva e vede ciò che più si confà alla propria personale predisposizione.
Io però sono chiamata a rilevare se ogni poesia letta possa avere un motivo di esistere in questa raccolta e se l'opera valutata sia contestualizzata. Sento di rispondere che sì, il filo logico persiste ed è ben chiaro anche all'occhio che non vede, così come contestualizzata è "Siamo l'Arte all'alba del suicidio.", proprio lì dove è stata collocata: a introduzione dell'intera raccolta.
A tal proposito e perché inviatami dall'autore contestualmente alle risposte della sua intervista, inserisco di seguito la sua "Introduzione prosaica", opera di apertura della raccolta, che mi auguro sia utile a una maggiore comprensione del pensiero del poeta.

Incedere dissestato verso la distopia.
Introduzione prosaica.
È tutto una grande catabasi cristiana: paradosso liquido che fende, offende e ci difende.
Noi non siamo né cantori di anarchie né despoti in decadenza: siamo l'eco carnale dell'Es, il batiscafo che annega nei recessi della mente, il parto primitivo della miseria.
Non siamo artisti, bensì tumori dell'Arte stessa: scriviamo per tentare di stare meglio e, inevitabilmente, stiamo peggio, innervati di caos lisergico e di fobie anemiche sessualizzate fino all'eccesso.
Forse non siamo nulla se non lo spettro intarsiato di maledettismo di una ricerca sconquassata. Deturpamento purificatore della realtà, solipsismo psichico, avulsione paradossale dal vero: ripetizioni verbose, aggettivazione parossistica, pesantezza abulica.
Ciò che è certo è che siamo un incedere dissestato verso la distopia: distruggerci è l'unico modo che conosciamo per costruire una speranza.

5) COMMENTO PERSONALE 15/20
 
Il mio voto è 7 e mezzo.
Verità vuole che io dica quanto questo lavoro mi abbia impegnata (più di quanto avrei mai immaginato). La piccola mente brillante di EmperorOfDisaster ha messo a dura prova emozioni, raziocinio, stomaco, polmoni, olfatto e tutto quanto io avessi di vivo. E mi ha indotto a studiare, riflettere, pensare, capire, chiedermi, dubitare... per giorni. Credo sia stata questa la dote maggiore, anche perché i testi non coinvolgono emotivamente di primo acchito (a parte alcuni davvero impattanti anche alla primissima lettura, che all'ultimo verso hanno avuto il potere di lasciarmi senza fiato).
Il poeta si rende mezzo; è sempre stato così, e così sarà sempre. Indossare gli "occhiali" di quel determinato autore significa anche mettere da parte se stessi in un certo qual modo, dimenticare chi siamo e chi siamo stati per permettere alle parole di scivolare fluide dentro di noi senza alcun giudizio alcuno. Ecco, solo in quel momento, poi, permettere alla nostra vera essenz di mescolarsi ai nuovi stimoli che abbiamo appreso e renderli nostri, ancora nuovi e diversi. Ma mai fermarsi prevenuti: bisogna tentare di mantenere costantemente aperta la mente, così da vedere ciò che forse non siamo stati in grado di fare.
Questo autore mi ha spinto a mettermi da parte, a dimenticare le conoscenze pregresse che hanno contribuito a rendermi questa specifica persona, e guardare con occhi incorrotti alla sua realtà. Realtà che immediatamente è divenuta anche la mia e si è quindi fusa con la prepotenza del mio essere. È qui che accade la magia: quando il prodotto del pensiero di un poeta, tradotto in versi, incontra la volontà di chi è pronto a leggere con accoglimento; da un tale accordo origina un nuovo pensiero, una nuova riflessione, un nuovo modo di vedere le cose.
Trovo EmperorOfDisaster talentuoso e di profonda condivisione, e per lui posso solo immaginare una costante evoluzione emotiva, riflessiva, poetica tradotta nei suoi scritti e tendente a quell'Arte che un po' troppo è andata perduta.

lunedì 16 aprile 2018

[Intervista] EmmaBound

Anima, vorrei poter apprezzare la tua anima. E la mente, gli slanci emotivi e il cuore pulsante che c'è dietro ogni tuo comportamento.
Insegnami di te, permettimi di scoprirti.
Questo luogo dà conforto, e allora godiamo di ogni attimo (tè e Setteveli per noi!).
Cominciamo! Dieci domande per te.
 
1) Hai scelto la Intimate Room. Hai quindi voglia di sondare i meandri più intricati della tua psiche o forse semplicemente tentare un viaggio nel tuo cuore e scoprirlo migliore di quanto tu non creda. Sai raccontarmi le motivazioni che ti hanno condotto in questa stanza?
 
Innanzitutto, permettimi di ringraziarti per questa splendida opportunità, per avermi regalato la possibilità di lasciare a te e a tutti i tuoi lettori un pezzetto di me e del mio animo. E proprio di questo mi chiedi di parlare, oltre che della mia psiche, che personalmente reputo alquanto contorta, ma che potrebbe comunque sorprenderti. Sono qui, dinnanzi a questa splendida vista, sprofondata in questo meraviglioso divano bianco a sorseggiare il mio English breakfast con un cucchiaino e mezzo di miele di Acacia, perché voglio davvero scoprire se il mio cuore è effettivamente più speciale di quanto io lo ritenga in realtà. È un mio grosso limite, il fatto di mostrare i miei lati più intimi e profondi intendo, è sempre stata una delle mie paure più grandi, credo sia questa necessità di superare un ostacolo così grande ad avermi condotta qui. Oltre al desiderio di conoscere te, finalmente. Mi sudano le mani... me la allunghi una fetta di torta?

2) Parliamo di empatia. Pensi di possederne? In che misura e perché? Riesci a farmi un esempio?

Questa domanda mi ha spiazzato, mia dolce Mia. So per certo di essere una persona profondamente empatica, ma credo di riuscire a esserlo solamente con le persone di cui mi interessa davvero. Devi sapere che mi apro molto poco con chi mi circonda, ma quando decido di farlo è come se trasferissi la mia essenza, il mio animo, all'interno di una boccetta sottovuoto, per poi consegnarla nelle mani del fortunato che avrà l'arduo compito di avere a che fare con me. Ecco, quando la magia prende forma accadono cose singolari, come se me lo sentissi che qualcosa non mi torna, se penso a quella persona con la quale ho stretto un rapporto così speciale. Non entrerò nei dettagli, ma riesco a sentire se qualcuno a cui tengo non sta bene, anche se è distante e non me lo dice apertamente. Sento come un brivido, un tarlo nella testa che non mi molla... e alla fine mi dicono: ma come fai?!

3) Un esercizio per te. Chiedi alla persona che credi ti conosca meglio di definirti attraverso tre aggettivi. Condividili con me, e poi riflettici su per bene. Ora dimmi sinceramente: senti ti appartengono sul serio? Tu stessa avresti adoperato quei tre termini? Perché?

Mi hannodefinita: empatica, altruista e razionale. Di empatia e razionalità ti ho giàparlato prima... vedi che questa stanza è perfetta per me?! Per quanto riguardal'altruismo, posso dire di esserlo davvero. Se potessi mi accollereipersonalmente la sofferenza di chi amo, a occhi chiusi e senza pensarci duevolte. Mi hanno insegnato a condividere, a farsi in quattro per le persone acui vuoi bene e che rispetti, e poi, quando è nato Alessandro, ho capito chepotrei anche dare la mia vita per garantire la sua... ma forse questo è solo ilcuore di mamma a parlare.

4) Qual è il personaggio con il maggior peso "introspettivo" all'interno della tua opera? Per quale motivo hai dato così tanto valore alla sua psicologia?

Ilpersonaggio che arriverà a odiarmi per aver spiattellato ai lettori i lati piùfragili della propria personalità è indubbiamente il protagonista principale:Chris. In realtà, però, devo spifferarti un segreto: sto svolgendo unesperimento. Spero di riuscire a restituire al pubblico la realtà che circondaLex, il modo in cui lei carpisce il mondo che la attornia, attraverso gli occhidi Christopher, attraverso la sua mente e i suoi pensieri. È un'impresa ardua,ne sono cosciente, ma vorrei con tutto il cuore che chi legge di loro e dellaloro storia percepisca l'incanto di ciò che questa ragazza è in grado dimettere in atto: insegnare a lui come si deve guardare realmente alla vita,come possono essere vividi i colori delle emozioni che tanto si ostina arinchiudere in un angolo oscuro. 

5) C'è un lato oscuro della tua personalità che non hai mai avuto il coraggio di condividere. Tutti ne hanno uno, è probabile che il lato migliore del nostro animo derivi dalla forza necessaria a contrastare il primo. Io ti chiedo di fare una scelta tra due gruppi. Puoi sceglierne uno solo e privarti dell'altro. Su quale ricadrebbe la tua scelta? Perché?
- Affetto - Orgoglio - Lealtà - Invidia - Successo - Intolleranza
- Salute - Menzogna - Generosità - Solitudine - Intelligenza - Ira
 
Se dovessi scegliere un mondo, un'esistenza fatta solamente di valori appartenenti a uno di questi due gruppi, sceglierei sicuramente una dimensione intrisa unicamente di: affetto, orgoglio, lealtà, invidia, successo, intolleranza. La motivazione è semplice: non posso vivere senza affetto e lealtà. L'orgoglio lo sto sperimentando solo ultimamente, ma in chiave positiva direi, mentre per quanto riguarda l'invidia e l'intolleranza, beh... tenterei di combatterle con tutte le mie forze, semplicemente perché non mi appartengono, anzi, posso definirle l'antitesi perfetta di ciò che sono. D'altronde, una vita senza nulla contro cui combattere sarebbe noiosa, non trovi? Resta solamente il successo, e quello, è inutile negarlo, fa gola a qualunque essere umano.

6) Hai la possibilità di condividere la tua gioia più grande con una sola persona: di chi si tratta? Come ti senti nei confronti di coloro che non hai scelto?

La sceltaricadrebbe su mio marito, senza ombra di dubbio. È il mio migliore amico, ilmio confidente, la persona che ho scelto per camminare in equilibrio sul cigliodi questa vita (lo so che formalmente non è corretto :) ) che non sempre è facile da affrontare (sebbene nesia profondamente innamorata), l'uomo con cui ho regalato al mondo la partemigliore di me. A chi non ho scelto chiedo di comprendere: mi rammarico del fattodi aver dovuto scegliere, perché non amo ferire le persone a cui voglio bene,ma non mi sento in colpa per la decisione che il mio cuore mi ha spinto aoperare.

7) Sapresti indicarmi un'opera che definiresti "la riproduzione cartacea di te stesso"?

Credo sia "Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie"... è essenzialmente ciò che incarna a renderla la riproduzione cartacea di me stessa. Per me, la scrittura e la lettura, rappresentano una fuga dalla realtà, dalla vita di tutti i giorni, dalla razionalità che contraddistingue il mio essere. Ebbene, sono una persona estremamente realista, a volte cinica, tanto necessito di vedere e distinguere ciò che mi circonda per come è fatto realmente. Il problema è che, ogni tanto, sento il bisogno di sognare, di lasciarmi alle spalle tanta rigidità per rifugiarmi in mondi nuovi, che profumino di libertà e non di legami, responsabilità e difficoltà.

8) Qual è l'emozione che vorresti suscitare nei tuoi lettori attraverso la tua opera? Perché?

Vorrei poter percepire i loro cuori battere. Lo so che è strano, ma vorrei essere certa saggiassero esattamente ciò che provo io mentre scrivo delle emozioni dei miei personaggi: vorrei sentirli singhiozzare con Chris, urlare con Lex, ridere per il pessimo senso dell'umorismo che mi ritrovo. Ecco, vorrei che toccassero con mano la vita che c'è nei miei protagonisti.

9) Se non potessi avere a disposizione la via della scrittura, attraverso quale canale sapresti esprimere appieno la sincerità del tuo animo?

Vuoi laverità? Non ne ho idea. Lasciami bere un goccio di tè che ho ciarlato troppo eho la gola secca... Dunque... Credo che se ne avessi avuto l'occasione avreiintrapreso la strada del pianoforte, è sempre stato un mio sogno. Tuttavia,devo rispondere che è solamente tramite la scrittura che il mio animo si èsempre espresso al meglio. La mangi quella fettina di Setteveli?

10) Ultima domanda. Hai a disposizione un foglio bianco e una sola risposta: scegli di scrivermi di te oppure del frutto del tuo lavoro? Ebbene, qualunque strada sceglierai, condividine i motivi con me.

Credo favoleggerei riguardo il mio scritto, di Chris e Lex, di quanto lui sia esternazione del mio essere, lo specchio della mia anima. Chris sono io in versione maschile, con qualche sfumatura romanzata, ovviamente. È quella parte di me che ho il terrore di mostrare, la versione debole e indecisa, quella che necessita di una guida per uscire dall'oscurità. Ti racconterei della difficoltà e della dedizione con cui sto scrivendo, dell'amore e della passione che ci sto mettendo per restituire alla carta ciò che ho nel profondo del cuore. Ti parlerei delle due persone meravigliose che mi hanno spinta a scriverla, questa storia d'amore, dell'eccitazione che mi infondono giorno dopo giorno, del loro tenermi per mano mentre mi arrampico su questa montagna che è "Dove inizia la fine del cielo".

Grazie infinite per il tuo tempo, EmmaBound, è stato illuminante, divertente e assolutamente piacevole passare del tempo con te.

[Valutazione] Dove inizia la fine del cielo - EmmaBound

Nome dell'opera: DOVE INIZIA LA FINE DEL CIELO
Autore: EmmaBound
Genere:
Romantico
Valutazione: primi 5 capitoli
Lettura: primi 10 capitoli
Punteggio: 78/100

1) GRAMMATICA 20/25
Gli errori (tutti, tranne le segnalazioni sulla punteggiatura) verranno sommati. Il gruppo che comprenderà quelli di sintassi sarà moltiplicato per 2, di semantica per 1,5, di ortografia per 1. Una volta ottenuto il risultato esso sarà arrotondato per eccesso e in decimi sottratto al punteggio pieno di 25. In questo modo si darà maggior peso agli errori di sintassi, a seguire a quelli di semantica, in coda gli errori di ortografia.

CommentoQuesto è uno dei testi più corretti dal punto di vista strettamente formale valutato finora. Ho pochi appunti da fare ed essi riguardano solo alcune sviste ortografiche e qualche piccola imprecisione semantica. L'opera è scorrevole, davvero ben scritta e grazie a una buona base di punteggiatura è anche grandemente impattante dove serve.
Qualche virgola di troppo a seguire le "e" congiunzione, qualche segno di interpunzione mancante al termine dei dialoghi. Nulla che non possa essere corretto con pochissima fatica.
Di seguito il dettaglio.

Punteggio
Sintassi: 17 x 2 = 34
Semantica: 4 x 1,5 = 6
Ortografia: 5 x 1 = 5
Tot: 45 = - 5 punti

- Sintassi (errori evidenziati in numero)
1
(frase stilisticamente complessa)
3
(ridondante ripetizione e mancata sostituzione adeguata)
8
(mancato corsivo)
1
(mancata concordanza di genere tra soggetto e verbo)
2 (uso improprio della "d" eufonica)
1
(uso scorretto di un verbo)
1 (uso scorretto di una preposizione)

- Semantica (errori evidenziati in numero)
3
(imprecisione semantica)
1 (uso scorretto del significato di un verbo)

- Ortografia (errori evidenziati in numero)
3
(errore ortografico per "galà" in luogo di "gala")
1 (errore ortografico per "casquet" inesistente in luogo di "casquè" termine psuedofrancese, presente nella nostra lingua)
1 (errore ortografico per "Greygoose" in luogo di "Grey Goose") 

- Punteggiatura
(pochissime le problematiche legate alla punteggiatura. Qualche virgola di troppo e qualcuna mancante.)

2) LINEARITÀ DEL TESTO 23/30
Per ogni gruppo, verrà assegnato un punteggio in decimi, spiegato all'interno della valutazione. La somma del punteggio di ogni gruppo corrisponderà al voto finale per questo parametro.

- Coerenza interna 8/10
Un appunto necessario, saltato immediatamente all'occhio, è l'uso di un iniziale termine non consono al contesto in cui è stato adoperato, incoerente con il mesaggio che si è cercato di mandare. In luogo di un prologo sì tanto poetico, pieno, rotondo, l'uso di anche un solo termine estremamente volgare inserisce una connotazione stonata alla superba melodia che si era creata, precipitando il lettore in una situazione di amarezza che non rende affatto giustizia al testo. Testo nel quale sembra più che evidente si stia raccontando invece di qualcosa di più che celestiale: l'origine di una vita.
Venendo invece al senso globale e trattando tale parametro senza segnalazioni specifiche, una segnalazione per tal parametro deriva dal protaonista. Per quanto Chris ci indichi fin da subito la sua determinata volontà a prendere le distanze dal "maniaco del controllo Gray", alcune connotazioni peculiari (come status sociale e talento naturale in ambito lavorativo), caratteriali e fisiche ("occhi grigi [...] un corpo scolpito dalla dedizione") ricordano in modo prepotente colui dal quale è stato anche preso in prestito il nome... d'altro canto "Chris", per quanto diminutivo di "Christopher" mutua il diminutivo anche da "Christian" (sic!). Per deduzione sappiamo essere sfacciatamente ricco (possedere una Portofino di 600 CV impone un investimento di qualche centinaio di migliaio di dollari, così come essere l'abitué di quel certo locale in cui il barman sa già che il solito drink che dovrà servigli non è che una Vodka dalle svariate migliaia di dollari), è eccessivamente sicuro di sé al limite dell'arroganza, vuole avere il perfetto controllo su ciò che lo riguarda, sembra vivere in un perenne stato di "incazzatura facile" rendendosi un fruitore esperto del turpiloquio. Ha un passato assolutamente doloroso e del quale fatica a condividere, eppure basta un solo sguardo per permettere a una sconosciuta (somigliante alla moglie che è mancata tre anni prima) di fare breccia, scalfendo la rigida corazza di menefreghismo e boria che sembra appartenergli.
Dal canto suo Lex mostra incoerenza sol nell'approcciarsi a Chris stesso. Nulla (nessun comportamento, nessuna motivazione plausibile) del protagonista dovrebbe attrarre la giovane. Non c'è azione ch'egli abbia compiuto a poter razionalmente indurre una donna di primo acchito e che nemmeno può vederlo (quindi restare incantata dai suoi tratti) ad avvicinarglisi. Tuttavia, in modo del tutto inaspettato, pare che la sensibile nonché matura Lex possa addirittura valutare il buon cuore dell'altro. Eppure, il lettore è l'unico ad esser messo al corrente di ogni pensiero di Chris, e tendenzialmente dovrebbe anche essere l'unico ad accorgersi che di fatto non c'è nulla di onorevole in questo uomo sofferente, nemmeno nei pensieri (fosse anche solo per ciò che ha dovuto subire nella sua giovanissima vita). Sembra però che Alexandra sia meglio capace di intendere non solo il non detto, ma anche il farfugliante (e a tratti, in alcune circostanze, irrispettoso) modo di porsi di questo personaggio dalle "innumerevoli sfumature".

- Capacità espressiva 8/10
Ottima la capacità espressiva. L'autrice carica molto su tale parametro e mette immediatamente al corrente il lettore dei moti d'animo di ogni personaggio. E non solo gestisce con maestria ogni dialogo funzionale all'emotività che vuole condividere, ma anche tutte le azioni a giustificazione di quel determinato accadimento. C'è una pressante volontà di permettere al lettore di cogliere anche il più piccolo frammento riguardante tale parametro, sia esso legato alla sofferenza provata dai protagonisti, riguardante lo schematico modo di porsi (duro e sfacciato) di Chris, o riferito alle sensazioni di preoccupazione, rabbia e indignazione dei personaggi a contorno (come Mat, Charlie, Cecilia e Kim).
Venendo alla narrazione in sé, l'uso pressante del non detto in alcune circostanze sbilancia il testo. Alcuni capitoli terminano senza che il personaggio principale abbia esattamente detto le cose come stanno. In alcuni casi si è fortunati e vengono adoperate delle metafore in sostituzione ("una metropoli scossa dai demoni della terra" in riferimento a qualcosa di cui non è dato sapere, ma illuminazione che bisogna necessariamente sopraggiunga spontanea nel lettore), in altri invece alcuni accadimenti avverrano e basta, autoconcludendosi. In quest'ultimo caso però il lettore non saprà a cosa saranno riferiti e ricadrà nella "tela" dell'autrice, la quale abilmente avrà adoperato una buonissima tecnica per creare la giusta suspance. Ella sviluppa infatti innumerevoli spunti di riflessione e aiuta a mantenere molto alto il filo della tensione attiva ed emotiva.
Ciò che abbassa il livello globale di questo testo grandemente scritto è il turpiloquio e la troppo volgare proposizione di se stesso da parte del protagonista. Per quanto utile in alcuni momenti a permettere una comunicazione più cruda e vera della realtà, non è affatto giustificato nei confronti del lettore, che impotente non può fare altro che prenderne atto con costernazione, sentendosi ripetutamente chiamato in causa.

- Definizione dello stile 7/10La scelta dell'uso del narratore omodiegetico intradiegetico (io narrante), che è cioè presente quale personaggio della storia e che ha un punto di vista interno, è quella più giusta in luogo di una trama che richiede uno sviluppo anche emotivo dello stesso personaggio.
Ciò che a un certo punto stanca (già forse a partire dal primissimo capitolo successivo al Prologo) è la continua, persistente, a tratti snervante volontà da parte di questo personaggio di riferirsi direttamente al lettore, in un susseguirsi di commenti e digressioni su ciò che il lettore stesso potesse domandarsi, pensare, credere, con connotazioni prevalentemente grottesche dal sapore pubblicitario e a tratti che si rifanno alle più comiche storie animate Disney! Rivolgersi direttamente al lettore interrompe eccessivamente la trama, la frammenta oltremodo, rendendo protagonista qualcuno che non potrà mai difendersi se attaccato né mai "agire" sul serio sulla trama.
Nel Prologo questo stile è estremamente impattante, aiuta a immedesimarsi con il protagonsita e permette al lettore di sentirsi molto vicino a colui che parla, soprattutto in un momento che si comprende immediatamente essere molto delicato: il senso di vicinanza è talmente ben calibrato, che la volontà di seguitare a leggere si accende molto forte. Nasce quindi una spontanea empatia verso questo nuovo personaggio e si sceglie di dare una possibilità a ciò che verrà dopo.
Purtroppo però, non trattandosi di una narrazione SPSP (in seconda persona singolare presente), la scelta di inserire tali incursioni nel narrato conferisce al protagonista connotazioni di prevaricante antipatia al limite del falso: il personaggio appare costruito ad hoc, poco sincero.
Per quanto la volontà sia quella di renderlo sicuro di sé, intellettualmente superiore alla media, costantemente impegnato a dimostrarne gli effetti (addirittura sa capire ogni lettore cose potrebbe stare pensando, cosa potrebbe volergli domandare, quali curiosità siano in lui nate), la realtà che ne scaturisce è invece quella della imitazione di "un duro" di professione che invece ne indovina una su tre. Perché non sempre il lettore è disposto a permettere a un personaggio che ancora non conosce, di cui ancora "non si fida", che non gli è ancora entrato in testa, nel cuore e per cui ancora non prova stima di farsi trattare in tal maniera. Quasi fosse uno stupido. 

3) CONTENUTO 22/25Cercherò di assegnare un punteggio quantomai coerente con uno dei quattro gruppi sopraccitati. Una volta assegnato un gruppo (Scarso, Sufficiente, Buono, Eccellente), segnalerò le motivazioni per attribuire un punteggio piuttosto che un altro all'interno del range di riferimento. Il numero che verrà fuori sarà il risultato di un'analisi, per quanto possibile, oggettiva. 

- Eccellente
L'ottima modalità d'espressione rende il testo molto ben strutturato e scritto, e ciò favorisce la precisa comprensione di ogni intenzione dell'autrice. Il contenuto, di riflesso, è organizzato in modo tale da mostrare tutte le più importanti nozioni di cui il lettore necessita. Ma vediamone ogni dettaglio.
AmbientazioneL'ambientazione è descritta in modo certamente dinamico e soprattutto attraverso gli spunti dialogici, anche se gli zoom vengono sinceramente molto poco utilizzati se non per specificare quella data marca di quella data bibita, automobile, whiskey, poltrona, e via discorrendo. Abbiamo quindi un cumulo di "Belvedere", "Portofino", "Grey Goose", "Macallan", "Barcelona" in una ostentazione eccessiva della volontà dell'autrice di voler dare al suo giovanissimo protagonista il top della gamma di ogni cosa. Non siamo però al corrente se effettivamente egli conosca il pregio di ogni oggetto che possiede, liquido che assume (da patita del genere, posso dire di avere imparato a capire solo con il tempo la portata di un sorso di Mecallan, ad esempio) o se ne usi di tal genere solo perché vanesio, per il gusto di possederlo. In quest'ultimo caso avemmo connotazioni ben differenti sulla personalità di chi ci viene proposto.
Descrizione personaggi
I personaggi sono a grandi linee descritti e a grandi linee appaiono tutti molto piacenti, interessanti, fascinosi. I dettagli negativi, quando presenti, sono eccessivamente enfatizzati, dividendo tale ipotetico mondo in belli e brutti (sia d'animo, che d'intenti o d'aspetto). Tendenzialmente Lex e Chris (e rispettive amiche di letto) sono bellissimi, così come i loro parenti e amici più prossimi (Charlie e Cecilia, ad esempio). Mat mi ha ricordato il giovane e sperduto "Foggy" ancora amico avvocato di "Matt", protagonista della nota serie tv Daredavil.
Emotività
Come accennato in precedenza, molto spazio è stato conferito a tale parametro, rendendolo un fulcro portante soprattutto per il bel Chris; protagonista che attraverso i suoi più noti deliri (sia da sobrio che da ubriaco) rivolge al lettore, ma più spesso ai suoi interlocutori nella storia, ogni suo predominante moto: che sia di rabbia, preoccupazione, sofferenza, dolore per la perdita, ma anche di sicura valutazione del mondo esterno. Il suo più sincero "io" cozza molto spesso con l'immagine che invece rende nota al mondo. Molto più spesso arrabbiato, invece mostra sorrisi falsi, impreca nel novanta per cento delle volte, e ha uno scarsissimo interesse (al limite dell'indifferenza) per il benessere delle persone che si preoccupano per lui (uno su tutti, lo stesso Mat). Da lui stesso ci viene raccontato che "è sempre stato così" quindi non bisogna provare pena per il suo povero amico, che invece è abituato ad esser trattato in tal maniera.
Un appunto che devo invece fare sulla costruzione del personaggio Lex è l'orgogliosa magnificazione della sua personalità che prescinde dal suo stato di cecità. Stato che non viene mai appuntato come un impedimento, ma vissuto sia dalla protagonista stessa che da tutti coloro che le sono attorno come un naturale prolungamento di lei stessa. Questa ottima visualizzazione fatta su Lex, la rende il personaggio meglio riuscito e assolutamente meritevole di stima incondizionata.
Narrazione e azione
C'è tanto. E quel tanto è molto ben gestito... anche se a volte risulta eccessivo. C'è un troppo che in questo caso stroppia. Gli accadimenti sono numerosi e interessanti, anche se di facile intuzione ancor prima di leggerne.
Che la sbornia, ad esempio, porti a uno stato di malessere è quasi più che auspicabile, data la devastazione che pare prendere il protagonista a un certo punto, ma che per caso questa sbornia porti alle due del mattino in un luogo dove per caso sempre alle due del mattino (!) si incontri proprio la donna che ci ha tolto il senno e che per caso ella poi ci riaccompagni a casa e per caso impari a conoscerci meglio... beh... caspita, un bel pieno di casualità, che in una città come Los Angeles è probabile augurarsi, ma con così energica forza siamo quasi al limite dalla fantasia.

4) COMMENTO PERSONALE 13/20 

Il mio voto è 6 e  mezzo.
Anche in questo testo, così come in una passata valutazione, ho letto numerosissime influenze. Questa volta provenienti non solo da altri romanzi, ma addirittura da film e serie tv!
Devo però fare una premessa. Poco tempo fa ho scoperto di avere una sorta di memoria selettiva, e pare che io trattenga ogni qualsivoglia informazione di interesse con grande abilità (mi si permetta la mancanza di modestia, ahimé) e lasciando andare tutto il superfluo, l'irrilevante. Tale introduzione per spiegare che in quanto a libri, romanzi, letteratura, cultura per la lingua italiana, ma anche per film e serie tv ho una tendenza quasi ossessiva a ricordarne i dettagli. E in questo testo mi è parso di vederne a centinaia provenienti dalle più disparate fonti.
Come è stato detto in un precedente commento, ciò non rende meno pregevole tale testo sol perché "ricorda" vagamente qualcosa di diverso; né bisogna pensare che io abbia una tendenza ad affossare le storie romantiche solo perché non ne amo le sfumature, perché non è così.
Venendo all'opera in corso, ho avuto dei deja-vù, è vero, ma è anche vero che ho capito il messaggio dell'autrice, ne ho comprese le volontà, la forza con cui ella abbia a cuore di raccontare di un'evoluzione dell'animo umano.
Siamo solo all'inizio di questo romanzo per potergli dare una valutazione oggettiva e non gli si può dare giustizia fino a quando la parola fine non sarà stata stampata. Per il momento mi limiterò a dire che l'opera nel suo compresso ha un certo potenziale emotivo molto ben sfruttato, che mi incuriosisce l'evoluzione della personalità di un carattere tanto ambiguo come quello di Chris, ma ancor di più ciò che mi incuriosisce sarà valutare come i due personaggi potranno creare un legame credibile, basato sulla sincerità di entrambi. E sono più che sicura che l'autrice riuscirà magistralmente a renderci partecipi di queste sue volontà.
Perciò in bocca al lupo, EmmaBound, per l'ottimo lavoro che stai facendo! :)

lunedì 9 aprile 2018

[Intervista] _Lifeisfreedom_

Musica: armonia di vita, sinfonia d'intenti.
Hai una colonna sonora per me?
Sceglila, ti prego, e cominciamo!
Dieci domande in intonata sequenza.

Hahaha dovremmo parlare un po' di più così che riesco a conoscerti meglio. 

1) L'occhio si perde in un panorama tanto soave per l'animo... e a proposito di animo: cosa ti porta tra queste mura (seppure di vetro e impalpabile luce), affascinato dalla Piano Room? Riuscirò io leggendoti a intravedere il lato più sensibile che t'appartiene?

La stanza mi ha catturato subito, vedere quel bellissimo panorama e il pianoforte, mi hanno dato l'impressione di entrare in un rifugio, dove potermi liberare di alcune paura e poter cantare e suonare (anche se non sono capace!) Senza essere giudicata.Una stanza fuori dal mondo dove poter sentire la musica ad ogni ora e scrivere ogni cosa mi passi per la testa.Anche la frase di Victor Hugo ha fatto subito freccia nel mio cuore.Io non sono molto brava a parlare, anzi non mi piace per niente, preferisco scrivere e grazie alla musica riesco a esprimere i miei stati d'animo.- Non lo so, non mi lascio molto andare nelle mie storie.Non sono quasi mai storie prese dalla mia vita, sono solo idee che mi vengono durante la notte o quando indosso le cuffiette. Mi lascio cullare dalle note, trasportandomi in un altro mondo e lì scopro le mie storie.

2) Ha la musica un'influenza tale da poter divenire addirittura musa di uno scritto? E tu credi che senza essa saresti stata una scrittrice diversa (peggiore, migliore)?
 
Si certo la musica è la mia musa, senza di lei non riuscirei a scrivere nuovi capitoli e sicuramente sarei uno scrittore peggiore.Anche adesso mentre scrivo queste risposte, indosse le cuffiette. Senza la melodia che scorre non riuscirei a concentrarmi e sarei sempre distratta dal mondo circostante.Lei è una via di fuga dalla realtà.

3) Sei capace di dare voce a una musica? Non cantando, s'intenda; io voglio sapere se sei in grado di tradurre in romanzo l'ispirazione nata da una melodia... ti prego, dammene esempio. Lo spazio è per te.

È un po' difficile questa domanda. Sinceramente non mi è mai capitato e non so nemmeno se sarei in grado. Mi è venuta l'ispirazione di scrivere una storia su una ragazza che voleva diventare una cantante e poter realizzare il suo sogno e varie melodie mi hanno dato questa idea. 

4) Se sei in questa stanza devo supporre tu abbia un talento molto importante: sai raggiungere il cuore di chi hai di fonte, toccandone le corde più profonde. Ebbene, la mia domanda è la seguente. La tua opera ha un'emotività impattante al punto da permettere anche a me di immedesimarmi nelle dinamiche che racconti?

Non sono molto sicura di avere questo jmpatto sulle persone. È la cosa che spero maggiormente, voglio poter toccare il cuore delle persone con le mie parole.L'inizio della storia è molto simpatico e l'emotività si troverà verso gli ultimi capitoli, però c'è e se viene capita è molto bella, perchè la potragonista capisce che i beni materiali (soldi, macchine, vestiti, ecc...) non valgono niente se incontri l'amore vero.

5) A un animo razionale, preciso, a stampo deduttivo sapresti abbinare un'opera e una melodia? E a un animo selvaggio e genuino? Quali sono invece le opere, letteraria e melodica, più vicine al tuo cuore? Sai spiegarmene i motivi?

Secondo me a un animo razionale servirebbe una melodia esplosiva, carica di energia, che gli dia quell'impulsività di cui ha bisogno, mettere da parte per una volta i pensiere e seguire il cuore.A un animo selvaggio darei la stessa melodia, così da non fargli perdere quella bontà e gentilezza che lo distingue dal resto delle persone. Le melodie melodiche più vicino a me sono molte, troppe. Non ho una melodia precisa, sono un insieme di canzoni che toccano il mio cuore.L'opera letterarie invece è uno splendido disastro di Jamie Mcguire. Adoro questa storia ed è stato il primo libro che ho letto e che mi ha aperto le porte al mondo di wattpad.

6) Della tua opera scegli due personaggi, quindi tracciane i contorni caratteriali generali per me: descrivimeli come fossero persone realmente esistenti. Infine dimmi quanto potenziale, quanto talento, quanta forza psicologica essi posseggono di te.

I due personaggi sono Ella (la protagonista) e Alexandra (la migliore amica).Ella è una persona viziata, fanatica ed egoista.Le uniche cose che contano nella sua vita sono: i soldi, il successo e la popolarità.È una ragazza forte, sicura di sè e non mostra mai le sue debolezze agli altri.Ma dentro queste sicurezze non ce l'ha e l'unica cosa che vorrebbe è qualcuno che si innamori veramente di lei, che vada oltre questa corazza scavando dentro di lei.Alexandra è il suo opposto.È molto sensibile, sj accorge di qualsiasi gesto rivolto nei suoi confronti. Piange per qualsiasi cosa e non ha paura di farsi vedere.Ha tanta pazienza, ma quando si esaurisce non torna più.Io mi indentifico in tutte e due, il mio carattere è diviso a metà.Entrambe hanno un po' della mia forza, Ella forse di più.

7) Qual è la melodia che ti ha insegnato a vivere? E l'opera letteraria?

Ha questa domanda scusami ma non so proprio rispondere.Non ho una melodia specifica, come non ho un opera letteraria.Son un insieme delle due cose mi insegnano a vivere, regalandomi qualcosa a ogni pagina e nota.

8) Raccontami un episodio legato alla stesura della tua opera che abbia come fulcro portante un sottofondo musicale in particolare. Poi dimmi se secondo te, senza l'incentivo della melodia, il testo sarebbe stato comunque soddisfacente. 
 
Dovevo scrivere il loro primo bacio e non sapevo proprio da dove partire. Ho fatto partirr una canzone "closer" di The Chainsmokers.Mi ha trasmesso l'emozione di cui avevo bisogno, vivevo la scena e nel frattempo scrivevo tutto quello che provavo.Da che non sapeco che scrivere scrissi uno dei capitoli più lunghi. E tutto grazie alla canzone che mi aveva regalato l'energia di cui avevo bisogno.

9) Devi operare una rinuncia: musica o letteratura? Dovessi essere obbligato a scegliere, a cosa rinunceresti? Perché?

Non lo so proprio, davvero scusami ma non so scegliere. Non posso rinunciare a nessuna delle due cose, sono il mio tutta, la mia vita e vivere senza una delle due parti mi toglie il fiato. 

10) Ultima domanda. Attraverso la tua arte quale emozione hai intenzione di provocare nel tuo lettore, proprio così come la vibrante musica riesce a fare con ognuno? Qual è il tuo messaggio?

Vorrei far piangere, sia in modo positivo sia in modo negativo. Voglio far emozionare proprio come la musica.Entrare nell'anima delle persone e lasciarle sempre con il fiato sospeso.
 
Grazie infinite per il tuo tempo.

[Valutazione] Quel viaggio che mi cambiò la vita - _Lifeisfreedom_



Nome dell'opera: Quel viaggio che mi cambiò la vita
Autore: _Lifeisfreedom_
Genere:
Romantico
Valutazione: primi 5 capitoli (esclusi i primi tre a introduzione di personaggi e prestavolti)
Lettura: primi 10 capitoli
Punteggio: 44/100

1) GRAMMATICA -/25
Gli errori (tutti, tranne le segnalazioni sulla punteggiatura) verranno sommati. Il gruppo che comprenderà quelli di sintassi sarà moltiplicato per 2, di semantica per 1,5, di ortografia per 1. Una volta ottenuto il risultato esso sarà arrotondato per eccesso e in decimi sottratto al punteggio pieno di 25. In questo modo si darà maggior peso agli errori di sintassi, a seguire a quelli di semantica, in coda gli errori di ortografia.

Commento
La maggior parte degli errori si è rilevata nell'uso dei tempi verbali. La narrazione fa un po' fatica a rendersi omogenea a causa di tali altalenanti modifiche temporali. Salta all'occhio la scorretta collocazione di segnia delimitazione del discorso diretto non consoni a un testo narrativo in cui anche la punteggiatura appare inserita in modo non sempre corretto da un punto di vista formale; conseguenze possono trovare riscontro nella frammentazione o all'opposto nella precipitazione dei concetti. Per la maggiore sono stati adoperati capoversi a scissione di frasi consecutive che avrebbero invece richiesto una più gradevole continuità per avere senso. Il parametro che riguarda la semantica non sembra riscontrare invece grosse problematiche.
Di seguito il dettaglio.

Punteggio
Sintassi: 45 x 2 = 90
Semantica: 3 x 1,5 = 4,5
Ortografia: 169 x 1 = 169
Tot: 264 = - 25 punti

- Sintassi (errori evidenziati in numero)
1 (brusco cambiamento dei tempi verbali all'interno della narrazione)
5 (ridondante ripetizione a distanza troppo ravvicinata e mancata sostituzione adeguata)
7 (il segno di interpunzione precedente al periodo rende la frase sconclusionata da un punto di vista strettamente sintattico. Periodo impossibile: composto da sole subordinate e mancante di reggente)
4 (scissione incongruente, tramite nuovo capoverso, di un periodo di senso compiuto con la conseguente formazione di frasi discontinue e imprecise)
1 (ingiustificabile ed errata virgola a dividere il soggetto dal suo predicato)
1 (uso scorretto di un verbo)
1 (ingiustificabile virgola a dividere il predicato dal complemento oggetto)
6 (uso improprio della "d" eufonica)
1 (mancata concordanza di genere e numero tra soggetto e verbo)
2 (mancata concordanza di genere di una particella pronominale)
1 (uso scorretto di preposizioni semplici)
6 (mancata consecutio nella narrazione)
1 (divisione di un complemento preposizionale)
1 (uso di un articolo indeterminativo, in luogo di quello determinativo più corretto)
1 (errore per "ne" in luogo di "né")
1 (errata circonlocuzione a introduzione di una proposizione locativa)
1 (uso scorretto di una congiunzione avversativa)
1 (particella pronominale di troppo)
1 (uso scorretto di un pronome)
1 (circonlocuzione scorretta grammaticalmente)
1 (mancato uso del corsivo per esclamazioni colloquiali)

- Semantica (errori evidenziati in numero)
1
(circonlocuzione semanticamente non appropriata)
1 (pronome dimostrativo inappropriato)
1 (accostamento semantico ridondante)

- Ortografia (errori evidenziati in numero)
1 (errore ortografico per "un ancora" in luogo di "un'ancora")
161 (refuso, c'è uno spazio di troppo tra le "virgolette" e il discorso diretto e nella punteggiatura di chiusura prima del punto fermo)
1 (errore ortografico per "C e" in luogo di "Ce")
1 (refuso, manca uno spazio per "mezzemaniche")
2 (errore per "si" in luogo di "sì")
1 (refuso per "ć era" in luogo di "c'era")
1 (refuso per "ć è" in luogo di "c'è")
1 (errore ortografico per "Bauden Bauden" in luogo di "Baden-Baden") 

- Punteggiatura
(rilevante perdita di virgole del vocativo)
(la scorretta collocazione delle virgole impedisce il fluire della lettura)
260 (Uso del segno di punteggiatura cinese《》– trattasi di parentesi che nel loro originario uso vengono adoperate per identificare titoli, nomi di giornali, nomi di documenti, romanzi, canzoni, disegni, libri, film, programmi televisivi – in luogo delle canoniche virgolette caporali « »)
(la domanda diretta richiede punto interrogativo, riscontrato mancante in parecchi punti del testo)

2) LINEARITÀ DEL TESTO 18/30
Per ogni gruppo, verrà assegnato un punteggio in decimi, spiegato all'interno della valutazione. La somma del punteggio di ogni gruppo corrisponderà al voto finale per questo parametro.

- Coerenza interna 6/10Dovessi riferirmi al mero contenuto, probabilmente unico neo che rileverei sarebbe strettamente geografico. Nel "Cap 3" è presente difatti una imprecisione nella divulgazione delle informazioni, poiché viene segnalato che la città più vicina alla regione di Eguisheim sia Baden-Baden. Ebbene quest'ultima dista più di 130 chilometri (raggiungibile non in un'ora ma in circa due), è pertanto improbabile sia effettivamente quella limitrofa alla zona in cui si è ambientata la trama. Sulla strada c'è addirittura Strasburgo!
Insomma, la volontà di segnalare il posto in cui si sono trovati i giovani come "fuori dal mondo" viene confutata non solo dalla realtà dei fatti, ma dalla stessa autrice che qualche capitolo dopo, addirittura manda il protagonista a piedi (sic!) a comprare cappuccino e cornetto a Ella! Se è vero che i ragazzi sono bloccati in una landa desolata dalla quale non possono venir via, allora appare assurdo anche solo pensare di potersi avvicinare a un esercizio commerciale con tale semplicità.
Questo parametro però non tratta di coerenza solo da un punto di vista pratico contenutistico, ma anche, e forse soprattutto, riguardo la coerenza psicologica dei personaggi costruiti. Ogni comportamento descritto e messo in pratica dai personaggi appare inverosimile possa avvenire in una situazione reale, se non a fronte di qualche grave turbamento pregresso.
A distanza di un paio di giorni, sembra che Ella possa già subire il fascino di uno sconosciuto che non mostra alcuna specifica dote a supporto dell'ammirazione che gli viene riservata. Sembra quasi che la ragazza, ancorché giovanissima, abbia una tendenza alla superficialità oltremodo marcata, non solo per ciò che mostra, ma anche durante il suo supposto "cambiamento" (da ragazzina viziata ad amante di una natura incontaminata, con tutto quanto ne consegue). Un esempio su tutti: ubriacarsi fino a perdere la lucidità e avere rapporti sessuali con un uomo pensando sia qualcun altro è un comportamento tendenzialmente autolesionista e per nulla sano, soprattutto in un contesto che non ne giustifica (ancora) l'occorrenza.
Tutta una serie di circostanze simili, dappresso descritte, fanno sì che i personaggi non appaiano emotivamente credibili.
La sufficienza è incentivante, perché i tentativi di miglioramento, durante questa stessa settimana sono stati ampiamente rilevati.

- Capacità espressiva 6/10Questo testo mette il luce alcune dinamiche specifiche alla base delle relazioni interpersonali raccontate (tra i due maschi alfa, Brent e Dominick, ed Ella, ad esempio), anche se queste non sembra siano state approfondite tanto da permettere al lettore di immedesimarcisi fin dal principio. Veniamo catapultati in tutta una serie di chiché che vanno dalla gelosia, possessività, alla scazzottata per una donna, alla consapevolezza del valore di qualcuno sol perché non bada ai beni materiali. Ci viene segnalato che tra Ella e Alexandra c'è un forte rapporto di amicizia, anche se non ne si evince dal testo: le due appaiono quantomai lontane l'una dall'altra, sia da un unto di vista fisico, sia soprattutto empatico; così come veniamo informati del carattere "non convenzionale" della protagonista, la quale viene descritta come eccessivamente superficiale tanto da ritenere odiosa la natura e tutto quanto sia a essa legato. La sensazione è di profonda tristezza per questa giovane che non sa apprezzare anche un solo refolo d'aria fresca, ma di contra appare quantomai vispa e attiva alla vista di un giovane piacente. Per quanto sia probabile che animi simili esistano realmente in natura, di certo non ci si aspetta di individuarne un cambiamento radicale così tanto repentinamente.

- Definizione dello stile 6/10Lo stile ha una profonda tendenza ad affondare le redici nel parlato. Il colloquiale giovanile che non sempre paga dal punto di vista formale. La sua definizione è ancora in divenire, ma sono del parere che questa autrice tenga molto alla sua storia e abbia intenzione di lavorare senza sosta per renterla corretta, interessante: un buon prodotto, alla fine.
Nulla di meglio che scrivere alimenterà la scrittura, così come la comprensione di ogni errore incontrato sul cammino, valutato come utile alla personalissima costruzione di uno stile individuale ben definito.

3) CONTENUTO 15/25Cercherò di assegnare un punteggio quantomai coerente con uno dei quattro gruppi sopraccitati. Una volta assegnato un gruppo (Scarso, Sufficiente, Buono, Eccellente), segnalerò le motivazioni per attribuire un punteggio piuttosto che un altro all'interno del range di riferimento. Il numero che verrà fuori sarà il risultato di un'analisi, per quanto possibile, oggettiva. 

- Buono
Trovo che l'autrice ci abbia provato. E il solo tentativo merita molto più di tanti altri testi in cui l'autore non abbia avuto la benché minima intenzione di lavorare. Ho riscontrato una grande volontà di portare avanti un progetto, che per quanto acerbo, merita rispetto. Trovo appropriato segnalare il contenuto quale "medio-buono" con la sensazione che grazie a uno studio approfondito e qualche revisione qua e là si possa raggiungere una posizione certamente migliore! Basti solo pensare che dalla mia prima lettura alle successive operate sul testo, c'è stata una modifica strutturale importante, che mi ha permesso di vedere un netto cambiamento in questa autrice, valutandola come fortemente decisa a creare qualcosa di buono.
Ambientazione
Non v'è dubbio alcuno: siamo perfettamente in grado di riconoscere i luoghi raccontati dall'autrice in questo testo. Non v'è necessità di aggiungere dettagli a spiegazione della semplicità della casa di Dominick, ad esempio, bastano ampiamente le reazioni della protagonista a raccontarcene. Buona la constatazione di una relatà naturale come "nutrimento per l'animo" così come la constatazione che sia facile descrivere uno sterrato fangoso attraverso una reazione di mero disgusto di una Ella completamente sporca.
Descrizione personaggi
Dei personaggi, dal punto di vista fisico, purtroppo sappiamo pochissimo. Una descrizione sommaria ci viene data di Alexandra e successivamente solo di Dominick. Qualche dettaglio su Michael e Brent ed Ella non sono sufficienti a crearsi una immagine mentale dei soggetti di cui stiamo leggendo. Quando si tratta di romanzo scritto, per quanto ci si voglia affidare alla possibilità di adoperare "prestavolti" e "booktrailer", non bisogna affatto dimenticare che il talento primario di un autore risiede nella capacità di riuscire a "far vedere" attraverso la sua penna. Per questo motivo, ogni volta che ne incontro, tendo a saltare i capitoli con le immagini inserite dei protagonisti sento che mi rovinerei ogni meravigliosa scoperta personale dell'immagine mentale che vorrei crearmi.
Le personalità sono anch'esse descritte in modo tendenzialmente superficiale e dai primi 10 capitoli non è ancora possibile estrapolare caratterizzazioni più specifiche.
Emotività
Sull'emotività mi sono bloccata. Non ho trovato appropriate determinate dinamiche, né sono riuscita a spiegarmi un così imbarazzante nonché repentino attaccamento tra i due protagonisti. Non vi è  una reale crescita, non si riesce pertanto a immaginare per quale assurdo motivo due persone possano avvicinarsi l'una all'altra se non per una mera questione fisica. Si trattasse di quest'ultima peculiarità, allora non sarebbero spiegabili reazioni emotivamente tanto forti.
Narrazione e azioneGli accadimenti sono tendenzialmente pochi e facilmente prevedibili, nulla però ne vieta l'occorrenza. ll viaggio estivo di gruppo, l'incidente sulla strada, la scoperta di un luogo lontano dalle odierne tecnologie e attraverso il quale sarà possibile promuovere la riscoperta dell'animo, della natura incontaminata, delle piccole cose fondamentali della vita. La nascita di nuove relazioni, i conti con quelle del passato. Insomma tanti ingredienti a condimento di una storia dalle tonalità rosa, che per la maggior parte, non stancano mai.

4) COMMENTO PERSONALE 11/20 
Il mio voto è un 5 e mezzo.
Mi rendo conto di essere stata davvero severa nel voto personale, ma ho riscontrato globalmente in questo testo alcune carenze psicolgiche che non mi hanno concesso di sentirlo affatto plausibile.
Ogni personalità, ogni carattere, ogni personaggio va costruito secondo criteri umanamente probabili... per questo motivo non sono riuscita a immedesimarmi in nessuno tra i giovani tanto spensierati descritti in "Quel viaggio che mi cambiò la vita". La presenza ostinata di numerosi cliché ha poi definitivamente spento il mio entusiasmo.
Come al solito mi ripeto, ma non sempre mi riferisco alla medesima autrice, quindi anche questa volta farò opera di confessione: non amo questo genere. Le ragioni non risiedono in una semplice constatazione personale, ma nella semplice consapevolezza che un sentimento romanticamente descritto debba possedere un potere talmente profondo, puro, pulito, da non poter essere mai accostato a qualcosa che ne svilisce la presenza stessa.
Scrivere una storia romantica non è per tutti. Sè tratta di un genere che presuppone a mio parere grandissimo talento. Non si scherza affatto quando si tratta di sentimenti d'amore e io semplicemente credo che trattarlo alla stessa maniera di un accadimento qualunque significhi sminuirlo. Questo è uno dei motivi per cui difficilmente mi approccio a storie simili: è davvero difficile trovare soddisfazione nella lettura dell'autore Tal dei Tali quando parla di sentimenti. Preferisco perciò non farlo, per non rimanerne ogni volta delusa.
Il consiglio che posso dare alla giovane _Lifeisfreedom_ è quello di perseverare nella strada della scrittura, senza perdere mai di vista la meta cui ambisce e lavorare alacremente per renderla fattibile e qualitativamente molto alta.
Il mio in bocca al lupo a lei!