lunedì 29 gennaio 2018

[Intervista] Vesper_Rain

Fammi strada, ti prego. Io non posso che seguirti.
Accetto da bere. Qualcosa di forte, sì.
Abbassa le luci, voglio godere di questo incontro con ogni senso, a partire dal profumo di liquore che ho tra le mani. La seduta è rigida, ma accarezza la mia guancia lo schienale così alto di velluto.
Fa' come fossi padrona di casa e, quando ti senti sicura, cominciamo.
1) Hai scelto la Passion Room. Abbi il coraggio di descrivere i più sinceri moti dell'animo che ti hanno permesso di essere qui oggi. Cosa posso imparare della tua personalità attraverso questo ambiente?

"Passione" è, forse, fra quei termini usati con maggior leggerezza in comunicazione, senza soppesarne appieno e compiutamente il significato. Significato peraltro duplice, perché può indicare sia un profondo stato di sofferenza e patimento, sia un inquieto, motivante e irrazionale "sentire", spesso accostato alle situazioni amorose e, paradossalmente, agli hobby.
"Quali sono le tue passioni?" "Il punto croce e andar per funghi!" ...dissacrante.
Purtroppo (o fortunatamente) è la passione a equilibrarmi, anche se sono consapevole di risultare una perfetta squilibrata.
Funziono per contrasti estremi, animata da un'inquietudine di fondo, perenne. Non conosco via di mezzo e fatico a maneggiare la diplomazia, sono raramente attratta da qualcosa (o qualcuno) ma quando accade mi ci immergo totalmente, fino a perdere il senno, e il sonno. Se ne vengo a capo, perdo istantaneamente ogni accorato moto dell'animo, cascando in fasi di emotività statica, inerte e atona.
Sostanzialmente, ho scelto la Passion Room perché al Cafè Littéraire non c'era il Reparto Psichiatria. 

2) Ti metto alla prova. Sapresti affascinarmi con una sola frase, come nessun altro saprebbe fare? 
"Terminare la lettura, chiudere finalmente il libro e riporlo con cura, sentendo d'aver compiuto un'esperienza necessaria": questo concetto accompagna il mio approccio alla lettura, qualora io m'immerga in un'opera che ritengo straordinaria, che leggo come sostitutivo dell'aria, che bramo di terminare e mi dolgo quando effettivamente termina.
A freddo, realizzo quanto mi ha lasciato, in cosa mi ha arricchita e come, tanto da voler rileggere quella stessa opera in tempi successivi, diversi, percependo il bisogno di ripetere "quell'esperienza necessaria".
Ambiziosamente confesso che tale concetto, vorrei il lettore sentisse altrettanto proprio leggendo qualcosa di mio, quando sarò meritevole di cotanta attenzione, cioè fra diecimila anni. 

3) Scegli con dovizia un episodio che hai raccontato nella tua opera e convincimi a leggerla attraverso di esso.

Il capitolo che sto per pubblicare, contiene un approfondito monologo, dal piglio distaccato, inconsueto e dissacrante, sul controverso tema del Bdsm. Chiunque ne sappia pressoché nulla, avrebbe un punto di vista straordinariamente onesto e disinteressato dal quale partire; chiunque ritenga di saperne molto e di praticarlo tantissimo, si sentirebbe oltraggiato e, probabilmente, mi aizzerebbe contro un'armata di barbari inferociti.
È un capitolo fondamentale, che scinde inesorabilmente il limite fra sentimentali cinquantasfumaturisti e seri professionisti del settore. La verità che sta nel mezzo, che sorprenda o deluda, sarà inevitabilmente scomoda. 

4) Sei mai stato in conflitto con uno dei tuoi personaggi? Di chi ha il volto? Se potessi a chi lo ricondurresti nella vita reale?

La mia storia è autobiografica, indicativamente direi all'ottanta per cento di quanto narrato. Ovviamente ho dovuto "romanzare" alcuni passaggi, censurarne molti altri, ho modificato nomi e location, alcuni incastri cronologici, i personaggi raccontati sono reali, chiaramente ho richiesto il loro benestare prima di pubblicare, pur in forma anonima.
Data la natura delle situazioni condivise (e soprattutto per via del mio carattere piuttosto escrementizio), i conflitti, con alcuni di loro, furono autentici, e nello scriverne il risentimento s'è presentato, straordinariamente tangibile e concreto.
Avrei potuto stravolgere tutto, manovrarli secondo il mio "potere letterario", porli in situazioni meno scomode ma li avrei snaturati, la mia riconoscenza nei loro confronti sarebbe stata meno appassionata. Ho scelto di raccontarli poco alla volta, di inserire le loro descrizioni fisiche e caratteriali muovendoli nel narrato senza forme elencanti, lasciando parte all'immaginazione e alla suggestione.
Indubbiamente il personaggio più complesso da trasmigrare in scrittura é Baker. Se proprio dovessi trovargli un sosia, si immagini Bruce Willis, metà molto british metà coatto, stronzo ma amabile, saggio ma stronzo.
"Stronzo" l'ho detto?
Legge la storia man mano che la pubblico, ho chiesto di non commentare nulla, di non palesarsi, di non farmi capire che ha letto.
Ma non ce la fa, deve mandarmi una faccina, un cosino, un dettaglino per farmi sentire in totale imbarazzo.
Una volta mi ha mandato l'icona di una cacca, mah, vai a sapere. 

5) Mostrami quanto può essere difficile scegliere la strada della scrittura. Quando è stata l'ultima volta che, inciampando, hai avuto il coraggio di rialzarti e perseverare su questa strada?

Oggi sto riscrivendo quella sorta di "romanzato diario" redatto anni fa e, per anni, lasciato a marinare come un qualcosa di scomodo, che mi trasmetteva addirittura una sorta di soggezione, di disagio. Ma "stava lì", in attesa di diventare necessario "per me".
Avevo il morboso bisogno di scriverlo e un costante blocco nell'approcciarvi.
Scoprire Wattpad mi ha letteralmente spronata, permettendomi due vantaggi di enorme motivazione: poter pubblicare in forma anonima argomenti scomodi e personali, e ricevere in real time il feedback di chi li leggeva.
L'indomani dei primissimi capitoli, in un primo fiorire di timidi consensi, un parere massacrante bocciò impietosamente il mio stile frettoloso e superficiale, la struttura dei dialoghi e la formattazione del testo. Istintivamente avrei chiuso tutto, l'ideale sarebbe stato anche poter prendere a badilate sui denti l'autore dell'incauto commento.
A freddo, riuscii a comprendere lo spirito costruttivo di quel consiglio, tentai di mettere in pratica quanto mi segnalava, dopotutto che avevo da perdere? Non mi stava consigliando di darmi al punto croce, bensì dei punti focali per migliorare qualcosa in cui, effettivamente, riconobbi di non esser competente.
Oggi so discernere un parere disinteressatamente costruttivo da un giudizio sprezzante, con l'obiettivo di rendere la mia opera perfetta, anche grazie ai consigli che ricevo e, perché no, tutelandola dai giudizi sprezzanti.
Renderla perfetta pur senza modificare il mio stile, che può non piacere ma è mio e, principalmente, per mio personalissimo bisogno scrivo.
Qualora un domani volessi scrivere per ricevere esclusivi inutili consensi, allora racconterò di Harry Styles che, cattivello, cozza per sbaglio contro le bocce di una qualche svampita bimbaminkia appena trapiantata a Gniù Iorke; la rapirà, la maltratterà nei modi più noiosi immaginabili lungo cinquanta capitoli scritti dall'IPhone, e vissero per sempre troppo happy, yeah! 

6) Per un solo giorno hai la possibilità di vivere all'apice della gloria, osannato e amato da chiunque. Quale sarebbe la primissima azione della giornata da condividere con il tuo pubblico?

Apice della gloria, osannato e amato da chiunque... Ergo, I've Got The Power!
Il potere rende spesso stupidi, specie se maneggiato sul breve da chi, fino a ieri, era 'stocazzo. Siccome temo proprio di essere 'stocazzo, in una situazione simile credo posterei sui maggiori social il peggior selfie, con bocce strategicamente in vista e duckface da manuale, corredato dall'altissimo valore culturale da qualcosa tipo "Buongiornissimo! Kaffé???"
Se invece mantenessi un minimo di sanità mentale, condividerei quello che sto leggendo, motivando il perché lo sto leggendo, cosa mi sta trasmettendo e inviterei il seguito a fare altrettanto.

7) Quale opera letteraria ha suscitato l'emozione più forte (positiva o negativa) che tu abbia mai provato?

Avevo quattordici anni quando mio padre mi regalò "Il pendolo di Foucault", di Umberto Eco. Si trattava d'un tomo immane, al solo impatto visivo lasciava intendere il peso dei suoi contenuti, contenuti che mi rapirono, sorpresero, incuriosirono morbosamente.
Eco intrecciò una sorta di giallo ad argomenti storici, esoterici, religiosi, miscelò la fantasia alla realtà, la razionalità al dubbio, approfondì nozioni altrimenti date per superficiali, insinuò il bisogno di "scoprire", appassionando e sconvolgendo, muovendo personaggi carismatici e dinamici in dialoghi brillanti, eruditi, trascinanti e vividi. Avanzavo in quella sapiente narrazione a occhi sgranati dall'ammirazione, mossa di passione e di autentico "bisogno".
Presto, quel libro si ritrovò costellato di segnalibri più o meno improvvisati, post-it neutri o riportanti appunti, non volevo tralasciare i dettagli più di valore e volevo potervi accedere a colpo sicuro qualora ne avessi sentito la necessità.
"Il pendolo di Foucault" fu il primo libro che mi trasmise il concetto di "esperienza necessaria", da allora ho perso il conto di quante volte ho voluto rileggerlo, tanto da ricordarne a memoria alcuni passaggi.
E ancora, sicuramente, lo rileggerò. 

8) Una parola per indicare ciò che vuoi suscitare nei tuoi lettori attraverso i tuoi scritti.

Rivalutazione.
Non voglio che una mia narrazione piaccia, vorrei invece che spronasse a prendere in considerazione l'idea di rivalutare un punto di vista. Non necessariamente modificarlo, attenzione, bensì "prendere in considerazione l'idea di", per magari poi addirittura riconfermare la propria posizione iniziale, ci mancherebbe. Tuttavia, almeno per un attimo, vorrei resettare preconcetti e pregiudizi, ambizione sarebbe abbatterli, immensa soddisfazione metterli anche solo temporaneamente in discussione.
Perseguo quest'obiettivo trattando esclusivi argomenti di cui ho nozioni certe e conoscenza approfondita, cercando di esporli nel modo più completo, comprensibile, accattivante (e provocatorio) possibile. 

9) Se potessi tornare indietro nel passato, metteresti in guardia te stesso da un evento particolarmente doloroso? 
No. Ho appreso che tutto ciò che impariamo attraverso il dolore resta segnante, impresso e temprante, maggiormente incidente rispetto a quanto incamerato in circostanze piacevoli.
Il dolore è un tramite, un filtro necessario, non per nulla si dice che valga più una brutta esperienza che un buon consiglio.
Umanamente parlando siamo più predisposti a rifuggire il dolore, vogliamo anestetizzarci, proteggerci, salvaguardare sorrisi, buon umore e invidiabile gioia di vivere, dimenticando quanto sia terapeutico piangere, cedere all'ammissione di essere umani, pertanto fallibili, fragili, emotivamente mobili eppure capaci di ripartire, nuovi, più forti, migliorati. Non perché necessariamente arricchiti, spesso il dolore toglie anziché aggiungere, ergo migliorati perché forgiati, evoluti, estrusi attraverso un filtro scomodo che però ci ricompatta, più solidi. 

10) Ultima domanda. Hai a disposizione una tela bianca e gli infiniti colori della tua vita per riempirla: quale sarebbe il colore predominante? Perché?

Il colore predominante sarebbe il rosso.
Istintivamente lo riconduco alla profondità così come all'immediatezza.
È femminile per ancestrali retaggi, fino a particolari scarlatti quali labbra e smalti.
È demoniaco, non per nulla il diavolo è nei dettagli e pare che sia femmina.
È puro, autentico, talvolta tanto da risultare disturbante, talvolta inevitabilmente attraente.
È l'eccesso, l'estremo, a seconda di cosa colora è ora eleganza, ora oltraggio.
Però occhio a indossarlo, va calibrato, come diceva Paracelso "è la dose che fa il veleno": da dark lady felina e fatale a milfona infoiata e mal pitturata "è n'attimo". 

Grazie infinite per il tuo tempo, Vesper_Rain, è stato un piacere conoscerti.

[Valutazione] L'educazione perversa - Vesper_Rain


Nome dell'opera: L'educazione perversa
Autore: Vesper_Rain
Genere:
autobiografico
Valutazione: primi 5 capitoli (esclusi "Doverosa introduzione" e "Punto zero)
Lettura: 11 capitoli - opera finora pubblicata
Punteggio: 80/100

1) GRAMMATICA 16/25
Gli errori (tutti, tranne le segnalazioni sulla punteggiatura) verranno sommati. Il gruppo che comprenderà quelli di sintassi sarà moltiplicato per 2, di semantica per 1,5, di ortografia per 1. Una volta ottenuto il risultato esso sarà arrotondato per eccesso e in decimi sottratto al punteggio pieno di 25. In questo modo si darà maggior peso agli errori di sintassi, a seguire a quelli di semantica, in coda gli errori di ortografia.

CommentoDalla lettura del testo si evince prepotente la volontà dell'autrice di comunicare il suo messaggio e, a dispetto delle segnalazioni evidenziate, emerge una buona conoscenza della nostra lingua. Conoscenza che, a prescindere da refusi, dimenticanze, errori, sonda anche aspetti non ancora letti in queste stanze.
Riguardo la punteggiatura ho spesso desiderato che l'autrice opponesse maggior "resistenza" nella scrittura, regalando un numero certamente maggiore di punti fermi e punti e virgola. L'ampio respiro e le pause giuste, darebbero una svolta al testo, nel quale l'uso della sola virgola ha reso più difficoltosa la lettura. Di seguito il dettaglio.

Punteggio
Sintassi: 18 x 2 = 36
Semantica: 15 x 1,5 = 22,5 = 22
Ortografia: 32 x 1 = 32
Tot:  90 = - 9 punti

- Sintassi (errori evidenziati in numero)
1 (ripetizione del medesimo termine che, in quanto esotico, risulta particolaremnte evidente se adoperato in un testo italiano)
1 (ripetizone di una medesima frase idiomatica, che non appare strumentale ad un rafforzamento, pertanto risulta ridondante)
1 (proposizione subordinata esplicita in luogo di quella implicita corretta)
1 (uso di un articolo indeterminativo, in luogo di quello determinativo più corretto)
1 (particella pronominale "mi" di troppo)
2 (non contato)
- non ho compreso il senso di "io [...] di sessuale avevo in equilibrio proprio niente" antecedentemente non si fa cenno a qualcosa che rimane in "quilibrio" pertanto se c'è qualcosa di sotteso, non lo si rileva chiaramente) (cap 2)
- non compreso il senso di "optai per farmi il viaggio al venerdì sera in solitaria subito dopo essere atterrata, lentamente e senza pestare, godendomi la desolazione notturna dell'autostrada..." (cap 5)
1 (cambio repentino del soggetto all'interno del medesimo periodo)
2 (uso scorretto di una preposizione articolata)
1 (aggiunta di un verbo, derivato dal pensato di uno dei personaggi, a modificare completamente la consecutio dei precedenti)
1 (il mancato posizionamento di una congiunzione toglie senso a una frase, invece, di senso compiuto)
1 (il mancato uso di un soggetto esplicito, oltre all'uso anticipato del complemento oggetto, toglie senso a una frase che altrimenti avrebbe senso compiuto)
1 (uso improprio della "d" eufonica)
4 (uso scorretto di un verbo e mancata consecutio)
1 (mancata concordanza di complementi)
1 (scambio tra due tempi verbali con conseguente perdita della proposizione principale)

- Semantica (errori evidenziati in numero)
1
(la frase idiomatica "non è cosa" viene adoperata più spesso e soecificamente nelle forme dialettali; sarebbe più corretto venisse utilizzata con una definizione a completamento del pensiero "non è cosa facile", "non è cosa piacevole", "non è cosa possibile" ecc. Lasciata libera ha un senso troppo colloquiale che interrompe lo stile pulito che si sta mantenendo)
1 ("il braccio i faceva un male inaudito" sono certa si possa trovare un corrispettivo più adatto al termine "inaudito" che letteralmente vuol significare "mai udito prima". La pulizia del testo richiede che il dolore sia tattile, consiglio un sinonimo altrettanto "tangibile" a indicare il dolore al braccio)
1 ("iniziazione [...] che mi impartì" letteralmente una iniziazione non può essere impartita, poiché il termine impartire significa "distribuire a più persone", va da sé che una iniziazione in quanto tale non possa essere distribuita)
1 (presenza del termine inesistente "cagacazzo")
1 (consiglio l'uso di un sinonimo differente al posto di "farfugliato" nella frase "balbettai qualcosa di farfugliato e sconnesso), poiché il primo, per significato, è troppo vicino al verbo adoperato e suona strano quasi come se si dicesse "Mangiai qualcosa di mangiato". Impossibile oltreché di scarso effetto. In suo luogo si potrebbe adoperare il termine "confuso")
1 ("baldanzosa baldanza baldanzante", per quanto estremamente chiara nel senso che vuole significare, ne sconsiglio l'uso tanto smodato. Ci sono modi eleganti e d'impatto che possono offrire la medesima empatica volontà.)
2 (accostamento non consono di due termini, con conseguente perdita di un logico significato)
- "inconsolabile postura" (una "postura" non può essere "inconsolabile", semmai può dare indicazione sullo stato inconsolabile della persona che la adotta)
- "una qualche direzione oltre la tavolata, verso la sua destra" (l'annotazione generica di "una qualche direzione" cioè una direzione causale, fa a cazzotti con "verso la sua destra", direzione specifica non più casuale. La frase intera appare pertanto incoerente)
5 (uso improprio di un termine)
- "sincopato" viene usato quale participio passato con il significato di "intervallato" in modo improprio. Il verbo sincopare vuol significare "provocare una caduta" cioè una cosiddetta "sincope". In senso più ampio il termine viene utilizzato sia in musica che in linguistica. Andando a rileggere, il testo "L'avvicendarsi delle portate sincopato da continui "sì, signore" ecc ecc " appare grottesco sotto questa nuova luce. Consiglio un termine di meno dubbia funzione con altrettanta elegante forma.
- "irresponsabile cariatide" non sono certa che il termine "cariatide" sia stato adoperato nel senso corretto. D'altro canto, lo stesso vuol significare "polveroso", "rigido", "fermo a vecchie idee". Nel contesto nel quale appare e per la persona cui è rivolto, l'epiteto sembra sproporzionato, poiché la marchesa tutto è tranne una "donna d'un pezzo" e "d'antiquate idee". Inoltre l'accostamento di "irresponsabile" a "cariatide" appare un ossimoro nei termini.
- "fruito poco prima per..." il termine "fruito" viene adoperato con l'accezione di "usato", cosa che in sé il termine non contempla, dato che il significato vuole che l'azione agìta (utilizzando tale verbo) sia di godimento. In quel contesto specifico del topolino non se n'è "fruito" in tal senso.
- "All'altezza del giovedì" Il termine "altezza" viene adoperato come metro di misura temporale. Lo stesso non ne possiede l'accezione, se non in frasi idiomatiche prettamente dialettali e non per questo comprensibili da tutti i tipi d'utenza.
- "innato sincopare fra il raffinato e il grezzo" anche in questo caso il termine "sincopare" viene adoperato impropriamente il luogo di "scivolare tra l'uno e l'altro", "equilibrarsi tra l'uno e l'altro" (cap 5)
1 (presenza del termine inesistente "schiavanza")
1 (presenza del termine inesistente "zitellaggine" in luogo di quello corretto "zitellaggio")

- Ortografia (errori evidenziati in numero)

1 (refuso, manca uno spazio)
2 (refuso, c'è l'aggiunta inutile di una "a")
12 (mancato uso del corsivo per termini non ancora entrati a far parte del nostro linguaggio. Per estensione lo si richiede anche nelle esclamazioni colloquiali)
1 (errore ortografico per "corvèe" in luogo di "corvée")
1 (errore ortografico per "tanti paia" in luogo di "tante paia")
1 (errore ortografico per "sentenzió" in luogo di "sentenziò")
2 (refuso, mancato accento sul verbo dare)
1 (refuso, manca un articolo)
1 (uno spazio di troppo)
4 (errore ortografico per "sí" in luogo di "sì")
1 (errore ortografico per "osservó" in luogo di "osservò")
1 (errore ortografico per "mugulò" in luogo di "mugolò")
1 (refuso, manca un apostrofo)
1 (aggiunta di una preposizione di troppo)
1 (errore ortografico di "la" in luogo di "al")
1 (errore ortografico di "cremositá" in luogo di "cremosità")

- Punteggiatura (segnalazioni evidenziate in numero)
1 (il primissimo periodo richiede un punto fermo più o meno a metà. In questo modo la lettura viene agevolata da una pausa che aiuta il lettore anche a riflettere sui numerosi dettagli cui sta accedendo)
1 (vi è un periodo comprendente ben 3 principali e numerose subordinate che richiede assolutamente di essere diviso)
1 (sostiuirei la virgola con un più vigoroso punto e virgola, cercando una pausa leggermente più lunga)
1 (la mancanza di una virgola rende il fluire della lettura troppo precipitoso)
1 (svista: aggiunta di un punto fermo al posto di una virgola)
(ho evitato di delineare ogni mancata virgola o segnalare quelle di troppo) 

2) LINEARITÀ DEL TESTO 23/30
Per ogni gruppo, verrà assegnato un punteggio in decimi, spiegato all'interno della valutazione. La somma del punteggio di ogni gruppo corrisponderà al voto finale per questo parametro.

- Coerenza interna 8/10
Complessivamente la trama, essendo autobiografica, non può che apparire concorde con uno stato di realtà possibile. Per tale motivo non verrà segnalato quanto il nome Vesper, adoperato quale nick name, collimi con il nome proprio della protagonista stessa. Si comprende fin da subito la volontà di mantenere un certo anonimato, ma sarebbe stato interessante leggere di una primissima "Marta", "Francesca", "Simona" ecc. scegliere volontariamente di farsi chiamare "Vesper" solo successivamente. Dalla narrazione invece sembra che questo sia il suo nome di battesimo e che continui a farsi chiamare allo stesso modo anche quando prende a frequentare le cerchie più ristrette degli amanti del BDSM.
Sono stati pochi gli scivoloni nella trama. Nemmeno "scivoloni" li si dovrebbe chiamare, piuttosto piccoli dettagli saltati all'occhio del lettore che li sta cercando; ne elencherò alcuni a dimostrazione.
Cap 1: A un lettore oltremodo attento, appare quantomai sinistra la frase idiomatica "non è cosa" espressa da uno chef del quale abbiamo raccolto poche e frammentarie informazioni. Sappiamo che esercita nel torinese (ma che potrebbe comunque non essere originario della città, perfino della regione) e che si chiama Michael. E per quanto sia plausibile che quest'ultimo possa non essere il suo nome reale, la scena appare "strana" agli occhi di chi si è immaginato un professionista non italiano che possa intendersi di espressioni e modi di dire così tanto "italiani" da utilizzarne.
Cap 2: "...marcato pararotacismo, morbido e avvolgente al punto di squagliarmi le ovaie". La protagonista appare oltremodo elegante nei pensieri, quanto nelle convinzioni e azioni. Cadute di stile così tanto marcate la rendono sciatta e meno credibile di quanto meriti in realtà.
Cap 4: imprecisione: lo zolfo non è caustico per la pelle.
Segnalo solo per correttezza data dalla lettura, che in uno degli ultimi capitoli si fa accenno al fatto che la protagonista sappia che il Conte Baker si chiami in realtà Fabrizio. Tale informazione non ci è stata concessa nella narrazione pregressa, pertanto appare strano agli occhi del lettore, che Vesper conosca già il nome di battesimo del suo mentore.

- Capacità espressiva 8/10
L'argomento trattato è estremamente delicato, vi è pertanto una concreta difficoltà per l'autore di riuscire a suscitare empatia nel suo lettore. Colui che vi si approccia per la prima volta, infatti, (e che tendenzialmente non è pronto a entrare così tanto nell'intimità di qualcun altro) potrebbe rilevare sinceramente ardua l'impresa di immedesimarsi in uno dei personaggi.
Io ho comunque compreso appieno la strafottenza, l'indifferenza, la confusione, l'assoluto dubbio, la volontà piena di esprimere nel modo più coerente possibile se stessi, senza rinunciare alla propria dignità. E tanto è bastato a rendere questo testo, a mio parere, migliore di molti altri suoi simili risultanti invece scabrosi da un punto di vista prettamente narrativo.
Ho capito quanto questa protagonista debba aver faticato prima di vedersi. Vedere la sincerità delle proprie intenzioni, attraverso azioni che non si riconosce come utili (o, comunque, non ancora strumentali alla conoscenza). Ho letto tempesta d'animo e volontà di affrontarla, capirla.
Se una persona come me è stata in grado di cogliere tanti e tali dettagli, vuol dire che la capacità espressiva dell'autore è stata molto buona.

- Definizione dello stile 7/10Ciò che è apparso evidente è che questo testo dovesse esattamente essere scritto in questo modo per suscitare credibilità.
Se di un certo stile di vita è necessaria maschera, nick name e travestimento ebbene, per raccontarne, è necessario adottare la corretta terminologia sia un senso (descrittivo, pieno, elegante, barocco) che nell'altro (rozzo, semplice, grottesco, verace).
Avrei preferito  una maggiore armonizzazione tra le parti, così da rendere maggiormente scorrevole il testo. Ho invece rilevato come amari alcuni termini utilizzati semanticamente in modo scorretto. In quei frangenti la mia lettura si interrompeva, perdendo il ritmo sinuoso guadagnato.

3) CONTENUTO 25/25Cercherò di assegnare un punteggio quantomai coerente con uno dei quattro gruppi sopraccitati. Una volta assegnato un gruppo (Scarso, Sufficiente, Buono, Eccellente), segnalerò le motivazioni per attribuire un punteggio piuttosto che un altro all'interno del range di riferimento. Il numero che verrà fuori sarà il risultato di un'analisi, per quanto possibile, oggettiva. 

- Eccellente
Il testo comprende ogni sfaccettatura e non manca di ambientazioni, personaggi credibili e interessanti, emotività e un susseguirsi tra narrazione e azione che incentiva alla lettura.
Ambientazione
L'autrice ha saputo dosare in maniera molto convincente ogni singolo dettaglio. Ne ha scherzato, ci ha giocato, ne ha fatto condivisione piena. Sono assolutamente soddisfatta, perché sono riuscita a "vedere" in modo molto chiaro ogni luogo, ogni città, ogni atelier, ogni stanza.
Descrizione personaggi
Anche dei personaggi si è profusamente condiviso buona trama. Non solo da un mero punto di vista fisico, ma anche da quello psicologico. L'autrice si è addentrata nei menadri complessi della propria mente, il più delle volte inconsapevolmente. La sola descrizione catartica di alcune semplicissime emozioni di base ha reso credibile la protagonista per prima e di corollario tutti gli altri.
Emotività
Molto buono l'approccio narrativo dedicato alle emozioni. Dal costrutto complesso appare chiaro fin da subito che si ha a che fare con una donna dalle numerose sfaccettature. Convincente in ognuna di esse, la protagonista infonde potente sincerità nonostante situazioni di pura menzogna, sicurezza anche se in piena e costante incertezza emotiva, qualcosa di forte anche quando appare spaventosamente (psicologicamente) indifesa.
Ho letto un lavoro di introspezione buono, anche se certamente a uno stadio iniziale .
Narrazione e azioneVi è la presenza di una narrazione sì personale, ma portata avanti tramite uno stile abbastanza impegnato, a tratti ironico, ma certamente non elementare o applicato quale accessorio alla storia per innalzarne il valore.
Gli accadimenti sono rapidi ma ben delineati. Si ha la sensazione che stia accadendo qualcosa di "importante", ma l'abilità dell'autrice è stata quella di afferrare i momenti di passaggio e determinarli sensorialmente, in modo da permettere l'accesso allo step successivo senza scossoni. Si viene introdotti con garbo a ogni nuova conoscenza, si viene accompagnati gradualmente in un mondo nuovo grazie alla generosità di dettagli, ma soprattutto grazie all'onestà di chi ne sta scrivendo.
Non c'è menzogna nello scritto, non c'è volontà di edulcorare uno specifico accadimento per il piacere altrui. C'è una realtà che bisogna accettare come tale, scindendola dal proprio senso del pudore e valutandola svestendosi dell'insidioso bigottismo che in tali circostanze potrebbe insorgere a censurare ogni pensiero.

4) COMMENTO PERSONALE 16/20 
Il mio voto è un 8.
"L'educazione perversa" è un'autobiografia.
Scegliere di mettere su carta (prima) e condividere (dopo) la propria autobiografia è un lavoro che richiede grande coraggio.
Richiede coraggio per svariate ragioni. La prima è prettamente personale. Scrivere di se stessi nel modo più sincero possibile vuol dire denudarsi e guardarsi quando (e soprattutto) si è maggiormente indifesi. Tale scelta di osservarsi in modo ravvicinato (tanto da provare pena, rancore, amore, disgusto o anche orgoglio per se stessi) è una prova che non tutti sarebbero in grado di affrontare né di superare. Guardarsi dentro e accettare senza remore anche il più piccolo angolo buio dell'animo è non solo difficile, ma spesso impossibile.
Una seconda prova di coraggio che richiede tale tipologia di opera (quando sincera e ovviamente non viziata da fattori commerciali) riguarda la capacità di riuscire a parare i colpi che arriveranno. Sì, perché chi si mette a nudo in questo modo, sa che prima o dopo arriveranno i buonisti, i perbenisti, i collotorto, gli ipocriti, i felici, gli ammogliati, le madri, le nonne e chi più ne ha più ne metta, a dire la propria con giudizio e probabile costernazione.
Per prima, ammetto di non essere in grado di ricevere giudizi positivi, figurarsi dovessero arrivarne di negativi, probabilmente cercherei di fare un esame approfondito di coscienza valutando ogni pro e contro sul perché non sia riuscita a dare di più, a essere perfetta.
Mettere se stesso su carta, vuol dire accettare di non essere perfetto, vuol dire sapere incassare, vuol dire avere due palle così (e mi si perdoni il francesismo!).
L'autrice ha fatto questo.
Ha proposto una parte di sé con coerenza, senza fronzoli né fiocchetti, senza la volontà di suscitare una qualche forma di compassione o di crearsi schiere di fanatici a sbavarle sulle scarpe (sic!), ma solo per dare voce a una realtà.
C'è un sano senso di realtà in questa storia.
Non bisogna dimenticare, tra l'altro, che "perverso" deriva dal latino "pervertere" che non è altro che cambiare il senso originario cui è deputata una tal cosa. In questo caso specifico, non c'è che la ricerca spasmodica di se stessi attraverso stimoli non convenzionali. Ciò che notoriamente è attribuibile a uno specifico campo di pensiero, in questo caso viene assunto come mezzo per capire se stesso.
Non mi resta che fare il mio in bocca al lupo all'autrice, sperando di aver reso, anche se in minima parte, giustizia a una dinamica di scrittura - l'autobiografia - che mi sta molto a cuore.
Complimenti.

lunedì 22 gennaio 2018

[Intervista] Fogliabianca

Prego, entra, ti aspettavo.
Prendi pure posto dove vuoi.
Io ti ascolterò abbracciando uno dei cuscini, pronta a storie meravigliose, racconti fantastici e cogliere un pezzettino di te, quello più vero.
Cominciamo!

Prima di tutto volevo salutarti e ringraziarti per la possibilità che mi hai dato di partecipare a questa stupenda iniziativa!
Non vedevo l'ora di scoprire quali domande mi sarebbero state poste.
Allora inziamo!

1) Modern Room, la stanza della verità ora a tua disposizione. La mia prima domanda è questa: con quali occhi hai varcato questa soglia? Cosa senti possa darti?

Ho varcato la soglia di questa meravigliosa ed accogliente stanza con molta curiosità e con il desiderio di mostrare la mia vera essenza, forse anche perché penso che questa esperienza possa rappresentare per me l'inizio di un percorso in grado di portarmi alla scoperta di ciò che sono realmente, ma che ho sempre avuto la paura di mostrare al mondo e che ho, quindi, cercato di nascondere, se non, perfino, di reprimere.

2) In che misura credi che la curiosità possa essere utile a uno scrittore? Perché?

Penso che la curiosità sia fondamentale in ogni campo, in particolar modo per chi ha intenzione di scrivere su carta o, nel nostro caso, su uno schermo.
Penso che la curiosità sia in grado di aprire nuovi orizzonti e di far varcare a chi la possiede la soglia che lo tiene piantato sul posto e che gli impedisce di scoprire ciò che di bello gli sta attorno.
Detto ciò, credo che lo scrittore debba sempre essere mosso dalla curiosità per vari motivi.
Egli dovrebbe provare curiosità nei confronti di coloro che leggono ciò che la sua mente e l'inchiostro della penna che tiene stretta tra le dita producono per scoprire che riscontro la propria opera ha da parte del pubblico, quali sono i propri punti di forza e cosa, invece, sarebbe meglio modificare.
Se una persona, sopratutto lo scrittore, per la motivazione sopra citata e per quella che andrò successivamente a spiegare, non è mosso da nemmeno un pizzico di curiosità e non viene spinto da quella sferzata fresca in grado di risvegliarlo dal proprio torpore che gli tappa le ali, non avrà mai la possibilità di migliorarsi.
Credo, inoltre, che la curiosità sia utile per far si che colui che scrive sia sempre intento a scavare sempre più a fondo nella propria opera e in ciò che la propria creatività senza freni lo porta a scrivere.

3) Ora che puoi, raccontami un passo particolarmente ostico della tua opera. Riesci a fare luce sui motivi di tale difficoltà?

Penso che nella mia opera, se così può essere definita, non vi sia un passo particolarmente ostico.
Ad essere onesta, la stesura dell'intero testo, benché sia ancora in corso di svolgimento, mi ha fatto sudare sette camice.
La storia parla di me e della mia vita, nonostante io cerchi di celare significati nascosti attraverso l'utilizzo di elementi fantastici o metafore.
Scrivere mi aiuta a liberarmi dai massi pesanti che mi fanno sprofondare nelle acque di un abisso tormentato, ma mettere per iscritto ciò che ti opprime e, sopratutto, cercare di riportare le tue emozioni in modo che chi legga possa immedesimarsi nel personaggio descritto, penso sia molto complicato.

4) Pensi di essere stata particolarmente originale nella caratterizzazione dei tuoi personaggi?

Mi piacerebbe dire di sì, dire che i miei personaggi sono originali e caratterizzati talmente bene dal punto di vista psicologico da distinguersi da tutti o, perlomeno, dalla maggior parte di quelli che si trovano negli altri romanzi, ma, a dir la verità, dietro la loro creazione c'è un pensiero ed una storia particolare che nonostante non li renda forse molto originali non mi porterebbe mai a decidere di modificarli.
Ogni singolo personaggio della mia storia rispecchia le caratteristiche di una persona che ha segnato la mia vita e, avendo preso spunto da coloro che conosco personalmente e sostenendo la tesi secondo la quale ognuno di noi è diverso, credo che a loro modo si facciano spazio a testa alta tra l'enorme massa dei personaggi delle storie fantasy e non.
Inoltre, vorrei presentare un mio personaggio in particolare.
Ti starai chiedendo il perché dato quello che ho appena sostenuto.
Ti rispondo immediatamente!
Roxy, la protagonista della mia storia, è un personaggio che spicca, se non per originalità creativa, per il fatto che non spesso vengono presentati personaggi così realistici e somiglianti a tutti coloro che ai giorni d'oggi sono tormentati da una bassa autostima o da continui pensieri di autocommiserazione.

5) Ti andrebbe di raccontare un episodio particolarmente significativo legato alla tua volontà di intraprendere la via della scrittura?

Fin da quando ero piccola ho sempre adorato leggere.
Leggevo qualsiasi genere, dal fantasy all' horror, dal rosa al poliziesco.
Ho sempre ammirato gli scrittori per le loro doti. Desideravo essere anche io in grado di scrivere una storia talmente coinvolgente da appassionare centinaia di lettori.
Crescendo, ho iniziato piano piano a diminuire la quantità di libri che divoravo all'anno, fino a giungere a così pochi libri da poterli contare sulla punta delle dita.
Successivamente, crescendo, ho iniziato ad avere problemi legati ai miei stati d'animo e problemi nella gestione dell'ansia.
Mi ricordo ancora quando, un bel giorno, seduta di fronte alla mia dottoressa, mi ritrovai tra le mani un piccolo quadernino colorato.
"Cosa me ne faccio?" le chiesi rigirandomi il quaderno tra le mani.
"Scrivi" mi disse lei, semplicemente.
Da quel giorno, non ho mai smesso.
Ho iniziato a scrivere cosa provavo sul momento, quello che mi provocava tanta ansia da non farmi star tranquilla un solo secondo.
Successivamente, ho iniziato ad inventare storie brevi, ed ora mi ritrovo con un racconto con un'introduzione, con una svolgimento e, successivamente, con quello che diventerà un finale!

6) Se potessi conoscere in anticipo l'accoglienza che riceverà il tuo libro e se questa fosse negativa, rimarresti comunque fedele a te stessa oppure cederesti al successo pubblicando qualcosa che non ti rispecchia?

Onestamente, penso che come chiunque altro ci rimarrei davvero male, per questo devo ammettere che la delusione mi porterebbe a rifletterci per un lungo istante.
La conclusione, però, sarebbe sempre la stessa: non cambierei il mio libro per nessuna ragione al mondo.
Esso rispecchia la mia identità e la mia anima, e non permetterei mai a nessuno di cambiarmi.

7) Quale autore è riuscito a cambiare il tuo punto di vista sulla scrittura?

Amo l'arte della scrittura e rispetto a prescindere chiunque decida di alimentarla.
Certo, ho le mie preferenze, ma nessun autore in particolare ha modificato il mio punto di vista sulla scrittura.
C'è chi è stato in grado di farmi appassionare, ma tra tutti devi ringraziare quella cerchia di autori che è stata in grado di farmi capire attraverso le proprie opere che come esse racchiudevano i propri tormenri interiori, anche i miei sarebbero potuti essere racchiusi in un pezzo di carta.

8) Invita il pubblico a "vivere" la tua opera: puoi adoperare solo un verbo.

Cavolo, questa è difficile! Penso che inviterei tutti a "lasciarsi trasportare" dal mio racconto.

9) Quale attuale indispensabile qualità porterai con te nella costruzione del "te-scrittore" di domani?

La qualità che deciderò di portarmi dietro domani così come deciderò di custodire come se fosse un tesoro prezioso è la sincerità!

10) Ultima domanda. Il viaggio nell'opportunità di conoscere te stesso e lasciare che altri imparino qualcosa di te è compiuto. Gli occhi con cui mi lasci sono gli stessi con cui sei entrato?

Devo dirti che queste dieci semplici domande mi hanno fatto capire cosa realmente voglio dal percorso che sto intraprendendo e cosa è realmente importante per me, quindi no, non uscirò da questa stanza con gli stessi occhi con i quali sono entrata.
Ora vedrò il mondo con gli occhi che riflettono la mia vera essenza, la mia vera identità.
Grazie di tutto!! È stato un vero piacere! :)

Il piacere è stato mio. Grazie infinite per il tuo tempo.

[Valutazione] Walking in my mind - Fogliabianca


Nome dell'opera: Walking in my mind
Autore: Fogliabianca
Genere:
Fantasy
Valutazione: primi 5 capitoli (escluso "Introduzione")
Lettura: intera opera finora pubblicata
Punteggio: 48/100
1) GRAMMATICA 8/25
Gli errori (tutti, tranne le segnalazioni sulla punteggiatura) verranno sommati. Il gruppo che comprenderà quelli di sintassi sarà moltiplicato per 2, di semantica per 1,5, di ortografia per 1. Una volta ottenuto il risultato esso sarà arrotondato per eccesso e in decimi sottratto al punteggio pieno di 25. In questo modo si darà maggior peso agli errori di sintassi, a seguire a quelli di semantica, in coda gli errori di ortografia.
CommentoNon negherò ciò che di evidente è emerso dalla lettura di "Walking in my mind". C'è una probabilità molto alta che numerosi refusi riguardanti l'ortografia siano dovuti alla foga della scrittura e alla mancata rilettura e/o revisione del testo prima di operare la pubblicazione. Insomma nulla di grave che non possa essere corretto con pochissimo sforzo.
Ciò che manca completamente è la punteggiatura. Ho faticato a mantenere il passo in pensieri, descrizioni, fatti. La narrazione è osteggiata da tale fandamentale struttura di base. Ho ritenuto inutile pertanto appuntarne le segnalazioni.
Un secondo punto dolente è stato la semantica. Ho rilevato un uso spropositato di termini fuori contesto per cercare di dare un peso al contenuto, ottenendo però un effetto grottesco.
Tentente all'ottimo la sintassi generale (quella che maggiormente si rileva e che riguarda l'uso dei tempi verbali, delle corrette subordinate, che insomma dà un parametro di massima aiutando nella comprensione del testo). Complessivamente l'opera va revisionata a fondo per poter essere considerata tale. Ciò che mi rammarica maggiormente è vedere un prodotto con così grande potenziale ricoperto di così tanta polvere. Risulta evidente che l'autrice sappia come tenere la penna in mano, ma la mancanza di pulizia fa un grandissimo torto a questa opera.
Di seguito il dettaglio utile solo all'autrice, gli altri potranno saltarlo a pié pari!
Punteggio
Sintassi: 50 x 2 = 100
Semantica: 12 x 1,5 = 18
Ortografia: 48 x 1 = 48
Tot: 166 = -17 punti
- Sintassi (errori evidenziati in numero)
17 (uso improprio della "d" eufonica)
23 (ridondante ripetizione del medesimo termine all'interno dello stesso paragrafo, senza mostrare segni di rafforzamento)
4 (sistematico uso del "si" riflessivo in luogo di "sì" affermativo)
1 (aggiunta impropria ci una preposizione semplice all'interno di una frase idiomatica, con conseguente sconvolgimento del senso logico della stessa)
1 (errore in un tempo verbale)
2 (uso di una proposizione subordinata, in luogo nella coordinata corretta)
1 (scambio tra prima e terza persona nell'uso di un verbo)
1 (mancato accordo di genere del participio passato al soggetto cui si riferisce)
- Semantica (errori evidenziati in numero)
11 (uso improprio del significato di un termine in luogo di quello adeguato)
1 (uso del termine "rattristire" in luogo di "intristire" o "rattristare" e mancato significato dello stesso)
- Ortografia (errori evidenziati in numero)
1 (errore ortografico per "catturó" in luogo di "catturò")
1 (refuso "un lunga" anziché "una lunga")
34 (refuso, manca uno spazio)
1 (errore ortografico per "attornava" in luogo di "attorniava")
1 (errore ortografico per "ei" in luogo dell'interiezione "ehi")
1 (errore ortografico per "esterefatta" in luogo di "esterrefatta")
1 (errore ortografico per "sopratutto" in luogo di "soprattutto")
1 (errore ortografico per "li" in luogo di "lì")
1 (errore ortografico per "un'imbarazzo" invece di "un imbarazzo")
1 (non contato) ("sgombera" in luogo di "sgombra")
1 (errore ortografico per "alleggiava" anziché "aleggiava")
1 (refuso "dento" anziché "dentro")
1 (refuso "i collo" anziché "il collo")
1 (refuso "delle maglietta" anziché "della maglietta")
1 (refuso "inizia" anziché "iniziai")
1 (refuso, mancata maiuscola dopo il punto)
- Punteggiatura
(fin dall'inizio c'è una forte tendenza a sopprimere la punteggiatura o ad aggiungerne dove non richiesta, con conseguente difficoltà di lettura e/o comprensione del testo e una pesantezza data dai periodi estremamente lunghi.)
(totale mancanza di punteggiatura all'interno del discorso diretto a chiusura dello stesso)
2) LINEARITÀ DEL TESTO 17/30
Per ogni gruppo, verrà assegnato un punteggio in decimi, spiegato all'interno della valutazione. La somma del punteggio di ogni gruppo corrisponderà al voto finale per questo parametro.
- Coerenza interna 4/10Ho potuto rilevare in soli 5 capitoli numerosi punti critici nella trama. Ne segnalerò solo alcuni, spiegando per ogni punto l'impossibilità di realtà e relativa coerenza all'interno del testo. Non ho potuto dare un voto più alto, vivendo la lettura di questo testo con un costante senso di ambiguità.
Cap 1: Roxy è immobilizzata letteralmente e in quanto tale dopo una sola riga non dovebbe avere il potere di fare un passo.
Cap 1: generale tendenza a credere inverosimile che la protagonista, in pieno spazio aperto, in bilico su una corda, possa valutare l'abbinamento dei colori dei propri vestiti, guardarsi addirittura in uno specchio tascabile. La percezione della realtà descritta è assurda rispetto a quella realmente vissuta emotivamente dalla protagonista.
Cap 1: "...prima mi era apparso un tramonto dalle sfumature rassicuranti". Fino a quando l'autore non ne fa menzione, il lettore non ha alcuna anticipazione del fatto che possa esserci qualcosa di rassicurante nell'esperienza che sta vivendo la protagonista. L'uso di una frase così tanto positiva, piazzata all'interno di un concetto pieno di tensione, appare sproporzionata e fuori luogo. La scorrettezza del senso della frase è avidenziata dall'avverbio di tempo "prima" che lascia immaginare che la protagonista avrebbe denotato anteriormente quel tramonto, ma che non ne avesse fatto mezione. Eppure la cronologia temporale di ciò che accade da quando ella apre gli occhi è talmente minuziosa, da farci sentire quella annotazione come "falsa".
Cap 1: "...dolore atroce alla spalla, talmente forte e straziante da farmi socchiudere gli occhi". Il lettore non viene messo in condizioni di immaginare una scena coerente. L'uso di termini quali "atroce", "straziante" anticipano una risposta emotivo-fisica molto forte. In questo caso invece la protagonista non fa altro che socchiudere gli occhi, quindi nemmeno li chiude completamente, ma piuttosto ne lascia una fessura, riuscendo ancora a comandare quei piccoli muscoli involontari anche in presenza di un grande dolore fisico. Successivamente a quest'ultimo, ci si aspetterebbe una chiusura totale delle palpebre (serrare gli occhi) o al contrario un'apertura incontrollata degli stessi (sgranare gli occhi), ma la via di mezzo è troppo "controllata" per apparire coerente al contesto.
Cap 2: "Tolsi in fretta il maglione di lana e la maglietta". Scorretto. Nel primo capitolo la protagonista ci informa che sta indossando una giacca (dalla quale tira fuori uno specchietto) e, dato che non viene fatta menzione della modifica dell'abbigliamento tra sogno/realtà, leggerne ora la modifica risulta incoerente per il lettore, il quale potrebbe sentirsi preso in giro.
Cap 3: "...immenso giardino pieno di fiori dai colori vivaci [...] e che alla luce del sole sembravano quasi dei piccoli diamanti." Il capitolo 2 si chiude con la descrizione di un luogo oltremodo (o)scuro, sia riguardo gli effetti visivi percepibili, sia a causa del mistero che aleggia intorno allo stesso. Il capitolo 3 introduce invece una immagine luminosa, colorata, splendente (incoerente con la descrizione precedente) che non giustifica, all'interno dello stesso, un brusco ridimensionamento della luce, quando la protagonista afferma sicura che "non potei fare altro che imbambolarmi a osservare il suo sorriso che sembrava risplendere nell'oscurità".
Cap 3: "scoprii starmi fissando da tempo". Questa affermazione è un ossimoro, poiché descrive una scoperta fatta in un preciso istante. Mostra che la protagonista non può sapere che Jordan la sta guardando "da tempo", dato che l'ha appena saputo.
- Capacità espressiva 8/10
Molto buona la capacità globale dell'autrice di esprimere le emozioni legate a determinati concetti e/o sentimenti. Molto brava quando, in alcuni momenti, tocca argomenti particolarmente forti, riguardanti l'introspezione, la messa a fuoco del proprio io, la reale volontà di condividere gli aspetti più oscuri della mente, e riesce a condividerne la crudezza in modo chiaro. Assolutamente poco convincente nei fammenti "romantici" o presunti tali, rilevati come "fuori contesto" in un'opera che avrebbe potuto girare solo attorno alla cupezza e alla mancata definizione dell'animo.
- Definizione dello stile 5/10Lo stile è nascosto sotto cumuli di polvere. C'è, ma è ricoperto di arzigogoli superflui: c'è troppo, e questo troppo risulta pesante. La tecnica va affinata. I tempi e i periodi necessitano di pause e c'è grande bisogno di semplificazione per rendere credibile un testo simile. Inoltre, l'uso spropositato delle negazioni per rendere i concetti affermativi (es "non lasciandomi la possibilità" in luogo di un più elegante "impedendomi di") a spiegare fatti e azioni importanti e/o anche situazioni complesse, non ha aiutato il lettore a immedesimarsi in uno solo dei personaggi. Si perde troppo facilmente la scorrevolezza del testo. E questo è un grandissimo perccato.
3) CONTENUTO 12/25Cercherò di assegnare un punteggio quantomai coerente con uno dei quattro gruppi sopraccitati. Una volta assegnato un gruppo (Scarso, Sufficiente, Buono, Eccellente), segnalerò le motivazioni per attribuire un punteggio piuttosto che un altro all'interno del range di riferimento. Il numero che verrà fuori sarà il risultato di un'analisi, per quanto possibile, oggettiva.
- SufficientePer quanto si possa essere riscontrata una certa "originalità" nella proposta, il contenuto non coinvolge completamente a causa di numerose piccole mancanze.
Ambientazione
Molto più che percepibile è l'assenza di una specifica ambientazione a far da struttura al testo. Quella raccontata invece è carente da un punto di vista descrittivo, purtroppo. C'è sempre e solo "un bagno", c'è "una casa", "un bar" (de quale tra l'altro se n'è descritto l'accesso tramite un "portone di legno" poco consono a un locale simile). Perfino il luogo "sotterraneo", inizialmente descritto come oscuro, appare ambiguo già dai primissimi paragrafi nel quale se ne racconta. Come ci fosse una costante patina a coprire gli occhi del lettore, il quale fa fatica a raggiungere luoghi, oggetti e persone ben definiti. Sono certa però che un'opera di revisione possa sopperire a tante e tali mancanze con pochissimo sforzo.
Descrizione personaggi
Riguardo la caratterizzazione fisica, i personaggi non sono altro che occhi e capelli. Non c'è una descrizione specifica per ogni personaggio. Da un punto di vista psicologico/caratteriale, alcuni sembrano avere comportamenti al limite della follia (Jason), passano da momenti di spensierata tranquillità all'improvvisa rabbia. Comportamenti assolutamente non giustificabili dal contesto. La protagonista stessa appare fortemente "inconsapevole".  Ma credo che questa sia stata una scelta voluta dall'autrice. Roxy non capisce, dubita di sé, non sa, non vuole. Tutto ciò che sappiamo di lei è questa volontà di mettere in atto azioni di autolesionismo. Ma all'interno dell'opera queste ultime purtroppo (per quanto crude e piene di significato intrinseco) non sono altro che fini a se stesse, dato che non apportano un senso specifico al testo. Raccontata con grande animo la sofferenza interiore, ne viene poco a galla il potenziale.
Emotività
Ambiguo anche questo parametro, anche se a un tratto mi sono domandata se non fosse questo l'intento dell'autore (bisognerebbe poterne leggere l'intera opera per valutarne la portata). Sufficiente poiché la parte narrativa ben funzionante si scontra con alcuni comportamenti incomprensibili cuciti addosso ai personaggi. Ogni specifica azione, anche da un punto di vista emotivo, non sembra essere legata da una logica di base. Una logica che quantomeno ne giustifichi gli sviluppi. Tanto potenziale la cui tecnica va assolutamente affinata.
Narrazione e azioneC'è una probabilità abbastanza alta che alcuni accadimenti descritti finora non siano comprensibili poiché l'opera non è completa. Certo, è possibile, ma da ciò che ho letto mi è parso di denotare una confusione non solo nelle azioni principali (quando ad esempio la protagonista si ritrova, quale "novellina" nel mondo oscuro e misterioso), ma anche durante il filo temporale della storia nella realtà vera. Non c'è un vero filo nella trama. La giovane semplicemente "esiste", ha un rapporto importante con Oscar e pare abbia una madre che ogni tanto la chiama e le chiede come sta. Ha un'amica Alexis, di cui sappiamo poco e niente, e vive questi "episodi" di perdita di coscienza che la portano in un mondo parallelo, le incursioni nel quale non sappiamo bene che motivo abbiano d'essere. Sono fiduciosa sul fatto che la trama debba ancora svilupparsi come si deve.
4) COMMENTO PERSONALE 11/20
Il mio voto è un 5 e mezzo.
Data l'introduzione allo stesso, mi sono preparata a leggere questo testo con grande curiosità, assaporando con grande gioia ciò che speravo sarebbe stato un buon prodotto.
Non sono riuscita a incontrare invece un sincero e definito contenuto, nonostante mi sia resa conto del potenziale davvero alto dell'autrice e di quanta profondità sembra ella possieda.
Mi sono domandata i motivi di tanti e tali refusi all'interno del testo e della poca cura con cui lo si presenta ai lettori. Mi sono risposta che probabilmente non si è data eccessiva importanza alla forma, quanto invece ne sia stata data al contenuto.
Ebbene, in presenza anche di un contenuto valido, piacevole, eccellente, la mancanza di una struttura di base impedisce a una gemma di risplendere.
C'è tanto animo. Tanto tanto animo, e avrei voluto vedere solo quello, nella sua più luminosa espressione.
Questa è stata la mia impressione. Che questa storia sia impolverata, che necessiti di amore e cura per poter diventare importante spunto di riflessione, oltreché un buon prodotto fantasy.
Auguro all'autrice tanta tanta fortuna per il futuro! :)

lunedì 15 gennaio 2018

[Intervista] giuliettaStA

Oddio, che stanza! Io scelgo la poltrona blu, quella a destra... oh, no ti prego, non badare ai miei modi... prendi posto dove vuoi e mettiti comoda! 

Ma, cara MiaRomi, come potrei non badare ai tuoi modi? Dicono così tanto del carattere di una persona! Mi accomodo sulla poltrona blu a sinistra e se ci fosse del tè sarebbe perfetto: anche se, di certo, come al mio solito non ne berrei che metà, tutta la scena ne gioverebbe, non trovi?

Che tè sia! Ne prendo una tazza anche io.
Questa stanza va vissuta di getto.
Ho davvero voglia di perdermi in questo interessante e curioso tete a tete.
Fammi un cenno e partiamo con le domande!
Iniziamo, non vedo l'ora!

1) Eccoci nella Boho Chic Room. Quale scintilla è scattata, in riferimento alla foto dell'ambiente che hai scelto? E se dovessi rifarti alla descrizione che ne hai letto, in cosa precisamente sapresti rispecchiare la tua personalità?

Inizio col dirti che proprio queste due poltrone su cui siamo accomodate, insieme al tavolino pieno di foto e ricordi qui al nostro fianco, hanno letteralmente calamitato la mia attenzione appena vi ho posato gli occhi.
Nel mio personalissimo immaginario, alle parole "Intervista a una scrittrice" si associa l'immagine di una signora con soffici, candidi boccoli e un paio d'occhiali sul naso. Indossa pantaloni di lino chiaro e accavalla le gambe bevendo il tè (ora comprendi la mia richiesta?), accomodata in una stanza tipicamente inglese, e disquisisce con fare confidenziale della sua opera. Ora: io non sono inglese, non ho l'età per avere soffici capelli bianchi e men che meno sono una scrittrice. Cosa mi rimane? La stanza.
Per quanto riguarda la mia personalità, invece, nella descrizione sono state diverse le parole in cui mi sono ritrovata.
Ironia. Non posso farne a meno, è il prezzemolino di quasi tutti i miei dialoghi: sottile e impalpabile, ci condisco ogni situazione e chi non mi conosce bene spesso ci casca con entrambi i piedi.
Stravaganza: non a livello estetico quanto più caratteriale. Mi hanno detto spesso "Sei strana" o "Sei diversa": e da quando è un difetto? Me l'hanno detto perché leggo praticamente di tutto e ascolto qualunque tipo di musica (tranne il neomelodico, mi spiace, Gigi) e lì subito a dire "non è possibile che ti piacciano tutte queste cose, se ascolti Reggaeton non puoi apprezzare la musica classica"; me l'hanno detto perché amo uscire a fare shopping con le amiche, ma amo anche chiudermi a casa a giocare a World of Warcraft (anche se l'ho abbandonato quando ho capito che era inconciliabile con l'università, addio mia adorata Horda); me l'hanno detto perché ho scelto una facoltà impegnativa e pesante, ma non ho mai rinunciato (negli anni d'oro, che ora a quasi 27 anni mi sento vecchia) ad andare a fare l'alba e svegliarmi sfranta il pomeriggio dopo.
Insomma, sono una contraddizione vivente, secondo la gente, e quindi strana.
Ma ti svelo un segreto: secondo me sono solo una a cui piace fare un sacco di cose. E a questo si ricollega un'altra parola che di questa stanza mi ha colpito: poliedrica.

2) Qual è il tuo più grande talento?

Fare il camaleonte.
'Nchessenso? Mi adatto a ogni situazione, non faccio mai problemi, do pochissimo fastidio e dove mi metti sto. Mi va bene tutto, sono sempre quella che "Dai, decidi tu, ché per me è uguale."
(E a volte è anche il mio più grande difetto, spesso mi mettono i piedi in testa e a me va comunque bene per il "quieto vivere", "non ne vale la pena discutere", "giuro che io mi adatto". Finchè poi non mi girano gli zebedei, s'intende. Poche, ma intense, volte, e a quel punto meglio sparire.)

3) Quella che hai scritto è anche la tua migliore opera che abbia mai letto?

Uh mamma, assolutamente no! Né su Wattpad, né fuori da qui. Ti dirò: sono una persona estremamente realista e sono consapevole di riuscire a infilare parole una dietro l'altra con una grammatica e sintassi abbastanza decente, ma da qui al pensare che sia la migliore opera letta ci passa l'oceano Atlantico! Sono anche una persona molto critica, soprattutto con me stessa, ed eternamente insoddisfatta. Spesso leggo e rileggo quello che scrivo e cerco di capire se possa suscitare lo stesso brivido che io provo quando cerco di tradurre le emozioni in parole o che le parole altrui suscitano in me.
E 99 volte su 100 non mi piace, mi sembra imperfetto.

4) Se il protagonista della tua opera potesse cambiare un passaggio della storia che sta vivendo, quale sceglierebbe e perché? 
Questa è una domanda difficile e spinosa e come tale ha una risposta altrettanto difficile. Perché Beatrice, nel 2017, si chiede se sarebbe stato meglio non incontrarlo proprio, Andrea, e cambiare questo primo, essenziale passaggio. Ne consegue che questa mia storia non avrebbe nemmeno senso d'essere, altro che pezzo mancante. Però... a volte Bea si ravvede, pensa che "è stato meglio lasciarci (o soffrire) che non esserci mai incontrati" (cit.) e quindi posso impegnarmi a trovare un altro passaggio.
Se Beatrice potesse, per gli eventi fino al momento della narrazione accaduti, cambierebbe la relazione con Carlo. Potendo tornare indietro non gli darebbe assolutamente una possibilità sapendo che l'ha fatto solo soffrire inutilmente, anche se le sue intenzioni erano ottime, in fondo lei ci ha solo provato. O almeno vorrebbe aver avuto, a posteriori, il coraggio di parlargli e spiegare perché non è andata bene tra loro due.

5) Quale prezzo ha la strada della scrittura?

Ne ha due, fondamentali, secondo me.
Il tempo. Te lo mangia, letteralmente. Devi poterti concedere il tempo di metterti lì di fronte al foglio bianco a non sapere che diavolo dire e a farti venire l'ispirazione, di poter annotare ovunque idee fulminee, di poter leggere e rileggere finché il tutto non si avvicina a quello che vuoi esprimere e soprattutto devi concederti il tempo di interagire con chi ti legge, perché se uno scrive e pubblica è per essere letto e sapere che pensano gli altri delle sue parole. Trovo, quindi, estremamente egoistico "rubare" il parere di qualcuno che ha speso qualche attimo della sua vita a commentare qualcosa di tuo, senza poi trovare tempo e modo di rispondergli, fosse anche solo per dire "grazie".
Con questo non dico che si deve essere perennemente attivi, 24/7, anch'io lavoro, un fidanzato e amici, problemi e imprevisti e una vita fuori da qui. Dico che si deve essere solo consapevoli di dover sacrificare un po' del proprio tempo libero.
Le critiche. Il gioco prevede complimenti, ma anche critiche, che quando sono costruttive e poste con garbo vanno accettate. TUTTE. Anche se tu hai speso una notte su un concetto che ti sembra da premio nobel e qualcuno ti dice che va rivisto perché non ci capisce un'acca. Anche se tu sei convinta di aver fatto un lavoro impeccabile a livello di grammatica e sintassi e qualcuno dice, magari senza nemmeno indicarti dove e come, che trova il tuo scritto imperfetto. E anche quando le critiche non sono costruttive o vengono poste con arroganza, tu devi controbattere con garbo, sempre, altrimenti a passare dalla parte del torto sei tu. E bisogna anche accettare che a qualcuno faccia schifo quello che scrivi: il mondo è bello perché è vario. Non si possono incontrare i gusti di chiunque.
Andare avanti e cercare di migliorarsi, sempre, comunque. Non farsi abbattere da un parere negativo, mai.

6) Se potessi leggere negli occhi dei tuoi lettori, cosa pensi di aver lasciato loro attraverso la tua opera? Saresti lettore di te stesso?

Ecco, come ti ho detto prima io mi leggo molto, sono e sarei sempre lettrice di me stessa, perché in primis, quando scrivo, cerco di accontentare me. Ritengo che solo se ci si trova a proprio agio con le parole che si scrivono, allora ci si può permettere di giocarci e cercare di renderle al pubblico. Sono sempre stata quella che "quest'argomento mi fa schifo", lo studiavo male e nonostante tutto l'impegno prendevo un voto basso. Non vorremo mica replicare? Menomale che, come dicevo prima, mi piace leggere di tutto ;)
Per quanto riguarda la prima parte della domanda, provo a risponderti con quello che i miei lettori mi hanno detto.
Li ho fatti piangere. Li ho fatti ridere. Li ho fatti ricordare con nostalgia tempi passati e ho fatto provare loro altrettanta nostalgia per momenti mai vissuti e città mai visitate.
Li ho portati e li sto tutt'ora portando, forse, spero, a passeggiare come equilibristi su quella linea sottilissima tesa tra il giusto e lo sbagliato, in modo che quando arriveranno i patatracks (il termine onomatopeico rende un sacco!) potranno incazzarsi, rallegrarsi, lottare con le loro stesse emozioni e capire insieme a me e Bea e Andrea se, in loro, vince cuore o cervello.
Cosa credo di aver lasciato loro, dunque, cosa credo di leggere nei loro occhi?
Emozioni.
Pure, schiette, vive, vibranti, travolgenti, semplici emozioni.

7) Hai mai provato una sensazione di vuoto profondo al termine della lettura di un romanzo? Se sì, sai definirla? Se no, la domanda è questa: credi di essere una persona empatica?

Se l'ho provata? Ci vado a nozze!
Sono sempre stata una che ha pianto. Tanto. O per nervoso e per sfogare la rabbia o per intenso dolore e fin da piccola ho sempre versato lacrime e singhiozzi quando avevo a che fare con la morte in qualche storia, fosse anche quella del drago di un cartone animato visto a 24 anni. (Sì, tratto da una storia vera.)
Ora: il guaio è che ho di recente iniziato a piangere per qualsiasi emozione troppo forte (il dolore del lutto è sempre il primo della lista, però), anche, per dire, per la commozione dovuta ai successi che il personaggio X raggiunge dopo mille asperità.
E i libri hanno il simpatico "difetto" di essere intrisi di emozione.
Qualunque libro io abbia letto e mi abbia coinvolto a tal punto da farmi piegare letteralmente in due per le emozioni provate mi ha lasciato un denso vuoto dentro, quando finito, da cui mi sono ripresa dopo giorni. Esempio random, il primo che mi viene in mente (leggo troppo per avere sotto mano l'Esempio principe, quello con la E maiuscola, e devo per forza pescare a caso nel viale dei ricordi): Allegiant, l'ultimo libro della saga di Divergent. Ho finito di leggerlo alle 6.30 di una fredda mattina d'inverno, dopo una notte passata in bianco illuminata dalla lampadina del comodino, tra le lacrime. Non sono andata a lezione per recuperare sonno e mi sono svegliata verso mezzogiorno, piangendo. Ho cucinato il pranzo soffrendo come una dannata e non parlando con nessuna delle mie coinquiline e quella sera non sono uscita per poter vedere il primo film della saga, al fine di cercare qualcosa che ancora mi legasse al libro, non capacitandomi del fatto che fosse davvero finito.
Sviluppo una forma di ossessione maniacale per questo tipo di storie: continuo a riaprirle, quando sono alle ultime pagine leggo piano perché non voglio che finiscano, poi le fagocito senza nemmeno rendermene conto e la fine arriva presto e mi insulto. Rifiuto persino di leggere altro per un po', tanto trovo pieno di quella storia il vuoto che questa mi ha lasciato. È un po' lo stesso tipo di paradosso delle ingombranti presenze costituite dalle assenze.
Mi nego persino la lettura del seguito di una storia, a volte, se il dolore che questa mi ha lasciato addosso è troppo profondo, perchè non riesco ad accettare che le cose possano continuare e andare avanti se io sono ferma lì. Altro esempio random: Io prima di te. Non ho mai letto il seguito e mai credo lo leggerò. Mi rifiuto categoricamente.
Non so se ho girato attorno alla domanda, ma credo di non saperci rispondere meglio se non attraverso il mio stesso vissuto.

8) Attraverso quale canale è più facile trasmettere emozioni? Perché?

Libri, musica e film (ma non quelli fatti sulle trame dei libri, ché studi scientifici confermano che nel 99,9% dei casi sono una delusione più grande di quando compri le brioches al supermercato e non sono mai piene di cioccolato come nella foto. I film della saga di Divergent non si discostano da questa definizione, il film tratto da Io prima di te, invece, è una mosca bianca: meraviglioso.) Questo perchè trovo che siano le parole, in qualunque loro forma, il mezzo attraverso cui maggiormente si possano trasmettere le emozioni, dato il loro grande potere: l'immedesimazione. Riusciamo a provare qualcosa perchè riusciamo a sentirlo questo stesso qualcosa, dentro, che ci fa calare nei panni di qualcuno e appiccicarci sulla pelle le sue stesse emozioni. Come attori che si calano nella parte, per un momento quelle parole sono le nostre stesse parole. E a volte, piuttosto frequentemente tutto sommato, capita che quel cantante/scrittore/regista descriva proprio quello che abbiamo realmente già provato in un determinato momento. E lì non possiamo fare altro che riconoscerci e aprirci a questa meravigliosa, dolce/amara, sensazione.

9) Se potessi scegliere un superpotere che però non può essere usato su te stesso, quale sceglieresti e perché?

Questa è facile: mi piacerebbe poter sbirciare nella vita della gente come se fosse un film (può essere considerato un superpotere?)
Ne sono affascinata sin da piccola. Incontro qualcuno in treno o in autobus, al supermercato, in ospedale e mi chiedo chi sia, di cosa si occupi, se faccia una vita felice, se abiti in condominio, se abbia animali. Vorrei osservare le persone che mi colpiscono (possono essere di qualunque età, sesso, religione) nelle loro giornate tipo, il più delle volte perché mi chiedo se quello che dimostrano all'esterno e l'idea che ci si può fare di loro a prima occhiata corrisponda davvero a quello che in realtà sono.
Penso sia strettamente correlato con la mia voglia di scrivere, perché spesso è proprio immaginando la vita di queste persone che mi fluiscono le storie dalle mani.

10) Ultima domanda. Se il sindaco di una grande città europea ti desse la possibilità di incidere una targa ai piedi di un monumento importante, cosa vorresti ci fosse impresso?

Domanda a dir poco particolare. Uhm... Mi ricollego un po' alla risposta di prima.
Il fatto è che io sono proprio così: curiosa, avida di informazioni, soprattutto quando riguardano mitologia e narrativa storica greca e romana, ma anche cinese, giapponese, indiana, russa, solo per citarne alcune. Ho letto decine e decine di fiabe, miti e leggende di queste culture, erano le mie favole preferite da bambina e lo sono tutt'ora adesso.
Adoro visitare siti archeologici o di importanza storica (case, chiese, tutto) e pagherei oro per poterci frugare dentro. Amo soprattutto i posti un po' scuri, che ai tempi erano qualcosa di vivo, in cui ti muovi a piccoli passi con riverenza e con quella sensazione sulla pelle mista tra il sacro e il profano, ché ti sembra di star quasi violando qualcosa di prezioso. Di recente ho visitato le catacombe di Priscilla e...wow. Ma sto divagando :D
Amo leggere la storia di tutti i monumenti, chiese, edifici che incontro per la mia strada, appena trovo due righe scritte blocco tutti e mi ci fiondo, quindi se potessi incidere una targa ai piedi di un monumento importante, me la immaginerei così: "Qui trascorse il suo tempo Tal dei Tali, nato nel milleduecentocredici e noto per ..." . O anche "A questo luogo si intreccia la leggenda di Caio Sempronio, secondo cui...", "Dedicato a Tizio, noto per aver...", etc. La sua storia, insomma.
Spero di essere riuscita a spiegare che intendo!

Sei davvero una bella persona, Giulietta.
Grazie infinite per il tuo tempo.

[Valutazione] Tu sei - giuliettaStA



Nome dell'opera: Tu sei
Autore: giuliettaStA
Genere:
storia d'amore
Valutazione: primi 5 capitoli
Lettura: primi 10 capitoli (escluso "Istruzioni per l'uso")
Punteggio: 80/100

1) GRAMMATICA 22/25
Gli errori (tutti, tranne le segnalazioni sulla punteggiatura) verranno sommati. Il gruppo che comprenderà quelli di sintassi sarà moltiplicato per 2, di semantica per 1,5, di ortografia per 1. Una volta ottenuto il risultato esso sarà arrotondato per eccesso e in decimi sottratto al punteggio pieno di 25. In questo modo si darà maggior peso agli errori di sintassi, a seguire a quelli di semantica, in coda gli errori di ortografia.

CommentoIl problema più grave è risultato derivare dalla punteggiatura. Ricercata e utile inizialmente, quanto inadoperata, ridondante o sovrabbondante successivamente. Non posso però dire di aver riscontrato lacune dal punto di vista grammaticale. Certo, ci sono slang dialettali e frasi idiomatiche non sempre in linea con l'idea che mi sono fatta della storia, nulla che però stoni con l'intero contesto. L'idea generale è che si potrebbe provare ad affinare i dialoghi, pulire il testo dai vezzeggiativi linguistici troppo colloquiali e correggere la punteggiatura, per avere un buon prodotto. Di seguito il dettaglio degli errori riscontrati, utile naturalmente solo all'autrice. Tutti gli altri potranno saltare questo passaggio e leggere direttamente il punto successivo.

Punteggio
Sintassi: 10 x 2 = 20
Semantica: 2 x 1,5 = 3
Ortografia: 4 x 1 = 4
Tot: 27 = -3 punti
- Sintassi (errori evidenziati in numero)
1
(pronome relativo lontano dal termine cui si riferisce)
1 (non contato) (non ho compreso a il senso di "labbra carnose, che si toccano come due amanti nel chiudersi delle consonanti")
1
(ripetizione di complemento di specificazione attraverso la particella pronominale "ne" in uso quale complemento indiretto)
1 (in presenza della frase idiomatica "far da padrone", ho storto il naso per l'uso del genere femminile. Consiglio di modificare il periodo e utilizzare una circonlocuzione più aggraziata, eliminando l'articolo determinativo femminile con funzione sostantivante)
1 (ripetizione del medesimo termine all'interno dello stesso paragrafo. La ridondanza appare evidente poiché il termine non è di uso comune, pertanto salta all'occhio più di ogni qualsiasi altro. Vi sono parecchie ripetizioni, questa segnalata, però, non era ad uso rafforzativo, come la maggior parte delle volte in cui lo stratagemma viene adoperato.)
1 (uso di un verbo al singolare in luogo di una pluralità di soggetti)
2 (di norma, all'interno di una narrazione, sarebbe auspicabile adoperare il corsivo per termini non ancora entrati a far parte del nostro linguaggio. Ancor più per modi di dire ed esclamazioni)
1 (all'interno di una frase, vi è la presenza di un elenco di azioni riferentisi per una parte al soggetto corretto e in ultimo ad un paradossale soggetto errato)
1 (aggiunta inappropriata della particella riflessiva "si")
1 (uso del pronome relatino "che" in luogo della corretta congiunzione "ché", con successiva perdita di senso compiuto all'interno della frase)

- Semantica (errori evidenziati in numero)
1
(presenza del termine "seh" inesistente, quale interiezione)
1 (presenza del termine "sciallo" inesistente, quale aggettivo) 

- Ortografia (errori evidenziati in numero)
1 (errore ortografico per "riincontrare" in luogo di "rincontrare")
1 (errore ortografico per "finchè" in luogo di "finché")
1 (refuso di una "E' " al posto di "È")
1 (errore ortografico per "clichè" in luogo di "chiché")

- Punteggiatura (segnalazioni evidenziate in numero)
4
(inelegante virgola a dividere l'aggettivo dal sostantivo cui si riferisce)
1 (ridondante virgola adoperata prima di una congiunzione)
3 (delimitazione forzata di una circonlocuzione che sarebbe dovuta rimanere libera da vincoli)
1 (mancata delimitazione di una proposizione subordinata tra due virgole con conseguente lettura "a cascata")
1 (in presenza di più proposizioni all'interno di un periodo vi è la completa mancanza di punteggiatura)
1 (due punti di sospensione in luogo dei tre corretti)
3 (gradito un punto esclamativo in presenza di un'esclamazione)
1 (preferibile l'uso del punto e virgola in presenza di un elenco di pensieri compositi e ben strutturati)
(a partire del terzo capitolo c'è una forte tendenza a sopprimere la punteggiatura o ad aggiungerne dove non richiesta, con conseguente difficoltà di lettura e/o comprensione del testo e una pesantezza data purtroppo dai periodi a volte troppo lunghi.)

2) LINEARITÀ DEL TESTO 26/30Per ogni gruppo, verrà assegnato un punteggio in decimi, spiegato all'interno della valutazione. La somma del punteggio di ogni gruppo corrisponderà al voto finale per questo parametro.

- Coerenza interna 10/10
Questa è una storia la cui narrazione si dipana attraverso salti (più o meno ampi) avanti e indietro sul filo temporale della storia. È possibile ricostruirne la struttura, rifacendosi semplicemente alla data apposta a inizio capitolo.
Nonostante l'uso di un punto di vista a focalizzazione interna variabile, l'autrice ha comunque scelto di distinguere il punto di vista della protagonista femminile Beatrice, da quello maschile Andrea, per il quale la segnalazione è evidente con nome apposto a inizio capitolo. La storia è ambientata in epoca moderna e i salti temporali non superano i 7-8 anni (almeno nei capitoli che ho letto).
L'intento dell'autrice è oltremodo chiaro e questo obiettivo appare tale anche al lettore. Ho apprezzato la volontà di dare leggerezza al testo, quando Beatrice è una adolescente; renderlo più impegnato, profondo, pieno, quando invece, da adulta, affronta il distacco e sceglie la strada più complicata, che la rende donna in quanto tale.
Andrea è tanto un ventenne superficiale, disilluso, sicuro, quanto successivamente un uomo consapevole. Tale consapevolezza, arrivata evidentemente troppo tardi, non sembra comunque mutare i suoi comportamenti.
Purtroppo non si può parlare di ambientazione, epoca storica particolare, personaggi di contorno con un peso specifico tali da risultare rilevanti né c'è effettivamente un raggio d'azione che racconti qualcosa di più che di semplici incontri. Pertanto, in quei contesti non si può parlare di coerenza interna. Ciò che emerge preponderante è l'emotività, in un flusso costante che intreccia tutti i capitoli. Per quest'ultima, data la crescita personale dei protagonisti, non si può che assegnare voto pieno.

- Capacità espressiva 8/10
L'autrice si diverte a giocare con le parole, le rincorre, le afferra, prova a farle proprie, alcune volte riuscendo, altre invece meno. Ci sono momenti specifici all'interno della narrazione (il capitolo 6 ne è un esempio) in cui l'emotività è fortemente protagonista, sentita, rotonda: capitoli in cui il lavoro è davvero molto buono.  In alcuni specifici punti, invece, sembra che si spinga troppo. Ci sono momenti in cui il lettore ha bisogno di una pausa emotiva, in cui necessita di un momento per riflettere su ciò che sta accadendo. Che si tratti di conoscere i particolari di un certo ambiente, di uno specifico amico o di soffermarsi sulla cornice, per poter mettere a fuoco l'immenso impatto emotivo che gli si sta chiedendo di digerire. E, invece, la carenza dei tanti piccoli salvagenti a contorno alla storia provoca l'effetto opposto.
Se dovessi fare un esempio pratico, direi che è come se avessi sentito sulla pelle la piacevole carezza dell'acqua calda, mentre fuori fa freddo. Eppure, per quanto sia di mio gradimento, questa doccia bollente non potrà soddisfarmi per ore e ore e ore. Arriverà il momento in cui deciderò di lasciarmi abbracciare da un asciugamano asciutto, perché ho bisogno anche di altro.
In questa storia le emozioni sono tante, descritte molto bene, e inserite in ogni momento, anche quando non sarebbe opportuno leggerne. Il fatto è che a volte, vorrei soltanto poter staccare e riposare il cuore.

- Definizione dello stile 8/10Riesco a percepire uno stile definito, anche se sono certa l'autrice potrebbe puntare ad affinarne la tecnica personale. Non è uno stile descrittivo in senso stretto, ma lo diviene quando si tratta di comunicazione empatica. Sembra che voglia a tutti i costi arrivare al cuore del lettore, e ci riesce, anche se, oltre questo ambito, non ho riscontrato tratti specifici che mi indichino la presenza di quella specifica autrice.
3) CONTENUTO 18/25Cercherò di assegnare un punteggio quantomai coerente con uno dei quattro gruppi sopraccitati. Una volta assegnato un gruppo (Scarso, Sufficiente, Buono, Eccellente), segnalerò le motivazioni per attribuire un punteggio piuttosto che un altro all'interno del range di riferimento. Il numero che verrà fuori sarà il risultato di un'analisi, per quanto possibile, oggettiva. 

- Buono
C'è una preponderanza di emozioni, con la netta sensazione di starsi perdendo dettagli anche importanti.
Ambientazione
L'autrice ha, con grande originalità a mio parere, segnalato all'interno della storia alcuni specifici luoghi. Che si tratti di pub, ristoranti, bar, ella non ha fatto altro che adoperarli come ambientazione di alcuni specifici accadimenti. Ed è così che possiamo vedere il luogo in cui Andrea e Beatrice hanno sentito per la prima volta l'uno la presenza dell'altro (sguardi a parte, naturalmente). "Pierrot Le Fou" è il locale in cui il primo ha dedicato, anche se intimamente, la sua musica alla giovane e in cui la stessa ne ha avvertito la portata emozionale.
Cosa conosciamo però di questo luogo? Per tutta la durata della lettura (naturalmente si vedano solo i capitoli letti, la segnalazione non comprende l'intera storia) non c'è una particolare ambientazione cui rifarsi, si evince dai testi che potrebbe essere giorno, pomeriggio, sera, notte. Notte di San Lorenzo a parte, non si conoscono le stagioni, l'abbigliamento, il tempo. Non c'è una casa, una scuola, un parco, una piazza entrata di forza nel campo visivo del lettore. C'è tanta immaginazione a lasciare ampio spazio a ciò che conta di più: l'introspezione.
Descrizione personaggiDei protagonisti conosciamo vagli tratti somatici. Il colore dei capelli, degli occhi. Forse sono di media altezza, probabilmente esili, forse no. Sappiamo che Beatrice è "tarchiatella" e che Andrea ha gli occhi neri. Di Noemi, Carlo, Giacomo e tutti gli altri non sappiamo altro se non che "parlano con i protagonisti", che si relazionano ad essi.
Emotività
Punto pieno per questa categoria, come ho già ampiamente scritto in precedenza. Ciò che viaggia tra le pagine di "Tu sei" non è altro che la forte volontà di condivisione di sensazioni. Vibranti emozioni che protagonisti danno/ricevono/subiscono/evitano/vivono/provano/agiscono. Tutto gira attorno a questo (pre)potente uragano che è la storia stessa. Pochi fatti, poche parole.
Narrazione e azioneLe azioni sono brevi e schematiche. Durante un incontro ci si sofferma su uno sguardo. A una festasi sente l'altro attraverso la musica. Si esce per un giro in piazza. Si sta a scuola. Si esce da scuola. Si accetta. Si nega. Si sbatte una porta.
Tutto risulta naturalmente comprensibile, tanto che ogni "movimento narrativo" è stato semplicemente ridotto al minimo per dare rilievo a ciò che maggiormente si vuol mettere a fuoco: gli intimi turbamenti di due persone che si sono amate e la crescita morale che ne deriva. 

4) COMMENTO PERSONALE 14/20 
Il mio voto è un 7.
Questa storia ha una grande qualità: induce il lettore a immaginare praticamente tutto e contemporaneamente lo inonda di sensazioni. Ho subìto il fascino della maestria con cui l'autrice descrive i flussi di coscienza dei protagonisti. Ho come sentito un immediato legame nei loro confronti, una specie di affezione che mi ha spinto a proseguire la lettura sperando che non avessero provato sofferenza, rancore o comunque sentimenti definitivi l'una per l'altro.
Ho sofferto però la mancanza di un'ambientazione, ho sofferto la mancanza di volti. La migliore amica della protagonista è completamente anonima e me ne è dispiaciuto. E so che una sanza è solo una stanza, una via è solo una via, eppure ho sorriso come una bambina leggendo il capitolo numero 9 (Everest), che ho trovato ricco di dettagli, colori, sensazioni, persone, temperature... e ho capito che probabilmente la mia lettura è stata interrotta troppo presto, che lìopera deve ancora "cominciare", che tutto questo è stato solo il preludio agli eventi veri e propri. E così, ho semplicemente constatato le innumerevoli possibilità che lo scritto potenzialmente ha, sapendo che la nostra autrice non avrebbe in alcun modo deluso i suoi lettori.
In ultimo, ho  un appunto da fare sul contenuto. Ho sentito di aver già "provato" determinate sensazioni raccontate in quest'opera. Come se avessi vissuto un costante deja vù.
Le storie d'amore purtroppo possono manifestarsi in mille modi differenti eppure apparire sempre come la medesima. La magia di un sentimento tanto puro deve trasparire forte, quando si tratta di questo genere. E per quanto l'amore possa essere unico e, contemporaneamente, avere migliaia di sfaccettature se viene raccontato, ho creduto in alcuni momenti di non stare leggendo una storia originale, ma una riproduzione in stile "Giuliesco" di qualcosa che avevo già visto. Ciò non ha minato in alcun modo il talento che l'autrice ha avuto descrivendo la forte crescita psicologica dei suoi protagonisti.
Non mi resta che farle il mio in bocca al lupo!