lunedì 26 marzo 2018

[Intervista] ArielMartini

Non avrei mai detto che sarei stata tanto comoda su questo divano!
Così come non avrei detto, in fondo, che questa stanza avesse una sua propria eleganza.
Proviamo a darle un senso!
Se sei pronta cominciamo.
Dieci domande per te.

Onestamente? Nemmeno io avrei mai pensato di sentirmi così a mio agio. Prima di entrare ero in ansia. Ma i colori soffici di questa stanza somigliano a quelli che ho scelto per casa mia, quindi...
Cominciamo.

1) La Shabby Chic Room va capita. Non è una stanza "facile", eppure eccoti qui a sceglierla! Raccontami la scintilla che ha acceso in te la prima volontà di accomodartici e la certezza che ti ha spinto a sceglierla.

Concordo, non è una stanza facile, ma è l'unica che avrei potuto scegliere per me. Ho letto per bene la descrizione di ogni stanza, più di una volta. Ma ogni volta, il pensiero tornava a queste parole: "tutto sembra essere messo lì a caso, tutto sembra non avere un senso. Anche il più piccolo oggetto invece collocato con strategia". E' stato amore a prima vista. Parla non solo della mia storia, ma di me. Come avrei potuto non sceglierla?

2) Il tuo fascino spicca su una personalità omogenea, e io ho voglia di intravederlo: sapresti raccontarmi di te attraverso gli occhi di una persona per te molto importante?

Io sono Dio. Un pelino eccessivo? Forse. Ma se scelgo di parlarti di me attraverso gli occhi dei miei bambini, beh... se non sono proprio Dio (di cui loro ancora non hanno coscienza), ci vado però molto vicino. Non è spocchia, la mia, ma una mera constatazione. Sono un punto fermo, una certezza, un infinito libro con tutte le risposte. Fallace, ovviamente, ma loro non lo sanno. Sentono però che cerco costantemente di adoperarmi per il loro bene, perché siano sereni, felici. Sono severa quando serve e buffa quando stiamo giocando. Sono una sovrapposizione di più persone, personalità e umori, e scelgo con cura che lato di me mostrare, sempre, con tutti. L'apparenza è tutto quello che agli altri importa di noi. Può sembrare cinico, ma non lo è, non sono una persona fredda, ma realistica. E per esserlo, indosso tante maschere. 

3) Condividi con me un estratto della tua opera in cui tra le righe tu abbia scritto di te stessa: particolarità che il lettore non sarebbe mai capace di cogliere.

E' difficile, perché la mia storia tratta di personaggi non convenzionali (fammi illudere che sia così...) . Ma più che un estratto posso confessarti tranquillamente che tutta la storia è imbevuta di me. Di quello che amo, di quello che sognavo, di quello che sogno tutt'ora e di come reagisco a volte. Prendi il personaggio di Suire. Sono io, estremizzata e gettata in un contesto fantasy. Oppure Imlach: il suo pragmatismo è il mio, totalmente.

4) Raccontami un episodio particolarmente significativo legato alla costruzione di uno dei tuoi personaggi: cos'è che non vedo? Mostramelo.

Ogni personaggio di "Sacrifice" ha la sua storia, si muove e agisce per un motivo specifico. Ho però avvertito la necessità di addentrarmi nel rapporto tra fratelli, nelle dinamiche affettive soprattutto che intercorrono tra loro. Per questo ho scelto di dare ad Amdir, il protagonista, un fratello (gemello, in questo caso) : perché io sono figlia unica. E così mio marito. Può sembrare insensato, di primo acchitto, ma rifletti: nessuno dei due sa come ci si comporta, come ci si sente, ad avere dei fratelli o delle sorelle. Ed ecco l'incognita. Da cinque mesi sono diventata mamma per la seconda volte. Come sarà crescerne due? Come possiamo insegnare loro ad essere buoni fratelli, solidali tra loro, se noi non abbiamo avuto mai l'esperienza diretta? Ti vedo che aggrotti la fronte, ma quando ci si trova davanti un piccolo essere vivente, quando hai l'enorme, tremenda, responsabilità di crescerlo e farne un essere umano di cui l'umanità può andare fiera, anche la scelta in apparenza più banale acquista un nuovo significato, figuriamoci qualcosa di estremamente complesso come i rapporti interpersonali. E' macchinoso, forse, lo ammetto... ma nessuno ha mai detto che scavarmi nella testa avrebbe tirato fuori pensieri semplici.

5) Puoi portare con te uno solo tra i pregi che contraddistinguono il tuo stile di scrittua: quale scegli di condividere con me in questo viaggio che è la tua intervista? E come l'hai acquisito?

Non rinuncerei mai alla varietà di lessico. La scelta della parola adatta, da inserire al momento opportuno, è fondamentale per me. Basta leggere un paio di capitoli di Sacrifice per rendersene conto. Ogni frase ha il suo senso e spesso più di uno. Non è qualcosa con cui sono nata, una buona proprietà di linguaggio. Ma del resto, come per ogni essere vivente, tutto dipende dalle persone che hai intorno. Io sono nata tra maestri delle elementari, tutti, lo erano: mio nonno, mia nonna, la mia prozia, persino mio padre, prima che poi decidesse di fare altro. Leggere e, di conseguenza, scrivere, viaggiare tra dizionari e libri, era la quotidianità per me. Però, la svolta, quello che mi ha fatto dire: voglio diventare un vocabolario vivente, e non limitarmi a sembrare un disco rotto che ripete sempre le stesse frasi, è arrivato dopo, molto dopo. Acqua su un terreno già fertile, mettiamola così.

6) Quanto tempo dedichi alla tua preparazione prima di proporre un tuo lavoro agli occhi critici del pubblico? E quanto talento innato ritieni invece di possedere?

Butto giù in un paio di ore la prima bozza, di solito. Fermo l'idea, blocco l'ispirazione prima che passi. Ma poi, ci lavoro su molto, perché se il contenuto mi piace sin da subito, voglio che la forma risulti perfetta. E' quello che guardano, in primis. Alla sostanza si arriva per gradi, man mano. Per il resto, la risposta si ricollega a quella precedente: di innato forse ho una predisposizione, una passione. C'è chi sente di appartenere alla musica, chi alla pittura, chi ad altre arti o a passioni diverse, sportive, magari. Io ho sempre scribacchiato e disegnato, ma con il tempo, ai sogni si è affiancata la realtà: devi lavorare sodo, per migliorare. E no, non basta la passione: serve il tempo, la dedizione, la caparbietà. E di tanto in tanto anche la capacità di ammettere di non essere capaci di perseguire una determinata strada. Non eccello in tutto quello che faccio, ma se faccio qualcosa, voglio farlo al massimo delle mie possibilità. Per questo scrivo, e non gioco a tennis. Faccio schifo, a tennis. 

7) Raccontami della volta in cui artisticamente hai perso te stessa. E raccontami di quando ti sei ritrovata.

Ho avuto un rapporto altalenante con il mio lato artistico. Sin da quando ho imparato a scrivere e a disegnare ho alternando periodi in cui disegnavo per ore e ore e ore, a periodi in cui scrivevo ovunque, diari, quaderni, post it, nascondendo poi tutto da occhi indiscreti. Questo dai 5 anni ai 18, circa, con nel mezzo pause brevissime in cui ho tentato altre strade (vedi il tennis di cui sopra, e la chitarra...stendiamo molti veli pietosi). Poi, c'è stato uno stallo, una fase grigia durata un paio di anni, e il vuoto assoluto per un altro anno buono. Ho riacciuffato la me artistica solo qualche anno fa, grazie ad un compagno speciale che mi ha tenuto silenziosa compagnia fin dal 2003. E' a questo "lui" e a tutte le persone che tramite "lui" ho conosciuto (compreso mio marito) che sono riuscita a capire che dovevo tornare a scrivere. Per me, soprattutto. 

8) Se sai riflettere e collocare ogni parola all'interno della tua opera come avesse quel necessario incastro, vuol dire che sei anche in grado di proporla al lettore in modo che ne subisca ammaliato il fascino. Convincimi quindi attraverso i moti emotivi, spingimi a leggerti come non ci fosse qualcosa di più rilevante.

Non devo spingerti a leggere la mia storia. Le costrizioni portano sempre all'effetto contrario, scatenando una sovversione o peggio, un'avversione totale. Però ti chiedo di darmi la tua fiducia, solo per qualche momento. Concedi il tempo al mio mondo di aprirsi sotto i tuoi occhi, lascia che ti accolga e che capisca di cosa hai bisogno per soddisfarti. E non lo chiedo a tutti, perché so che la mia storia non è per tutti. Chi ama il fantasy potrà apprezzarla, forse anche chi cerca una storia d'amore non convenzionale. Probabilmente anche chi ha bisogno di distrarsi, svagarsi, immergendosi nei misteri che ho intessuto. La mia storia però, è bene dirlo subito, è fatta di strati, di indizi, non è di semplice comprensione: sta al lettore scegliere quale strato vuole capire, quale vuole ignorare e su quale vuole soffermarsi. La mia storia merita un lettore speciale, qualcuno privo di pregiudizi, che non ha paura di ammettere di avere dentro di sé un lato buio e, soprattutto, che quel lato buio, lo conosce bene. No, decisamente la mia storia non è per tutti. 

9) Cosa ti rende diversa? Cosa ti rende unica? Cosa invece ti rende una scrittrice?

Questa è una trappola. Tutti, a modo nostro, siamo unici e diversi. Eppure se siamo qui, io e te, e chi sta leggendo, è perché ci piacciono le stesse cose. Leggere un libro dalla trama avvincente, affascinante, intrigante. Scrivere, nella speranza che le nostre parole restino impresse nella mente e nel cuore di chi ci legge. Questo ci accomuna, non ci distingue. Potrei dirti che sono unica perché mezza orba dalla nascita? Ma come me ce ne sono tanti. Oppure perché ho i capelli rossi (no, aspetta: borgogna, a quanto dice la confezione di tinta), ma anche lì, c'è chi se li fa verdi i capelli, quindi ... Quello che rende me "diversa" dagli altri è come affronto la vita, come reagisco agli avvenimenti, come li percepisco. E di conseguenza, come trasferisco la mia realtà su carta, quando scrivo. Sono una scrittrice perché anche io ho tante storie da raccontare e sto cercando il modo migliore per farlo, tentando di coinvolgere chi legge, senza prenderlo in giro, come fanno in tanti. 

10) Ultima domanda. Hai la possibilità di presenziare a un evento e parlare del tuo libro. Da un intervento simile dipende il futuro della tua immagine da autrice (affermata o meno). Sapresti simulare un vero e proprio discorso da "autore arrivato"? E riusciresti a rendermi una tua affezionata fan invogliandomi a comprare il tuo libro?
Dimostramelo.

*inspira, guarda la folla accorsa per l'incontro, deglutisce e sfodera il suo sorriso più sincero* : "non credevo che sareste stati così tanti oggi, grazie. Prima di tutto grazie, di cuore. Poi, se avrete la pazienza di aspettare un po', sono pronta a rispondere a tutte le vostre domande... * pausa, sorrisetto* anche a quelle più sconce. Sì, soprattutto a quelle. So che fioccano le ship! *risatine* Come sapete "Sacrifice, the darkness" è solo il primo libro, sapete che non finirà così e che *SPOILER, SPOILER....ancora chiacchiere spoiler, e altre risatine...* quindi, se volete sapere la verità, non vi resta che leggere il secondo. Ed ecco perché siamo qui oggi. Il libro è pronto ma voglio che siate voi, che avete letto e amato Amdir e compagni, a scegliere il titolo per il libro. Chi meglio dei miei fantastici fan? *Boato della folla, applausi, reggiseni che volano con la scritta "Nimheil fammi tua". / Dici che ti ho convinta?

Grazie infinite per il tuo tempo, ArielMartini, mi hai fatto sorridere, e non avrei potuto chiedere di meglio!

[Valutazione] Sacrifice - the darkness - ArielMartini

Nome dell'opera: Sacrifice - the darkness
Autore: ArielMartini
Genere:
Fantasia
Valutazione: primi 5 capitoli
Lettura: primi 10 capitoli
Punteggio: 75/100

1) GRAMMATICA 11/25
Gli errori (tutti, tranne le segnalazioni sulla punteggiatura) verranno sommati. Il gruppo che comprenderà quelli di sintassi sarà moltiplicato per 2, di semantica per 1,5, di ortografia per 1. Una volta ottenuto il risultato esso sarà arrotondato per eccesso e in decimi sottratto al punteggio pieno di 25. In questo modo si darà maggior peso agli errori di sintassi, a seguire a quelli di semantica, in coda gli errori di ortografia.

Commento
La difficoltà maggiore per il lettore è stata dover "tradurre" le intenzioni dell'autore. Il testo è scritto tendenzialmente molto bene, ma commette peccati per assurdo di complessità. Il grado delle subordinazioni raggiunge livelli impensabili, costringendo il lettore a seguire pedissequamente ogni termine per non perdere il senso del tutto. Accade che le subordinate prendano in prestito di volta in volta il soggetto dalla subordinata precedente, concatenadosi fittamente e impedendo la naturale scissione dei pensieri. Una difficoltà di base nell'uso della punteggiatura ha semplicemente intensificato tale tratto stilistico, appesantendo i periodi più lunghi.
Di contra, l'autrice ha spesso frammentato il proprio testo adoperando nuovi capoversi, scindendo ragionamenti in atto e provocando da un lato l'interruzione tempestiva di un concetto che non riesce a raggiungere il proprio compimento; dall'altro ella ha composto paragrafi troppo deboli formalmente e semanticamente, impossibili a reggersi da soli. 
Da un punto di vista strettamente semantico, a parte qualche piccola imprecisione, non sono state rilevate problematiche importanti.
I refusi ortografici sono pochi e comunque non riconducibili a lacune riguardanti la grammatica.
La punteggiatura va assolutamente rivista, poiché concausa di un risultato sintatticamente tanto ostico.
Devo segnalare che la volontà stilistica estremamente poetica e piacevole di sottendere determinate azioni (pensieri, parti del testo, ma anche soggetti) ha spesso creato dei buchi che il lettore da solo non sa colmare, proprio perché non si trova "nella testa" dell'autore. Vi è pertanto un uso quasi inconsapevole delle figure retoriche delle quali a volte non si è riuscito a cogliere il senso.
Di seguito il dettaglio.

Punteggio
Sintassi: 52 x 2 = 104
Semantica: 6 x 1,5 = 9
Ortografia: 20 x 1 = 20
Tot: 133 = - 14 punti

- Sintassi (errori evidenziati in numero) 1 (errore nei termini, ciò che viene definito Prologo di fatto non lo è)
3 (frase stilisticamente contorta)
1 (proposizione reggente di troppo)
1 (scorretta delimitazione di un inciso tramite virgole)
1 (mancata concordanza di verbi)
4 (il segno di interpunzione precedente al periodo rende la frase sconclusionata da un punto di vista strettamente sintattico. Periodo impossibile: composto da sole subordinate e mancante di reggente)
3 (uso scorretto di una congiunzione avversativa)
3 (scissione incongruente, tramite nuovo capoverso, di un periodo di senso compiuto, con la conseguente formazione di un frasi discontinue e imprecise)
3 (mancato corsivo)
1 (brusco passaggio da una forma passiva alla forma attiva all'interno di un medesimo periodo)
18 (uso improprio della "d" eufonica)
1 (per termini con minima frequenza nella nostra lingua è facile rilevarne ridondanza all'interno del medesimo capitolo)
1 (mancata concordanza di genere di un aggettivo con il termine cui dovrebbe unirsi)
4 (ridondante ripetizione a distanza troppo ravvicinata e mancata sostituzione adeguata)
1 (manca un articolo determinativo)
1 (errore in un tempo verbale)
1 (segnalazione di troppo)
1 (mancata concordanza di numero tra soggetto e verbi)
1 (ingiustificabile ed errata virgola a dividere il soggetto dal suo predicato)
1 (aggettivo adoperato in luogo di un sostantivo)
1
(mancata concordanza in presenza di una congiunzione coordinante)

- Semantica (errori evidenziati in numero) 1 (imprecisione semantica)
2 (aggiunta nel narrato di slang del parlato non consoni al contesto)
1 (presenza del termine "seh" inesistente, quale interiezione)
1 (scorrettezza semantica)
1 (presenza del termine "mhn" inesistente, quale interiezione)

- Ortografia (errori evidenziati in numero) 1 (maiuscola di troppo)
1 (errore ortografico per "sè" in luogo di "sé")
1 (refuso per "sensazione" in luogo di "sensazioni")
6 (manca una maiuscola)
5 (refuso, ".." in luogo dei tre canonici punti di sospensione)
2 (refuso, manca uno spazio)
1 (errore ortografico per "potè" in luogo di "poté")
1 (refuso per "leggero eco" in luogo di "leggera eco")
1 (refuso per "gambe e braccia più lunghi" in luogo di "più lunghe")
1 (refuso, c'è uno spazio di troppo)

- Punteggiatura
(vi è la totale assenza di punteggiatura a conclusione del discorso diretto)
(la scorretta collocazione delle virgole impedisce il fluire della lettura)
(mancanza della punteggiatura adeguata all'interno della narrazione)
56 (uso del segno meno, in luogo del trattino lungo alto corretto a delimitazione dei pensieri)

2) LINEARITÀ DEL TESTO 25/30
Per ogni gruppo, verrà assegnato un punteggio in decimi, spiegato all'interno della valutazione. La somma del punteggio di ogni gruppo corrisponderà al voto finale per questo parametro.

- Coerenza interna 8/10
A parte le piccole difficoltà dovute agli arzigogoli grammaticali (a causa dei quali in alcune circostanze si perde il filo della storia) ho riscontrato una velata perdita di coerenza solo in "Cap 3: Promesse e bugie". In questo capitolo infatti per un istante si perde il senso del tempo e non si comprende a fondo la linearità degli eventi: quando accade "quella tal cosa" e se quella determinata scena appare prima o dopo la descrizione che ne viene fatta.
All'inizio dello stesso viene data immediata informazione che la conversazione in atto tra i tre fratelli sta avvenendo da quando Amdir e Narwain sono rientrati a palazzo. Non c'è menzione che questi abbiano potuto compiere altre azioni se non quella di confrontarsi immediatamente. Di fatto però, dopo qualche capoverso veniamo di nuovo informati che "appena rientrato a palazzo Amdir si era rifugiato nei suoi appartamenti", creando un piccolissimo flashback, che però non collima con la prima versione.
Da quel momento in poi appare tutto fumoso, non potendo comprendere appieno la successione cronologica dei fatti visto che, se Amdir per prima cosa al rientro si è chiuso in camera, come ha potuto essere interrotto (nei pensieri o nella realtà) da Imlach?

- Capacità espressiva 8/10
Più che ottima la capacità espressiva, ho trovato ogni personaggio coerente e presente nelle proprie azioni. La resa della dualità tra le forze contrastanti – tra purezza, castità e onore, e lussuria, lascivia e malizia – è perfetta, in una impeccabile dimostrazione di talento espressivo. Avrei probabilmente gradito qualche capitolo in più sulla "stasi", sulla situazione precedente al "battesimo" di Amdir alle Creature senza Volto, così da poterne cogliere appieno il cambiamento nel carattere, nella personale inclinazione; invece è accaduto tutto troppo in fretta, lasciandomi giusto il tempo di capire l'accaduto.

- Definizione dello stile 9/10
La tecnica è assolutamente ben definita, non fosse stato per qualche scivolone sintattico, probabilmente le sfumature stilistiche proprie di questa autrice sarebbero state assolutamente impattanti. Ciò non le ha comunque impedito di condurre l'opera superbamente, accompagnando il lettore in ogni nuova scena grazie alle mirabili capacità di cui è dotata.

3) CONTENUTO 24/25Cercherò di assegnare un punteggio quantomai coerente con uno dei quattro gruppi sopraccitati. Una volta assegnato un gruppo (Scarso, Sufficiente, Buono, Eccellente), segnalerò le motivazioni per attribuire un punteggio piuttosto che un altro all'interno del range di riferimento. Il numero che verrà fuori sarà il risultato di un'analisi, per quanto possibile, oggettiva. 

- Eccellente
Ho rilevato numerosissime influenze letterarie in una sensazione di perpetuo déjà-vù.
Una volta, un uomo saggio mi ha detto che non è più possibile costruire nuove trame, che ogni possibile narrazione è già stata precedentemente dipanata. Insomma, quel che verrà dopo non è che l'eco di ciò che è già stato scritto da qualcuno.
Un lettore estemporaneo potrà cogliere tratti originali e vivide sfumature in ogni testo, mentre un lettore preparato coglierà tonalità già saggiate, valuterà le esperienze e le sensazioni come fossero il ritratto artefatto di una realtà già vissuta precedentemente.
Nulla però impedisce di godere comunque di un ritratto: per quanto esso non sia effettivamente ciò che ritrae, appartiene comunque alla categoria delle arti.
AmbientazioneOgni luogo è stato magistralmente descritto, regalando una visualizzazione pressoché perfetta di ogni singolo posto in cui si sia posato occhio.
Descrizione personaggi
Ogni personaggio è assolutamente credibile; i pochi descritti hanno caratteri e caratteristiche amabili, altri posseggono sfumature di deprecabile e infida predisposizione. Ciò che però appare evidente per tutti è il fascino che essi emanano. Ognuno a proprio modo crea attrattiva, curiosità, voglia di saperne e volerne ancora, in un susseguirsi di nuovi desideri.
Emotività
Come detto in precedenza, ho trovato la predisposizione dell'autrice alla descrizione dello stato emotivo dei propri personaggi estremamente buona. Posso fare un unico appunto riguardo questo parametro e si riferisce all'impatto che ella cerca di suscitare nei suoi lettori. La storia non è che alle sue battute iniziali, eppure il climax non è ascendente; basti pensare alla non convenzionale esperienza che appena nel "Cap 2" Amdir vive in modo estremamente profondo: il lettore non conosce ancora a fondo questo personaggio, non ha avuto il tempo materiale per formulare un giudizio su di lui. Non gli si è ancora affezionato né sa se potrà affidarsi a lui o valutarlo come un debole semplicemente compatendolo per la scarsissima resistenza agli eventi.
Tornando al climax, sembra quasi che i colpi di scena siano costanti e distribuiti lungo una linea temporale che segue tutto il testo. Questi artifizi abituano il lettore, il quale dopo poco ne chiederà di più impattanti e non ne avrà mai abbastanza: egli vorrà provare emozioni uniche di volta in volta e resterà estremamente deluso se la trama dovesse calare di tensione da un momento all'altro.
Tra tutti, credo che questo sia il maggior punto debole del testo, anche se sono convinta che il talento dell'autrice saprà mantenere sempre alto lo stato emotivo del lettore, precipitandolo in un vortice di piena soddisfazione. E quanto meno, questo è ciò che mi auguro riuscirà a fare per l'intera opera.
Narrazione e azione
Il susseguirsi delle azioni è incalzante, interessante e foriero di buona suspance. Anche in questo caso devo segnalare la presenza in ogni capitolo della volontà studiata di stupire il lettore; e ci vuol grande maestria per riuscire a farlo fino in fondo, concludendo l'intera opera con un grande effetto finale. Le premesse sono ottime alla lettura dei primi dieci capitoli.

4) COMMENTO PERSONALE 15/20
Il mio voto è un 7 e mezzo.
Non ho assegnato un punteggio più alto per questa prepotente sensazione di "già visto", "già letto", "già visualizzato" prima. La sensazione è stata estremamente forte  e non ho potuto non tenerne conto, per quanto la storia sia stata interessante ed efficacemente condivisa.
L'autrice è stata molto brava a riproporre su carta la tentazione più pura, i primi sentimenti di invaghimento, l'insoddisfazione, l'audacia, ma anche le infide e licenziose lotte interne per detenere il potere. C'è cameratismo, c'è sicurezza, c'è anche indubbia compartecipazione e una vena di profonda "realtà" a partire soprattuto dai momenti in cui Amdir parte per incontrare il Tris Megisto. Uno dei personaggi più affascinanti non può che essere Nimheil, infatti, al cospetto del quale Amdir stesso scompare, così come tutti i personaggi descritti fino alla sua comparsa.
Complessivamente è un testo che scivola bene, lascia un ottimo sapore in bocca e una punta di sete: quella giusta affinché si renda necessario seguitare a leggere, per soddisfare quella di conoscenza.
Non posso che augurarmi tutto il meglio per questa brava autrice, sperando riesca a pubblicare il suo testo anche attraverso i canali convezionali!
In bocca al lupo, ArielMartini!

lunedì 19 marzo 2018

[Intervista] ClaudiaFlour96

Mi sento piccola eppure forte. Certa di stare per accomodarmi in un luogo magico, caldo, sicuro. Godrò di ogni dettaglio, mi lascerò confortare dal morbido tappeto e dalla affascinante attrattiva che ha su di me il fuoco.
Sei a tuo agio? Bene.
Allora cominciamo!

1) Hai scelto la Intimate Room. Hai quindi voglia di sondare i meandri più intricati della tua psiche o forse semplicemente tentare un viaggio nel tuo cuore e scoprirlo migliore di quanto tu non creda. Sai raccontarmi le motivazioni che ti hanno condotto in questa stanza?

Ho scelto questa stanza perché mi ha colpito, in particolare, la citazione di Gaial al-Din Rumi: "O uomo! Viaggia da te stesso in te stesso". Scrivere mi ha servito a curare la mia anima. Attraverso i personaggi ho viaggiato con la mente e ho provato sentimenti che avrei voluto vivere nella realtà. Attraverso la stesura di Destini Incrociati ho capito che non si può scappare da se stessi perché prima o poi le tue paure e le tue ansie ti presentano il conto e solo tu puoi trovare il coraggio di affrontarle!

2) Parliamo di empatia. Pensi di pessederne? In che misura e perché? Riesci a farmi un esempio?

Empatia: un vocabolo che pochi sanno cosa significhi veramente! Oggi le persone sono sempre più prese dalla routine quotidiana, non si preoccupano veramente di come stanno coloro che li circondano. Siamo sempre concentrati su noi stessi e sul tempo che scorre così velocemente che non siamo in grado di cogliere le cose più importanti: attenzioni che ci piacerebbe ricevere o dedicare ad altri: un occhiolino, un sorriso di incoraggiamento, un abbraccio. Per me questa è empatia: capire le persone con uno sguardo. Empatia significa relazionarsi con gli altri, capirsi attraverso un semplice gesto!

3) Un esercizio per te. Chiedi alla persona che credi ti conosca meglio di definirti attraverso tre aggettivi. Condividili con me, e poi riflettici su per bene. Ora dimmi sinceramente: senti ti appartengano sul serio? Tu stessa avresti adoperato quei tre termini? Perché?

Ho chiesto ad una mia cara amica di descrivermi attraverso tre aggettivi. Lei mi ha risposto che sono buona, precisa e ambiziosa. Io stessa avrei adoperato questi termini. Ammetto che sono buona con i miei amici e i miei cari. Se loro sbagliano, cerco di farglielo capire. Sbagliare è umano, anche a me capita! Ma quando mi accorgo che in un rapporto di amicizia non c'è rispetto allora sono la prima a interromperlo! Sono precisa perché odio il disordine, anzi sono gelosa delle mie cose e questo è un difetto! Pensa che la mia stanza è definita un museo! Ambiziosa perché pretendo il meglio da me stessa, ma so riconoscere anche i miei limiti!

4) Qual è il personaggio con il maggior peso "introspettivo" all'interno della tua opera? Per quale motivo hai dato così tanto valore alla sua psicologia?

Il personaggio con il maggior peso introspettivo all'interno della mia opera è Sofia. Ho dato valore alla sua psicologia perché condivido quello che pensa, rispecchia la mia personalità. La cosa più difficile da scoprire è se esiste un posto adatto a te. Un posto in cui ti senti bene. Un posto in cui finalmente ti senti accettata così come sei. Attraverso l'esperienza di Sofia ho capito che se vuoi che gli altri ti amino devi prima amare te stessa, altrimenti ti sentirai sempre inadeguata. Devi prima accettarti come sei e, soprattutto, capire che nessuno è invincibile. Tutti noi abbiamo delle debolezze, l'importante è capire come superarle!

5) C'è un lato oscuro della tua personalità che non hai mai avuto il coraggio di condividere. Tutti ne hanno uno, è probabile che il lato migliore del nostro animo derivi dalla forza necessaria a contrastare il primo. Io ti chiedo di fare una scelta tra due gruppi. Puoi sceglierne uno solo e privarti dell'altro. Su quale ricadrebbe la tua scelta? Perché?
*Affetto - Orgoglio - Lealtà - Invidia - Successo - Intolleranza*
*Salute - Menzogna - Generosità -Solitudine - Intelligenza - Ira*

E' vero tutti noi abbiamo un lato oscuro della nostra personalità che non abbiamo il coraggio di condividere con gli altri. Se dovessi scegliere tra i gruppi che mi hai indicato, sceglierei l'affetto e la lealtà perché sono le basi di un rapporto di amicizia o di qualsiasi altro sentimento che possa essere duraturo. Tra il successo e l'intolleranza sceglierei il successo. Sarei falsa se dicessi il contrario! Tutti noi vogliamo raggiungere il successo perché vorremmo dimostrare agli altri quanto valiamo. Tra generosità e solitudine sceglierei la prima perché, come dice Sofia, non ha senso tenere per sé i privilegi non sapendo con chi condividerli! Un giorno saremo ricordati perché abbiamo amato, le cose materiali non ce li potremo portare con noi nell'aldilà! E' attraverso il nostro ricordo, che lasceremo nel cuore dei nostri cari, che continueremo a vivere.

6) Hai la possibilità di condividere la tua gioia più grande con una sola persona: di chi si tratta? Come ti senti nei confronti di coloro che non hai scelto?

Se avessi la possibilità di condividere la mia gioia più grande con una persona, questa persona sarebbe mia madre! Per me lei è un'amica, una sorella, una persona insostituibile. Voglio bene anche agli altri componenti della mia famiglia, ma con lei ho un rapporto speciale, come penso ce lo abbiano tutte le figlie con la propria madre!

7) Sapresti indicarmi un'opera che definiresti "la riproduzione cartacea di te stesso"?

E' difficile rispondere a questa domanda! Tra i tanti libri che ho letto mi sono identificata molto nel personaggio di Jane Eyre, scritto da Charlotte Bronte. Siamo entrambe persone semplici e sensibili. Quello che ci accomuna è che crediamo ingenuamente nell'amore perfetto. Nella vita bisogna combattere per ottenere ciò che vogliamo, perché nessuno ce lo offre su un piatto d'argento! Però io, a differenza di Jane, ho una bella famiglia anche se a volte mi fa arrabbiare!

8) Qual è l'emozione che vorresti suscitare nei tuoi lettori attraverso la tua opera? Perché?

L'emozione che vorrei suscitare nei miei lettori è quella di credere in loro stessi e di non arrendersi al primo ostacolo. Non importa quello che pensa la gente, l'importante è accettarci così come siamo!

9) Se non potessi avere a disposizione la via della scrittura, attraverso quale canale sapresti esprimere appieno la sincerità del tuo animo?

Se non potessi avere a disposizione la via della scrittura, sceglierei di esprimermi attraverso la musica. Mi piacerebbe, un giorno, imparare a suonare il pianoforte!

10) Ultima domanda. Hai a disposizione un foglio bianco e una sola risposta: scegli di scrivermi di te oppure del frutto del tuo lavoro? Ebbene, qualunque strada sceglierai, condividine i motivi con me.

Ho cominciato a scrivere Destini Incrociati quando ero al terzo anno di liceo. Un'età per me critica. Non mi sentivo a mio agio con i miei coetanei, ero molto timida e credevo poco nelle mie capacità. I giorni li trascorrevo studiando e, dal punto di vista scolastico, mi sentivo soddisfatta perché prendevo bei voti. Però avrei voluto provare nuove emozioni, per questo ho deciso di scrivere un romanzo, per estrinsecare i sentimenti che avevo paura di manifestare. La storia d'amore di Sofia e Michele è inventata, ma nel descrivere il coprotagonista maschile mi sono ispirata ad un ragazzo che conosco ... ma il nome non ve lo svelo!

Grazie infinite per il tuo tempo.

[Valutazione] Destini incrociati - ClaudiaFlour96

Nome dell'opera: Destini incrociati
Autore: ClaudiaFlour96
Genere:
Amore
Valutazione: primi 5 capitoli
Lettura: primi 10 capitoli
Punteggio: 46/100

1) GRAMMATICA -/25
Gli errori (tutti, tranne le segnalazioni sulla punteggiatura) verranno sommati. Il gruppo che comprenderà quelli di sintassi sarà moltiplicato per 2, di semantica per 1,5, di ortografia per 1. Una volta ottenuto il risultato esso sarà arrotondato per eccesso e in decimi sottratto al punteggio pieno di 25. In questo modo si darà maggior peso agli errori di sintassi, a seguire a quelli di semantica, in coda gli errori di ortografia.
Commento
La preponderanza degli errori si è rilevata nella sintassi. In particolare l'altalenanza non sempre elegante dell'uso dei tempi verbali ha reso il fluire della storia sinceramente spiacevole. Un'armonia di fondo dei modi e tempi verbali è necessaria quando si racconta una storia e si vuole inviare un messaggio al lettore.
Ho rilevato un "parlato nel parlato" scorretto da un punto di vista formale. L'espediente di riportare frasi dialogiche all'interno di un discorso diretto è stato quanto mai pesante.
I refusi sono tendenzialmente pochi a confronto. Alcune imprecisioni semantiche non hanno aiutato a comprendere appieno alcuni passaggi nel testo.
La punteggiatura è povera e mal adoperata. Necessarie pause sarebbero auspicabili, mentre alcune altre richiederebbero segni di interpunzione differenti rispetto a quelli adoperati. Complessivamente, se si rispolverassero le basi della narrazione e nello specifico ci si appropriasse dell'utilissimo discorso indiretto libero, sono certa che si sopperirebbe agli errori macroscopici. In questo modo il testo scorrerebbe veloce, fluido, lasciando emergere anche il più profondo significato che porta con sé.
Di seguito il dettaglio.

Punteggio
Sintassi:  101 x 2 = 202
Semantica: 10 x 1,5 = 15
Ortografia: 38 x 1 = 38
Tot: 255 = - 25 punti

- Sintassi (errori evidenziati in numero) 5 (brusco cambiamento dei tempi verbali all'interno della narrazione)
1 (il segno di interpunzione precedente al periodo rende la frase sconclusionata da un punto di vista strettamente sintattico. Periodo impossibile: composto da sole subordinate e mancante di reggente)
1 (aggiunta di una particella pronominale di troppo)
10 (ridondante ripetizione a distanza troppo ravvicinata e mancata sostituzione adeguata)
1 (il fluire della narrazione è interrotto dalla presenza del discorso diretto, pur in mancanza di reale dialogo)
33 (uso improprio della "d" eufonica)
2 (mancata consecutio tra verbi)
7 (errore in un tempo verbale)
1 (mancata concordanza dei tempi verbali uniti da una congiunzione coordinante all'interno della narrazione)
1 (frase priva di significato)
13 (errore per "si" in luogo di "sì") (cap 1-2-3)
1 (preposizione di troppo)
4 (scorretta collocazione di circonclocuzioni del pensato all'interno della narrazione)
1 (scorretto accostamento di due congiunzioni)
1 (mancata consecutio tra verbi ed errore nella formulazione di una proposizione oggettiva)
2 (ingiustificabile ed errata virgola a dividere il soggetto dal suo predicato)
3 (uso improprio di un pronome diretto/particella pronominale atona)
1 (accostamento improprio di due avverbi)
1 (preposizione scorretta a introduzione di un complemento)
1 (mancata concordanza di genere in un pronome e il termine cui si riferisce, con conseguente mancata concordanza di genere del participio passato del verbo utilizzato per riferirsi al costrutto)
1 (mancata contemporaneità in luogo di una proposizione temporale che esprime effettivamente tale costrutto)
2 (mancato uso del corsivo per termini di lingue straniere e termini medici)
1 (proposizione relativa superflua)
1 (particella pronominale mancante)
2 (mancata concordanza tra termini per numero e genere)
1 (mancata concordanza tra soggetto e verbo)
1 (congiunzione di troppo)
1 (mancata concordanza di genere)
1 (mancata concordanza nella narrazione in riferimento al racconto di se stessi in terza persona)

- Semantica (errori evidenziati in numero)
1 (frase scorretta da un punto di vista semantico)
4 (imprecisione semantica)
2 (uso improprio del significato di un verbo)
1 (ridondante ripetizione semantica)
2 (uso improprio del significato di un termine)

- Ortografia (errori evidenziati in numero)
8 (refuso, c'è uno spazio di troppo)
16 (errore ortografico per "E' " in luogo di "È")
1 (errore ortografico per "su' " in luogo di "su")
2 (refuso, c'è un punto di troppo o di meno)
5 (refuso, ".." in luogo dei tre canonici punti di sospensione)
1 (refuso per "una certo" in luogo di "un certo")
1 (refuso, mancano le virgolette di apertura del discorso diretto)
2 (manca una maiuscola)
1 (errore ortografico per "puois" in luogo di "pois")
1 (errore ortografico per "bajour" in luogo di "abat-jour") 

- Punteggiatura
(non ho amato la doppia punteggiatura a chiusura dei discorsi diretti. Per quanto in alcune edizioni utilizzata, trovo sia un nonsense nei termini. Un punto interrogativo è un punto interrogativo e conclude quella determinata frase con una domanda. Che senso ha chiudere la domanda con un punto fermo?)
(la scorretta collocazione delle virgole impedisce il fluire della lettura)
(aggiunta di esclamazioni dove non necessario)
(mancanza di punteggiatura adeguata all'interno della narrazione)

2) LINEARITÀ DEL TESTO 15/30
Per ogni gruppo, verrà assegnato un punteggio in decimi, spiegato all'interno della valutazione. La somma del punteggio di ogni gruppo corrisponderà al voto finale per questo parametro.

- Coerenza interna 7/10
Il testo è coerente anche se c'è qualche scivolone ingiustificato, soprattutto da un punto di vista emotivo/psicologico. La storia si incentra su due personaggi (Richard, un uomo di mezza età – forse anche più vecchio – italiano trapiantato negli Stati Uniti, divorziato, che vive da solo in un appartamento molto grande; Sofia, una giovane trentenne italiana, da qualche settimana trasferitasi a New York per motivi di salute), sulla nascita della loro amicizia e in parallelo racconta dell'amore ormai finito tra Sofia stessa e quello che sembra essere stato l'uomo della sua vita fino a qualche mese prima. Quest'ultimo racconto viene condiviso in forma diaristica: è Sofia che concede a Richard di leggere il diario che lei stessa teneva da ragazzina, in modo che questi comprenda a fondo il legame che ella aveva instaurato e costruito con il suo Michele.
Ciò che appare maggiormente incoerente da un punto di vista psicolgico è la subitanea fiducia che si instaura tra i protagonisti. Dopo solo qualche giorno dal loro primo incontro, i due sembrano già avere gettato le basi per una più che profonda amicizia, tanto che dopo qualche settimana Richard stesso chiederà a Sofia di trasferirsi da lui (?), proposta che verrà formalmente accettata dalla giovane poco dopo. La ragazza soffre di un disturbo cardiaco e deve operarsi nel giro di qualche mese, e pare proprio che Richard voglia solo prendersi cura di lei, in un inatteso e inspiegabile moto di umanità difficilmente comprensibile dopo una lettura tanto breve. Insomma, dinamiche altamente improbabili da un punto di vista strettamente logico.
C'è una totale mancanza di diffidenza per questo sconosciuto. Sofia, senza alcuna remora e dopo solo qualche mese, in un paese straniero, si appoggia sia fisicamente, che moralmente a questo uomo senza provare alcuna paura.
Nonostante la storia si incentri – a partire dal quarto capitolo, in cui cambia il POV – sulla vita e sul passato di Sofia, il punto di vista narrante della storia portante, o quanto meno quella a cornice, strutturata nel "presente", appartiene a Richard.

- Capacità espressiva 4/10
Così come i fatti narrati, anche le emozioni che appaiono vengono elencate quasi come fossero contenute in un catalogo informativo. Si parla di sofferenza (si riesce a sentirne la presenza, poiché alcuni accadimenti riescono francamente a evocarne il peso), si fa chiara menzione al sacrificio personale, ma c'è ampio spazio anche per il rammarico, per la spensieratezza, per il batticuore. C'è tanto materiale condiviso in modo inesperto. Si riscontra una difficoltà di base anche solo nel tentativo di immedesimarsi nei personaggi.

- Definizione dello stile 4/10
Lo stile è francamente acerbo. Gli accadimenti vengono raccontati in modo estremamente semplice e così come sono, oserei narrati quasi in stile documentaristico; nessuna specifica azione possiede fascino e la sensazione trasmessa è di potente mancanza. Manca pepe, manca sale, manca l'intonazione adatta a comprendere gli intenti dell'autrice.
Basti notare quanto, anche in presenza di un racconto nel racconto, l'autrice perferisca riportare il discorso diretto occorso tra i suoi personaggi, anziché stilisticamente rifersi a un più fluido discorso indiretto (o indiretto libero) attraverso cui avvicinarsi al lettore con maggior flessuosità.

3) CONTENUTO 15/25Cercherò di assegnare un punteggio quantomai coerente con uno dei quattro gruppi sopraccitati. Una volta assegnato un gruppo (Scarso, Sufficiente, Buono, Eccellente), segnalerò le motivazioni per attribuire un punteggio piuttosto che un altro all'interno del range di riferimento. Il numero che verrà fuori sarà il risultato di un'analisi, per quanto possibile, oggettiva. 

- Buono
Il contenuto è buono, contiene cioè tutti i parametri utili alla narrazione presentati in modo abbastanza coerente da permettere al lettore di comprenderne le dinamiche.
AmbientazioneNon fosse stato scritto che la città in cui è ambientata la storia è New York, probabilmente il lettore non si sarebbe minimamente soffermato a immaginarne le vie, i monumenti e le attrazioni più importanti. D'altro canto non si dice di questa città che il suo nome e se ne menziona un solo locale in particolare. Nel flashback diaristico è molto ben delineata Londra, anche in questo caso solo in modo informativo, manchevole pertanto di quello emotivo/emozionale legato alla città stessa.
Descrizione personaggi
A parte la diafana figura che è quella di Sofia e gli occhi celesti e capelli chiari di Michele, non conosciamo altro. Non è facile riuscire a visualizzare i volti dei personaggi. Dello stesso Richard non sappiamo immaginarne stazza, andatura, connotati fisici, ma anche e forse soprattutto le verità psicolgiche di quell che dovrebbe essere uno dei protagonisti. Non si è approfondita la personalità di ognuno, ma si è tentati di dedurla solo attraverso le loro azioni, che seppur semplici nel loro accadimento, riescono comunque a dare un'idea di massima dei caratteri.
Emotività
Credo che questo sia il parametro, riguardante il contenuto, più carente. Il solo fatto di elencare azioni e reazioni dei personaggi non è bastato a personalizzarli ed empaticamente ad affezionarcisi. Il contenuto in tal senso non è parso sufficiente.
Narrazione e azione
La narrazione è affidata prevalentemente al discorso diretto. È proprio attraverso i lunghi dialoghi tra Richard e Sofia che il lettore acquisice la maggior parte delle informazioni. Il divorzio di Richard, il tradimento di sua moglie, il viaggio e la borsa di studio di Sofia, la sua malattia, il suo ricordo di Michele. Incontriamo anche la fiamma di Richard, Miriam, attraverso i raccondi della quale vieniamo addirittura portati in Africa, e comunque in giro per il mondo alla scoperta del suo lavoro e della sua passione per i viaggi. Nei capitoli prettamente diaristici è Sofia a scrivere in prima persona, parlando della sua vacanza studio a Londra, dello studio, delle amicizie, quindi di Michele e delle prime frequentazioni con quest'ultimo. Sono tante le informazioni acquisite, così come sono tante le strade che l'autrice potrebbe percorrere approfondendo ogni singolo dettaglio. Piacevole leggere una così alta varietà di accadimenti, in un tempo del racconto comunque relativamente molto breve.

4) COMMENTO PERSONALE 16/20 

Il mio voto è un 8.
Ammetto di avere assegnato un voto di incoraggiamento. Attraverso la lettura di questo testo mi è arrivata forte l'intenzione dell'autrice: è emersa la sua volontà di raccontare una storia autentica, sentita, vissuta... e proprio perché non segue il filo della convenzionale narrazione romantica, c'è un'idea di base originale che mi è piaciuta molto.
Certo, il testo non possiede una struttura grammaticale di base che ho apprezzato particolarmente, ma ho riscontrato grande cuore in questa condivisione. Cuore che ho deciso di tentare di valorizzare per quanto questo Cafè me lo conceda.
È indubbio che ci sia da lavorare per "aggiustare il tiro", per rendersi comprensibili, forti anche nella narrazione spontanea. Maturare dal punto di vista stilistico e studiare tante piccole regole utili a rendere il nostro testo degno di essere letto da tutti.
Io naturalmente non posso che augurare il meglio a ClaudiaFlour96, sperando di leggere presto una revisione fatta a regola d'arte e proposta con altrettanto entusiasmo!

lunedì 12 marzo 2018

[Intervista] LoSpettro

E così tu saresti un visionario.
E io sono curiosa e non ho limiti di apprendimento, perciò accomodiamoci e diamo un senso a questa stanza!
Se sei pronto, ho dieci domande per te.
 
1) Questa è la stanza di coloro che hanno qualcosa in più da condividere rispetto a tutti gli altri; di coloro che, sapendolo, hanno il dovere di divulgarlo. Perciò dimmi, quanto sei adatto alla View Room? Cosa, di questa stanza, ha catturato la tua particolare essenza? E per quale motivo proprio tu ne saresti il naturale completamento?

In questo momento, più di quanto lo fosse all'atto dell'iscrizione alla stanza, mi calza a meraviglia questa View Room. Non ricordo perchè la scelsi. Probabilmente per un semplice gioco di esclusioni, ma in ogni caso mi ci vedo parecchio nella sua descrizione. Dicevo appunto, in questo momento, perchè ora come ora, lasciata da parte ogni velleità poetica, il mio interesse è rivolto ad ampliare la mia conoscenza sulla critica letteraria e dimostrarlo. Credo di essermi ritagliato un piccolo spazio, giudicando testi narrativi e poetici, ed ora mi diletto, quando il tempo lo permette, a dilungarmi, senza essere chiamato, su romanzi ed opere poetiche, sciorinando considerazioni senza " l'odiosa necessità impellente ". Mi considero una voce libera, avversa al commento rifilato come contentino o, che cerca di farsi buono l'autore/autrice per ricevere medesime attenzioni in cambio. Non ho mai pensato di essere il completamento della camera, però quel passaggio "... il visionario sa di vedere qualcosa che agli altri è negato" mi attira parecchio. Associo la capacità visionaria più che altro alla poesia, la vera mia passione letterale, fin da giovane. Sento e credo, sono molto presuntuoso, di avere capacità cognitive e di invenzione profonde, di avere imparato dai classici, idee, evocazioni, eccellenze e spesso riesco a riportare su carta questa mia capacità sotto forma appunto di poesia. Al momento, ho tolto le mie 4 ampie raccolte poetiche. Mi piace analizzare, addentrarmi anche in profonde considerazioni, anche filosofiche, e sto passando ora come ora in una fase in cui affianco il mio pensiero ad espressioni nichilistiche.

2) A dimostrazione di ciò che ritieni essere, abbi il coraggio di delineare i tratti di una tua debolezza. Attenzione: non chiedo mi si decantino pregi mascherati subdolamente da difetti. Richiedo autentico coraggio, sincerità: che si riveli un punto debole, qualcosa che è ostentatamente la penosa rappresentazione di se stessi. Qualcosa da cui tu stesso non potrai difenderti. 
 
Sono perennemente discordante, mai coerente, ma questo non penso sia una debolezza dell'individuo, anzi. Vedo come l'incoerenza, la prima forma di accettazione dei limiti della propria mente. L'uomo che tende a non essere statico, che cambia, che confuta e sposa parecchie idee, espressioni, apparendo per l'appunto incoerente, è il primo ad accettare l'enormità della condizione umana e dell'infinita potenza della mente. Ma forse mi crogiolo troppo su questo difetto, sarò caduto nell'errore di citare un pregio mascherato? Allora sicuramente un tratto della mia persona che ha i contorni di una debolezza a tutti gli effetti e che mi sono accorto, proprio su wattpad, essere maledettamente incrollabile ed eterea, è l'invidia. Ultimamente però, più che a rigirarmi in continuazione la bile nello stomaco, cerco di vedere con altre angolature gli effetti, anche collaterali che tale debolezza produce.

3) Qual è il genere letterario non ancora creato? Credi di essere in grado di strutturarne uno, all'avanguardia a tal punto da divenire precursore di uno stile tutto nuovo? Sai darmene dimostrazione? Lo spazio è tuo, hai carta bianca...

Il genere letterario non ancora creato mi vien difficile da pensarlo. Mi vien da dire, apparendo un essere talmente presuntuoso da divenire a volte anche borioso, è quello che sto per fare. Ma più che genere, direi, "azione letterale". Partendo da Tucidide e dalla sua affermazione "La storia si ripete", è facile constatare come protagonisti e fatti paiono perdersi nella folla degli antenati, anzi, addirittura ancor prima, senza andar più dietro del secolo scorso. Sarai d'accordo con me constatare che nuovamente, come fu, per quell'età a me tanto cara e ammirata, cioè la metà dell'ottocento, oggigiorno viviamo ancora un senso di decadenza sociale, di crisi di valori, Cambiano gli antagonisti. Se allora si fronteggiava positivismo e razionalità, oggi abbiamo a che fare con falso progresso, materialismo, individualismo, edonismo. Ma in fondo gli scenari e gli attori sono sempre gli stessi. Cambiano costume, ma sono sempre gli stessi. E allora perchè non cercare di ricreare un movimento letterale pari a quello che riuscì a portare alla ribalta un Rimbaud, un Mallarme, un Baudelaire. Nel mio piccolo, ovviamente s'intende, sperando che questo tanto piccolo possa ridimensionarsi strada facendo. Detto così sembra un nulla di nuovo, ma il discorso è lungo e complesso, diviene difficile esplicarlo nella sua totalità con poche parole. Meglio fermarsi.

4) Esiste un personaggio all'interno della tua opera che non è stato capito esattamente come vorresti? Se sì, tale sua peculiarità è voluta?

Nella mia storia certo che esiste un personaggio che sicuramente verrà visto come un "non equivalente di noi stessi", mancante di un significato esistenziale che non si riesce a capire e condividere. E' la protagonista di Irrevérsible, Ginevre, ragazza che appare fin da subito, dal prologo della storia, come provata dal suicidio dell'amato compagno, ma che poi in verità, si abbandona in effusioni sessuali e voglie lussuriose assieme alla collega/amica. Verrà inteso come un personaggio incongruente ed io verrò bollato come un autore incapace di realizzare una operazione cognitiva complessa. E' una verità! Ora come ora lo è pienamente! Come peraltro ritengo vero anche il fatto che, scrivere un romanzo complesso e corposo, sia un processo che certamente non può svolgersi come se si stesse trasmettendo una soap opera. Il primo scritto rimane una bozza, improvvisata e tentata. La vera storia, le varie sfaccettature, la reale trama col suo complesso intreccio narrativo, colliderà con una realtà cognitiva soltanto alla fine della fase di revisione totale, momento che un buon scrittore deve sempre considerare ed includere nel suo lavoro. Quel che posso dire e credo ciecamente di affermare

5) "Non ho bisogno di imparare dai miei passi, perché..." (superiorità, boria)
"Non ho intenzione di imparare dai miei passi, perché..." (orgoglio, saccenteria)
"Non imparo dai miei passi, perché..."  (sincerità, onestà)
Sapresti indicarmi tra i precedenti costrutti la miglior rappresentazione del tuo essere? Quella che maggiormente potrebbe delinearne i contorni. E ti prego, concludine il pensiero.

Tra i costrutti presentati, in verità, non vedo una rappresentazione del mio essere. Mi ritengo di imparare molto dai miei passi, e quindi dai miei sbagli. Ma se sono obbligato a stare al gioco, opterei per la prima scelta, quella dettata da un moto di superiorità e boria. Perche? Ma è semplice, "perchè io non soffro di mania di superiortà, sono superiore e basta (cit. Vittorio Sgarbi - che ammiro solo come critico d'arte - e ironicamente cito).

6) Mostrami ciò che non sono in grado di vedere. Qualcosa che di te agli stolti, ma anche ai più preparati, comunque sfugge anche dopo un'analisi approfondita. 
 
Sono un personaggio che mi ritaglio un carattere particolare. Scontroso sì e parecchio orso anche dal vivo. Mi elevo alla massima potenza qui su wattpad. Ma in verità, nella realtà sono un uomo, padre di tre bellissimi bambini Alice, Angelica e Alessandro - che altezzoso, ha dato a loro tutti nomi che iniziano con la prima lettera dell'alfabeto?!? - rispettivamente di 9, 4 e 1 anno. Sono comprensivo, paziente, sempre pronto al gioco e molto sorridente. Ma in questa veste non mi avrete mai!!!

7) Chi o cosa è stato per te maestro di vita? La base su cui si fonda la tua personalità artistica.

Non ritengo di aver avuto maestri di vita. Mi ha affascinato parecchio il mio professore di italiano, cui sarò sempre riconoscente per avermi rifilato in un tema un bel 10. Piuttosto mi reputo un self-made man, un uomo cresciuto dal basso e arrivato dove tutt'ora è arrivato. Ho alle spalle la morte di mio padre, suicida quando avevo l'età di 21 anni. Ho improvvisamente e drammaticamente perso una bussola orientativa in una fase delicatissima della mia vita. Ma sono riuscito a rimanere in piedi, grazie anche a una mamma forte e determinata. Dal punto di vista artistico, sono molto legato e affascinato dalla persona di Charles Baudelaire e da tutto quello che ci ha lasciato. Ovviamente nel campo della poesia, come ho già avuto modo di dire, mia vera e propria croce e delizia.

8) Sei in grado di attrarre i tuoi lettori decantando le qualità della tua opera utilizzando però citazioni altrui? Sai vedere attraverso gli occhi degli altri? 
 
Sula mia opera, la decanto, riportando una delle miglior citazioni altrui avute:
"Questa storia, per quanto incompleta, è come guardare una città di notte da un vetro smerigliato, ricoperto di pioggia. E' affascinante, intrigante, possiede la forza dell'astratto e la consistenza materica dei dettagli più raffinati. I capitoli sono piccoli antipasti di alta cucina, meravigliosi nella forma e nei colori, stuzzicano lo stomaco e ti fanno venir ancora più fame. Complimenti. In genere non tollero i personaggi femminili ed invero sono molto più affascinata da Gustav che dalla protagonista. Interessante la scelta di Ginevra (in verità Lucerna, qui ha compiuto un errore freudiano, ndr) sembra, da come la descrivi, che tu la conosca veramente. E' una città incredibilmente seducente. E poi Mama, non so se il riferimento fosse voluto, ma mi ha portato alla mente il capolavoro di Victor Fleming." (il regista di "Via col vento",ndr)

9) Partendo dal presupposto che in questa stanza scelgano di accomodarsi tutti coloro che, incompresi e ostacolati, abbiano perseverato nelle scelte a monte fatte poiché convinti di essere nel giusto, sapresti indicarmi quale spinta ti abbia mosso verso la scrittura e perché tale arte rispecchi meglio il tuo carattere? Avresti raggiunto i medesimi risultati se avessi avuto a disposizione null'altro che muto assenso?

Credo che ciò che mi ha spinto verso la scrittura è stato il mio carattere, timido, riservato e sufficientemente isolato. Ma essa non rispecchia a dir il vero il mio carattere, semmai è la giusta completezza. Ma c'è un'altra verità, ancor più profonda che accennerò senza dilungarmi eccessivamente, non vorrei far di questa intervista un piagnisteo. Soffro di una malattia, rara e degenerativa. Mi sta portando via sempre di più l'udito. La scrittura per me è un'espressione di completezza. Sono soggetto a sbalzi d'umore (forse qualcuno l'avrà capito su wattpad), nel mio stomaco 9 mesi su 12 si accumulano farmaci e sostanze anche abbastanza invasive. Soffro di vertigini. Anche improvvise. Insomma, non sono proprio il massimo come modello di persona, ma ci tengo ad apparire tale. La scrittura me lo fa permettere. Per me è tanto.

10) Sei entrato in un cerchio autoriferito e periglioso. Hai scelto probabilmente di metterti a nudo onestamente, forse di mentire: non è mio interesse scoprirlo. Questa è la tua ultima domanda, sfruttala nel modo che maggiormente rispecchi l'autenticità del tuo talento.
Hai incontrato qualcuno in grado di gareggiare quale tuo pari al gioco della vita, ma tu credi di potergli dimostrare l'invitta superiorità che possiedi. Dimostralo anche a me, attraverso un gioco di scrittura che ti identifichi personalmente.

Sull'ultima domanda rispondo semplicemente con una negazione. No. Non ho trovato nessuno con cui poter gareggiare al gioco della vita, nè mostrarmi a lui/lei superiore. Trovai una Musa tempo fa, come ogni poeta che si rispetti. Scrissi delle meravigliose poesie. Le sarò sempre grato. Anche se ora ci siamo amabilmente mandati a vicenda a fare in culo! 

Grazie infinite per il tuo tempo LoSpettro, è stato illuminante.

[Valutazione] Irréversible - LoSpettro

Nome dell'opera: Irréversible
Autore: LoSpettro
Genere:
Amore/erotico
Valutazione: primi 5 capitoli
Lettura: primi 10 capitoli
Punteggio: 55/100

1) GRAMMATICA 5/25
Gli errori (tutti, tranne le segnalazioni sulla punteggiatura) verranno sommati. Il gruppo che comprenderà quelli di sintassi sarà moltiplicato per 2, di semantica per 1,5, di ortografia per 1. Una volta ottenuto il risultato esso sarà arrotondato per eccesso e in decimi sottratto al punteggio pieno di 25. In questo modo si darà maggior peso agli errori di sintassi, a seguire a quelli di semantica, in coda gli errori di ortografia.

Commento
Dalla lettura sono emerse numerose lacune. Prima fra tutte appare evidente quella sulla punteggiatura. Il testo si sgretola lapidato da un uso scorretto dei segni di interpunzione che ne ha penalizzato finanche il senso. È probabile che l'autore volesse rifarsi a un joyciano flusso di coscienza. Esperimento non riuscito, però, quand'anche in presenza di concetti di rilevante pregnanza, egli monopolizza l'attenzione del lettore sulle scorrettezze di cui sopra.
Rilevanti e originali autori sconvolgono la punteggiatura – e con essa le regole che ne descrivono il fluire – sottomettendola al proprio volere, ma creando un'armonica rappresentazione figurativa di ciò che stanno descrivendo, in un tripudio di emozioni e sensazioni. Lo stesso dicasi per la complessa semplicità di cui sono permeati i testi di Murakami. Sconvolgere le regole grammaticali è arte e vezzo consentito soltanto a chi possiede profonda (e approfondita) conoscenza delle stesse. Pena una rivisitazione grottesca dei più potenti autori di sempre.
Alcuni errori in questo testo sono dovuti a refusi, alla velocità di battitura o a una mancata revisione finale. Peccato per le imprecisioni in campo semantico che non hanno aiutato, solo in alcuni momenti, a visualizzare ciò che l'autore volesse sinceramente comunicare.
Per alcune, tra le segnalazioni in campo sintattico rilevate, non c'è spiegazione formale.
Nulla però che non possa essere corretto grazie all'attenta dedizione per la propria opera. Di seguito il dettaglio.

Punteggio
Sintassi: 77 x 2 = 154
Semantica: 9 x 1,5 = 13,5
Ortografia: 25 x 1 = 25
Tot: 192, 5 = - 20 punti

- Sintassi (errori evidenziati in numero)
17
(uso improprio della "d" eufonica)
6 (mancato uso del corsivo per termini di lingue differenti, concetti nuovi, aziende, progetti)
1 (mancata concordanza di complementi, conseguente all'uso scorretto di una congiunzione coordinante)
2 (mancata concordanza dei tempi verbali all'interno della narrazione)
1 (uso improprio di una preposizione articolata a rendere indefinito ciò che invece è più che specifico)
2 (ridondante ripetizione a distanza troppo ravvicinata e mancata sostituzione adeguata)
1
(mancato corsivo o delimitazione tra virgolette alte la citazione di frasi, pensieri, scritti altrui)
6 (ingiustificabile virgola a dividere il predicato dal complemento oggetto)
1
(uso di un articolo indeterminativo, in luogo di quello determinativo più corretto)
2 (uso improprio di un pronome diretto/particella pronominale atona)
1 (uso scorretto di un pronome)
1 (gradito il punto interrogativo in caso di domanda diretta, pena il mancato senso del testo)
1 (uso scorretto di un pronome dimostrativo)
1 (mancata concordanza di proposizioni subordinate legate da una congiunzione coordinante)
4 (ingiustificabile ed errata virgola a dividere il soggetto dal suo predicato)
2 (mancata preposizione a introduzione di una proposizione subordinata indiretta)
9 (il segno di interpunzione precedente al periodo rende la frase sconclusionata da un punto di vista strettamente sintattico. Mancano i presupposti per la formazione di una frase minima composta da soggetto è predicato; c'è ancor meno per il periodo, il quale appare impossibile: composto da sole subordinate e mancante di reggente)
1 (ridondante ripetizione di una constatazione all'interno della medesima frase)
1 (uso scorretto di una congiunzione disgiuntiva a fronte di una constatazione di dualità precedente)
1 (uso del corsivo auspicabile in caso di sostantivo sottinteso e uso di aggettivo sostantivato in sue veci)
1 (scorretta collocazione del "pensato" all'interno della narrazione al passato)
4 (mancato uso di una delimitazione di pensiero, il quale viene fuso alla narrazione interrompendone bruscamente la logica esistenza. Tale costrutto, utilizzato fino al termine del capitolo, ha costretto in persistente errore l'autore, che seguita a scrivere e descrivere i fatti in un nuovo tempo verbale: quello che sarebbe dovuto essere relegato al solo pensiero.)
1 (brusco cambiamento dei tempi verbali all'interno della narrazione)
1 (la mancata esclamazione esclude la possibilità che una frase formi una proposizione ottativa, trasformandola in un "mezzo periodo ipotetico": esso infatti non possiede protasi)
4 (mancata concordanza di numero tra soggetti e verbi)
1 (mancata concordanza del "lei" nella medesima frase)
1 (mancata concordanza di complementi a fronte di una congiunzione coordinante)
1
(pronome relativo di troppo)
2 (errore per "si" in luogo di "sì")

- Semantica (errori evidenziati in numero)
2
(uso scorretto del significato di due verbi in contemporanea a un errato uso di un pronome relativo che all'interno della medesima frase modificano il senso della proposizione, privando di logica l'intero costrutto)
4 (uso scorretto del significato di un verbo)
2 (uso impreciso del significato di un termine)
1 (circonlocuzione semanticamente non appropriata)
(non contato) (ambiguo l'uso del nome "Ginevre" non esistente per alcuna nazionalità, in luogo di quello corretto celtico/britannico "Guinevere", francese "Guenièvre", francese del Quebec "Genève", italiano "Ginevra", inglese "Gwenevere", nemmeno rilevato quale ipocoristico del nome)
(non contato) (circonlocuzione estremamente contorta)

- Ortografia (errori evidenziati in numero)
2
(refuso per "perchè" in luogo di "perché")
1 (refuso per "prosegui" in luogo di "proseguì")
1 (refuso per "delle tua Africa" in luogo di "della tua Africa")
2 (errore ortografico per "E' " in luogo di "È")
1 (refuso per "capìì " in luogo di "capii")
1 (refuso per "fin a" in luogo di "fino a")
1 (refuso per "cap " in luogo di "capii")
1 (refuso per "usci" in luogo di "uscì")
2 (refuso per "ne" in luogo di "né")
1 (refuso per "via vulnerabilità" in luogo di "mia vulnerabilità")
1 (refuso per "thè" in luogo del corretto francese "thé", inglese "tea", italiano "tè")
1 (refuso per "O" in luogo di "Oh")
1 (refuso per "accumunarsi" in luogo di "accomunarsi")
1 (refuso per "che forse sordomuto" in luogo di "che fosse sordomuto")
1 (refuso per "La difficoltà" in luogo di "Le difficoltà")
1 (refuso per "Jean-Babtiste" in luogo di "Jean-Baptiste")
1 (refuso per "Gia' " in luogo di "Già")
1 (refuso per "intesi" in luogo di "intensi")
1 (refuso per "the" in luogo del corretto francese "thé", inglese "tea", italiano "tè")
1 (refuso per "se" in luogo di "sé")
1 (refuso per "quelle sua" in luogo di "quella sua")
1 (refuso per "bacello" in luogo di "baccello")

- Punteggiatura
(rilevante perdita di virgole del vocativo)
(uso sconsiderato delle virgole a delimitazione di parti di testo troppo brevi in una definitiva frammentazione dello stesso)
(manca la punteggiatura a chiusura di ogni discorso diretto che non si concluda con una domanda)
(uso scorretto della punteggiatura a indicazione di pause nel parlato non giustificabili quando modificano la struttura sintattica di un testo: a fronte di errori grammaticali tanto rilevanti, sarebbe bene ometterla piuttosto che cadere in errori tanto penalizzanti)
(scorretto uso dei punti di domanda a conclusione di esclamative)
79 (uso del segno meno, in luogo del trattino lungo alto corretto a delimitazione del discorso diretto)

ATTENZIONE! POTREBBERO ESSERE PRESENTI SPOILER!
Chi non avesse letto la storia oggetto di tale valutazione sia consapevole che proseguendo nella lettura di seguito riportata potrebbe incappare in anticipazioni di trama.

2) LINEARITÀ DEL TESTO 26/30
Per ogni gruppo, verrà assegnato un punteggio in decimi, spiegato all'interno della valutazione. La somma del punteggio di ogni gruppo corrisponderà al voto finale per questo parametro.

- Coerenza interna 9/10
Il problema maggiore riguardante la coerenza interna è il diretto derivato di un errore a monte, segnalato per altro nel parametro grammatica. Il POV appartiene alla protagonista, la quale è voce narrante dell'intera sua vicenda, degli struggimenti personali, dei moti dell'animo cui è afflitta. D'un tratto la narrazione si perde, in favore di un accavallamento brusco del pensiero della protagonista stessa. Tale artifizio inconsapevole, poiché ingestito (pertanto spero fortemente non voluto), non fa che rendere confusivo l'intero concetto spiegato.
Alla luce dell'intera progressione di trama, a parte tale scivolone, non posso che constatare una coerenza di base (non riferita alla espressione psicologica dei personaggi, ma al mero accadimento dei fatti) più che solida. Gli accadimenti sono cronologicamente raccontati, riproduzione a parte di un flashback verosimile nel quale la protagonista si tuffa per produzione onirica.

- Capacità espressiva 8/10
L'autore ha molto ben delineato le emozioni primarie. L'uso di termini adatti alla visualizzazione dei moti emotivi permette al lettore di acquisire facilmente il punto di vista della protagonista, immedesimandosi presto in essa e iniziando a guardare con i suoi occhi.
La storia è ai suoi inizi, non sono ancora pertanto definiti tutti i personaggi a contorno. La stessa Ginevre è stata descritta solo superficialmente, sebbene da un punto di vista strettamente psicologico appaia ambiguamente descritta.

- Definizione dello stile 9/10Lo stile è estremamente peculiare. C'è una forte tendenza alla originalità e alla ricerca della stessa. Di fatto, un exploit simile non l'avevo mai incontrato in vita mia. Coerente con ciò che ci è stato presentato dell'opera.

3) CONTENUTO 18/25Cercherò di assegnare un punteggio quantomai coerente con uno dei quattro gruppi sopraccitati. Una volta assegnato un gruppo (Scarso, Sufficiente, Buono, Eccellente), segnalerò le motivazioni per attribuire un punteggio piuttosto che un altro all'interno del range di riferimento. Il numero che verrà fuori sarà il risultato di un'analisi, per quanto possibile, oggettiva. 

- Buono
Il contenuto è buono, pecca di ambientazione, ma cotrobilancia tale mancanza accogliendo descrizioni emotive estremamente forti e suggestive, impegnando il lettore in una visualizzazione vivida di ogni accadimento. Alcuni punti appaiono fumosi a causa di problematiche non legate al contenuto, in compenso fin dal principio viene espressa la chiara volontà di raccontare un impeto talmente potente da oscurare ogni altro fatto occorso.
Ambientazione
I primi cinque capitoli sono privi di ambientazione tout court. Brevi accenni, pochissimi dettagli, il necessario per tentare di dare una rappresentazione vaga dei luoghi vissuti.
Soltanto successivamente (capitoli al di fuori di tale valutazione) l'autore si apre a una più completa descrizione della città di Lucerna, dell'appartamento di Ginevre... dei locali, delle strade, delle luci a contorno di ogni cosa.
Descrizione personaggi
Fisicamente i personaggi non trovano una collocazione specifica, per quanto sia stata ben delineata la figura di Mama (a richiamare il cliché estremamente forte della governante di colore sempre accogliente e pronta a risolvere ogni problematica) e successivamente quella di Ginevre. Quest'ultima è una donna che apprendiamo avere un regime alimentare "austero e privo d'ogni sorta di concessione al puro e insano soddisfacimento forte del palato". Ella ha un fisico tonico, "un seno dalla cosiddetta forma a coppa di champagne [...] giusto tondeggiante nella parte alta" e"il lato b [...] sodo, rotondo, alto dalla forma più propria di una pesca". Connotazioni dalle quali e possibile estrapolare uno stile di vita votato al rispetto, alla dedizione – che sia essa immessa nel proprio lavoro o nel proprio corpo. Attraverso tali connotazioni autoriferite si è colta prepotente la mano maschile.
Emotività
Come già precedentemente evidenziato, l'autore ha chiamato in causa dinamiche sensoriali ed emotive molto forti, creando una prima parte di storia coerente con il senso globale che le si è voluto dare. A partire dalla seconda metà del testo accade che, a causa di un'ambiguità psicologica di fondo, il lettore possa dissociarsi dalla immedesimazione scattata precedentemente, riscontrando evidenti discrepanze dalla figura che ha conosciuto con queslla vissuta.
Narrazione e azioneLa narrazione è estremamente lenta. Le azioni sono perlopiù relegate ai pensieri. Virtuosismi mentali che possiedono il fine intrinseco di dare informazioni al lettore più sull'emotività che sui fatti. A partire dal capitolo sesto avviene una precipitazione non solo degli eventi ma anche dell'emotività, della psicologia, in una costruzione di trama completamente diversa e intrinsecamente opposta rispetto a quella cui eravamo stato abituati.

4) COMMENTO PERSONALE 6/20 

Il mio voto è un 3.
Partiamo da un presupposto fondamentale e che mai, approcciandosi a una mia valutazione, bisogna perdere di vista: questo non è il mio lavoro. Nella vita mi occupo di altro, e di fatto il Cafè non è che un passatempo utile a me per prima, aiutandomi ad affinare l'occhio critico, quindi utile alle persone che scelgono di lasciarsi intervistare da me, condividendosi in modo onesto e lasciando che la parte più profonda del proprio essere si esprima attraverso le risposte ad alcune domande da me preimpostate.
Io non faccio altro che vedere ciò che gli autori mi mostrano. Posso comprendere quanto un autore sia ordinato nei pensieri, quanto tenda alla confusione, quanto ami infilarsi nei meandri di una psiche complessa, quanto sia meglio predisposto a raccontare di gioie delicate e sapori esotici. Dalle opere posso estrapolare qualcosa della personalità dell'autore stesso. Posso evidenziare una cura maniacale per i dettagli e dedurne un animo rispettoso; posso rilevare dalla semplicità con cui ha espresso concetti crudi e veraci una forte tendenza alla autenticità e alla sincerità di quella personalità.
Eppure ciò che esprimo tra queste pagine è una visione assolutamente distorta della realtà: un essere umano non è solo l'opera che ha scritto o solo alcune risposte che ha condiviso. Una persona è tanto altro: è la somma delle proprie scelte, dei propri comportamenti, dei propri modi di porsi, di ciò che dà e riceve, del suo bagaglio esperienziale, del vissuto esperienziale agito e subito, della propria base culturale.
E potrei elencare almeno un altro centinaio di parametri a definizione di ciò che è un essere umano, ma non è affatto questa la sede in cui discuterne.
Ciò che mi preme arrivi vero è che il mio commento personale è valutativo solo del minimo estratto di una sola opera letta di quella determinata persona. E per quanto mi piaccia tentare di indovinarne l'io interiore più sincero, non sono in grado di dare definizione di chiunque provi a pararmisi davanti.
Ciò che faccio è condividere la personalissima sensazione che è nata successivamente alla lettura dell'opera valutata.
Questa premessa è d'obbligo, vista l'opera giunta a mie mani (in senso lato, naturalmente).
Cosa ho letto nell'opera appena valutata? Cosa ho capito, cosa mi è arrivato, quanto ho inteso del messaggio che LoSpettro ha voluto comunicare?
Ho letto un iniziale struggimento. Un intenso, poetico, potente struggimento.
Ho letto una donna forte, per quanto subordinata all'uomo che ne ha plasmato le carni, consapevole dei propri mezzi e dei propri talenti, eppure sofferente. L'uomo, che fino a qualche tempo prima ne aveva modellato l'animo, si è tolto la vita, lasciandola sola, spezzata, frammentata, persa in una esasperata ricerca dei significati più reconditi della di lui stessa personalità.
Questa donna vive il proprio lutto costringendosi a sessioni lavorative estenuanti, nel tentativo di dare un senso a tale sofferenza attraverso la creatività che le è così amica.
D'un tratto avviene il crollo emotivo. Quella che appare come una rievocazione, si trasforma successivamente in una produzione onirica traumatizzante o, almeno, apparentemente tale dal punto di vista di Ginevre. La quale Ginevre necessita di supporto emotivo, ruolo perfettamente incarnato dalla dolce Kathleen, segretaria e amica della protagonista.
D'improvviso l'autore commuta il senso fino a questo momento dato alla propria opera trasformandola in un incomprensibile e quanto mai inatteso – nonché fine a se stesso – atto sessuale tra le due. Atto che appare insoddisfacente alla stessa protagonista, la quale lucidamente sceglie di smettere di bere per poter vivere appieno l'esperienza in divenire. Protagonista che d'un tratto, dopo aver consumato con frenesia il proprio piacere e quello dell'altra, addirittura supplica quest'ultima di chiamare una terza figura a riempire il vuoto: vuoto generato dall'evidente mancanza di un "uccello che ci sbatta".
Non sono mai stata contraria all'incontro tra due anime affini, siano esse vicine mentalmente o fisicamente, appartengano al medesimo sesso o meno; ammetto però di avere provato profonda costernazione leggendo questo testo.
Queste due donne – che seguitano a cospargersi il corpo del profumo di un uomo morto – hanno intrinsecamente, e nel mio personalissimo nonché inutile parere, qualcosa di insano.
È altresì un uomo a descrivere in modo tanto magistrale l'atto erotico tra le due donne, un uomo che probabilmente non si è reso conto di avere sublimato il proprio irrispetto verso le sue proprie creature, le donne raccontate in questa storia, in un rapporto sessuale inappagante e degradante sotto il punto di vista della dignità delle stesse.
Diversamente da quanto letto altrove e in diversi modi, ho trovato quantomai squallida una tale definizione di figura femminile.
E non si tratta della scelta di vivere la propria sessualità attraverso la libertà di espressione della stessa, che si tratti di cercare uno o più partner sessuali o utilizzare dinamiche differenti dai soliti canoni: no.
Ciò che ho trovato oltremodo nauseante è stata la scelta di degradare moralmente le due donne attraverso un atto sessuale fine a se stesso e inconcludente, perché tra loro mancava ancora una figura di riferimento: un pene.
Scegliere di mostrare talenti, potere, denaro, posizioni, costrutti mentali votati al sacrificio hanno reso Ginevre consapevole, fiera, unica. La stessa donna descritta diventa niente non appena ella stessa, dimentica del proprio valore, ammette di non essere nulla senza un fallo. Non si può godere senza.
Tale innaturale e oltraggiosa sottomissione della figura femminile ha dato il colpo di grazia a un parere, il mio, che si era potuto delineare solo sulla base del talento dell'autore e della cura per il suo testo.
Non mi resta che augurargli tutto il meglio, sperando possa comprendere che siffatta personalissima valutazione data alla sua opera non è assolutamente un giudizio espresso sulla persona, ma la naturale formulazione di una opinione a seguito di una lettura simile.