lunedì 2 aprile 2018

[Valutazione] Considerazzioni - Ben4You



Nome della raccolta: Considerazzioni
Autore: Ben4You
Genere:
Poesia
Valutazione: Ed io che sono
Lettura:  15 opere (le prime 10 consecutive, più 5 casuali)
Punteggio: 80/100 

1) GRAMMATICA 10/10
Gli errori costituiranno dei semplicissimi centesimi. Dieci errori equivarranno a -1 punto, venti a -2 e così via. Una volta ottenuto il risultato, esso sarà arrotondato per eccesso e sottratto al punteggio pieno di 10.

CommentoIn "Ed io che sono" non sono state rilevate sbavature da un punto di vista strettamente ortografico o sintattico.

Punteggio
Ortografia = - 0 punti
 
- Ortografia (errori evidenziati in numero)
Nessuna annotazione da fare.

- Sintassi (segnalazioni evidenziate in numero)
Nessuna annotazione da fare.

2) STRUTTURA FORMALE 26/30
Per ogni gruppo, verrà assegnato un punteggio in decimi, spiegato all'interno della valutazione. La somma del punteggio di ogni gruppo corrisponderà al voto finale per questo parametro. 

- Grafica 8/10Due universi. Ecco ciò di cui si prende cura l'autore nel testo: una precisa, visibile, definita dualità. Nella struttura presentata in "Ed io che sono", tale dualità appare prepotente, forte, decisa.
Innanzitutto vezzo grafico vuole che questa poesia sia stata centrata e che sia stata adoperata per la scrittura un più elegante corsivo, a dispetto di quanto ci si sarebbe aspettati per un testo tanto "saldo", fermo.
Quindi l'occhio bisogna si soffermi sulle prime due strofe, speculari; quindi due affermazioni, anch'esse tali; infine la dualità prende corpo in un solo e unico finale adagio: la fusione tra il due tipologie di dubbi, che trovano spazio sia nelle ipotesi universali che in quelle particolari, ora si trovano paradossalmente in perfetto equilibrio (per quanto in bilico: "su di me mal poggiati") sull'uomo stesso che dubita.
Direi che il senso grafico è stato piacevolmente centrato, riguardo la struttura visiva del testo attraverso la quale l'autore è riuscito ancora una volta a comunicare.

- Fonica 8/10Non vi è la presenza di rime evidenti e suoni assonanti che lascino in bocca la sensazione musicale della tipica filastrocca... eppure musicalità la si sente quando l'autore accosta due strofe a segnalare due domande, quando adopera figure retoriche d'elocuzione, ripetizione, a sottolineare insistenti alcuni concetti altrimenti non così visibili ("ove forze... / ove tutto / ove forze... / ove nessuna...").
Il climax permette al lettore di entrare a mano a mano nel testo, visualizzando poco per volta le immagini. Esse vengono espresse con grazia e poca retorica, quand'anche al termine si arriva all'espressione più importante (dal punto di vista fonetico) di una assonanza, che diviene constatazione musicale sì piacevole all'orecchio: "Tra un eterno duraturo / e / un finito perituro."
Ecco la dualità che si esprime anche in questo parametro, emerge libera di infondere la sua esistenza, spronando il lettore a focalizzarsi non solo visivamente, ma anche auditivamente su di essa.

- Significato 10/10Come abbiamo potuto appurare nei due precedenti parametri, la presenza di una dualità – che va a stuzzicare il canale visivo e auditivo del lettore – è estremamente evidente. Più che in ogni altro, essa si esprime nel campo semantico, dove può raggiungere la sua massima espressione. È qui che infatti è possibile saggiare il testo e farlo proprio capendo ogni parola collocata e il suo corrispettivo nella strofa successiva.
Così, palese è la contrapposizione dei primi versi delle prime due strofe: "Che sono le cose" e "Ed io che sono". La distribuzione evidente che si parte da un dubbio universale per poter poi traslarlo su se stesso, un concetto personale di dubbio (Cosa sono le cose? Ed io cosa sono?).
Seguitando a confrontare i secondi versi delle due strofe, si coglierà visibile quasi marchiata a fuoco la perpetua contrapposizione universale/personale: "in questo universo di silenzi", "in questo spazio di emozioni". Concetti che per quanto lontani da colui che parla mantengono comunque uno stato di vicinanza intrinseca, data dagli evidentissimi dimostrativi "questo spazio", "questo silenzio" a scandirne un ritmo personale, appartenente a tutti, vicino a tutti.
E ancora "ove forze dirompenti govenano / ove tutto consuma energia" e "ove forze dilanianti mi albergano / ove nessuna forza possiedo"; quattro versi che raccontano empiricamente l'impotenza dell'essere umano non solo nella composizione universale delle cose, ma anche (e forse soprattutto) nella composizione e formazione di se stesso. Una consapevolezza che annienta e distrugge, un infinito dubbio che impedisce ai sensi instintivi più "animali" di accettare una tal condizione. L'accettazione avverrà, ma solo alla fine dell'intera opera.
Gli ultimi due versi delle prime due strofe gettano infine l'uomo nella piena riflessione su cui si incentra l'intero testo: "in questo infinito e certo spazio / in cui sono ospitato?" e "in questo finito e precario posto / su cui sono poggiato?". Denotare anche in tali interrogativi quanto sia preponderante la presenza di una dualità del significato: a fronte di una certezza della vicinanza ("in questo infinito e certo spazio / in cui sono ospitato?" e "in questo finito e precario posto / su cui sono poggiato?") vi è contrapposta una totale incertezza dei luoghi, dei fatti, della vita in generale ("in questo infinito e certo spazio / in cui sono ospitato?" e "in questo finito e precario posto / su cui sono poggiato?").
Ai dubbi seguono due certezze (climax semantico ascendente verso una ritrovata luce): "Terra di confine / è / la mia pelle" e "Tra un eterno duraturo / e / un eterno imperituro" in una danza di significati, celati e mostrati, armonica e definitiva. Un universo in un uomo solo ("Terra di confine / è / la mia pelle"), il dubbio dell'universo sempre presente e pensato ("Tra un eterno duraturo"), di cui si è sempre disquisito negli anni, nel tempo, nei secoli: argomento che non troverà mai morte ("un eterno imperituro").
L'accettazione sopraggiunge alla fine, quando l'uomo (che è soltanto un uomo) constaterà che "Due universi di baratri / in effimero equilibrio / su di me mal poggiati". La consapevolezza che l'universale "esterno" non è altro che il proprio mondo interno, formato da quella dualità di cui si parlava all'inizio e nella quale ci si perde a pensare, anche solo per trovare una risposta al senso di se stessi... della vita, dell'esistenza, della sincera volontà di competere con qualcosa di infinito eppure eterno e di cui facciamo irrimediabilmente parte tutti.
La risoluzione non è che la presa di coscienza che è dentro di noi che alberga ogni baratro emotivo, pensato, ma anche vero, vissuto, e che a comporre un essere umano senziente e raziocinante non è solo ciò che è possibile controllare, ma forse (certamente) tutto quanto è indefinitamente prossimo all'incertezza.

3) CONTENUTO 24/30
Per ogni gruppo, verrà assegnato un punteggio in decimi, spiegato all'interno della valutazione. La somma del punteggio di ogni gruppo corrisponderà al voto finale per questo parametro. 

- Chiarezza del messaggio 10/10L'autore, per quanto mi concerne, ha inviato un messaggio estremamente forte adoperando ogni mezzo a sua disposizione, che sia stato esso visivo, melodico o retorico. Se l'intenzione è stata quella di instillare sincero dubbio sulla realtà umana, ebbene egli ci è riuscito. Se l'intenzione invece è stata di accompagnarsi al lettore in questa altalena di emozioni a constatare la piccolezza di ognuno, poiché tassello di qualcosa di indefinibile, ebbene anche in questo caso sembra essere riuscito nell'intento. Non posso dire di non aver trovato spunto di riflessione in "Ed io che sono", e nonostante sia una inveterata antagonista della "d" eufonica, in questo caso specifico ho rilevato tal licenza poetica perfino piacevole.

- Presenza di emotività 7/10Se è vero che il messaggio è molto chiaro, è anche vero che la sua potenza non è per tutti. È possibile che la portata emotiva (per quanto si segua letteralmente il testo) si possa perdere, qualora non ci si soffermasse qualche secondo di più su ogni verso. Ed è vero che tale opera può essere motore di emozione, ma ai sordi e ai ciechi d'empatia difficilmente arriverà il suo senso più profondo.

- L'autore nel testo 7/10L'autore è presente quando invoglia il suo lettore a riflettere, a cercare risposte in se stesso, a capire il testo e capire ciò che vuol comunicargli... e realtà vuole che egli riesca a emergere in modo sostanziale e in maniera eccezionalmente evidente soprattutto nelle opere in dialetto romanesco: veraci, sincere, spontanee, vere e piene di profonda sostanza. Assieme alla spinta iniziale, a queste si accosta anche un sano senso di appartenenza.
Per questo motivo ho ritenuto "Ed io che sono" meno identificatrice del "Ben pensiero" di quanto invece non facciano quelle in dialetto.

4) CONTESTUALIZZAZIONE 6/10
- Contestualizzazione e filo logico della raccolta Cosa si evince del pensiero dell'autore attraverso le sue opere?
Mi sono posta questa domanda fin dall'inizio, a partire dalla lettura dell'introduzione. Poi andando avanti e tuffandomi nel pieno dei pensieri; quindi alla fine, satura di emozioni e "fatti" raccolti.
Ebbene, non ho rilevato una reale volontà di inserire ogni poesia in un contenitore che ne definisse l'argomento portante, e nemmeno un filo logico costante che ne precisi (semanticamente o metricamente) il senso. Eppure, nonostante la mancanza del tema portante, ho intuito un messaggio profondo e comune a ogni scritto: c'è una forte tendenza alla valorizzazione del pensiero ottimistico. Nulla è mai perduto e anche a fronte del più doloroso raccoglimento dell'animo c'è la speranza che da esso si possa comunque apprendere, crescere, migliorare. Infine, per quanto "Considerazzioni" non sia una raccolta canonica di poesie, così come si è magari abituati a leggerne, ho trovato che in ognuna il lettore sia invitato a riflettere, a porsi domanda, a rispondere a un dubbio.
Colonna portante dell'intera esistenza di quest'opera, sono certa che l'autore abbia espresso in modo molto forte una volontà: "voglio che tu ci sia, voglio che tu sappia fermarti, voglio che tu, lettore, possa fermarti solo un minuto e cogliere ciò che più serve a te e me ne dia considerazione finale". 

5) COMMENTO PERSONALE 14/20
Il mio voto è un 7.
Ho riscontrato una genuina voglia di condividersi, soprattutto attraverso le opere in dialetto. Che poi, più che dialetto, quasi dovrei sentenziare vernacolo, vista l'affluenza di un gergo personale e sostanzialmente circoscritto: insomma, se proprio non si possiede quelle origini, risulta difficile immedesimarsi e comprendere a fondo la profondità di ogni singola specifica parola (anche se le note a pié pagina ci informano della traduzione corretta).
Perché il peso del significato di "core" per un uomo che è nato, vissuto cresciuto con le connotazioni emozionali che si è da sempre dato a quel termine, non sarà il medesimo di "cuore". Ed è giusto così.
In ogni caso io ci ho trovato una grande forza, nonostante le mie origini affondino le proprie radici in un'altra regione d'Italia. Ho comunque capito la forza che gli si voleva infondere, e mi sono arrivate più le poesie in dialetto... a tale occorrenza sono certa un motivo ci sia.
La verità è che la raccolta in sé (e ogni poesia che contiene) nasce per richiamare opinioni, punti di vista, sensazioni personali. Un nuovo modo di mettersi a nudo ed esporsi emotivamente senza nemmeno pensare di starlo facendo.
Un rapporto "psicolgo/psicanalizzato" sui generis che mi auguro perseveri in tale intenzione e che sostanzialmente mi è piaciuto molto.
Non mi resta che fare il mio in bocca al lupo a Ben4You del quale apprendiamo qualcosina anche solo leggendone in nick name... insomma ci sarà un motivo se è qui per noi, no?

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