lunedì 8 gennaio 2018

[Intervista] Abadede

Siedi, ti prego, dove vuoi.
Per me, una delle chaise longue!
Bene. Taccio, so che l'eco della stanza è ancora pronunciato, ma io ci vedo armonia, gioco, accoglienza.
Ho la tua attenzione?
 

Ma certo! Sono venuto apposta! Ci sono gli snack? 

Allora non mi dilungo (niente snack!), passo alle domande. 

1) Hai scelto la Minimal Room.
Non dirmi perché, dovrei già saperlo, forse il tuo carattere ti impone tale scelta. Non lo so. La mia domanda è questa: sapresti raccontarmi un'emozione – tra quelle più istintive, che non danno adito alla ragione – legata a questa stanza?
 

Sì, una curiosità viscerale. La Minimal Room è libera da orpelli, policromie, ridondanze. Rimane l'essenza delle cose, e, se vogliamo, il minimo indespensabile per farle funzionare e per renderle ciò che sono. E questo dà anche importanza a chi ci è seduto dentro.
Perché non ci sono distrazioni. Una volta tolto il superfluo, ed esaminato freddamente tutta l'essenza, rimangono le persone nella stanza.
Che sono un universo. Pieni di luci e d'ombre. Troverai pulcritudini, beltà, contraddizioni ed abominazioni in numeri incalcolabili. Continuamente mutevoli.
Sto divagando.
Ma del resto è quello che mi hai chiesto di fare in questa sede, per cui...
Rifacciamolo. Divaghiamo ancora, nel prosieguo.
Vediamo se l'essenziale, la realtà nuda, è noiosa, oppure no.
Se è affascinante, oppure no.
Se è terrificante, oppure no. 

2) Parliamo di coerenza. Credi di appartenere alla categoria degli scrittori votati alla divulgazione del vero, sincero? Quindi, ti ritieni uno scrittore? Cosa dovrebbe lasciarmi intendere che tu lo sia? 

In che senso? Non scrivo articoli bufala né fake news, se è per questo. Le mie storie sono comunque inventate – sono fiction –, però lo dico esplicitamente. :P Hai presente un prestigiatore? Dunque, quando vai ad uno spettacolo di magia stai pagando per essere preso in giro. E lo sai. Ed è bellissimo.Ecco, lo scrittore fa così, ti parla di mondi e persone che non esistono, e se fa bene il suo lavoro ti fa credere che siano veri. Ed è bellissimo. Però "fare bene il suo lavoro" significa mettere della realtà in quello che si scrive. I personaggi devono muoversi in un modo che appaia realistico. È più credibile una protagonista elfa di un mondo dove esistono orchi, draghi e due soli, la quale ha pregi, difetti, privilegi e turbe, piuttosto di una Mary Sue inserita nella più urbana delle ambientazioni.
Tutto questo a meno che non si scriva saggistica... in tal caso tutto deve essere realistico. Anzi, vero. Tutto tutto.
Questo risponde alla prima sotto-domanda. ;)
Come dici? No, non ci ho girato intorno, ho risposto.
Certo che sono sicuro, ho chiesto anche pareri in giro, mi hanno detto tutti che ho risposto, fidati, nessun trucco.
Ah, non c'entra niente, ma pesca una carta.
Seconda sotto-domanda: boh? Come si definisce uno scrittore? È uno che scrive? È uno che ha vinto almeno un concorso di scrittura? È uno che ha pubblicato almeno un libro? È uno che ha pubblicato almeno un libro senza pagare la casa editrice? Vale se autopubblico? In che lingua? Con che livello di grammatica?
In realtà nessuno ha più inventato nessuna nuova storia dal tempo dei greci, cambiano le ambientazioni e le mode, ma le storie nude sono già state scritte tutte.
Scacco matto, scrittori! E adesso?
Terza sottodomanda: scrivo. È sufficiente? Per quanto riguarda me, sì.
Per quanto riguarda gli altri: alcuni hanno letto quello che scrivo, e costoro mi hanno detto che le frasi sono di senso compiuto. In media. Persino sono stati intrattenuti dai contenuti. Questo è quanto posso offrire come risposta a terzi. 

3) Quanto della tua opera è il prolungamento dell'autore? Perché? 

Tutto, o quasi. Sorvolando sul lore generale della Fondazione che non ho elaborato io (ma quello della branca italiana, in parte, sì), i temi trattati, i diversi personaggi, e anche lo stile di scrittura - praticamente da pubblicazione scientifica - fanno parte di me. Ogni personaggio ha la sua da dire che è una parte della mia visione delle cose.
Ma allora tutti i personaggi parlano delle stesse cose - o comunque concordano, mi chiederai? Non necessariamente. Lo stesso fenomeno o concetto può essere visto da più angolature diverse, anche dalla stessa persona.
Lo scaldabagno è un'invenzione moderna di grandissimia utilità - ma consuma troppa corrente. Ecco, tanto per dire. 

4) Quale personaggio all'interno della tua opera, a prescindere dalle azioni che mette in atto, incarna l'ideale più sincero del tuo pensiero?  

Il Dott. Bellini. Perché non rinuncia mai a studiare e investigare ciò che ha intorno, non importa quanto assurdo, pericoloso o "twisted" possa essere. Anzi, ne ha fatto il proprio lavoro. Si lancia nella scoperta delle creature più assurde, che, secondo leggi di fisica, non dovrebbero nemmeno esistere. E lo fa con rigore scientifico. Non vuole un parere, o un'idea, o un "mi pare che sia così". Vuole la verità, almeno fin dove mente umana può spingersi.
Anche lo stesso SCP-032-IT in realtà, incarna in parte il mio pensiero. Perché anche lui non fa altro che studiare qualcosa che va oltre il tangibile, e in particolare la relazione tra il futuro ed il destino. Si può prevedere? Si può immaginare? Si può modellare, in qualche modo? O, più banalmente, ha senso anche solo preoccuparsi di ciò che sarà?
Solo che SCP-032-IT ha tutte le risposte a queste domande, mentre io no. 

5) Porti dentro di te, probabilmente, tutte le sfumature della crescita personale che hai intrapreso come autore, senza dimenticarne alcun passaggio. Sapresti raccontare il più doloroso affrontato, per raggiungere la consapevolezza odierna? 

L'aver perso il futuro, una volta. No, non mi ci dilungherò. 

6) Se ne si dimostrasse la realtà, crederesti nei viaggi nel tempo? Ne sfrutteresti le possibilità? Raccontami. 

In che senso? Se fossero dimostrati non dovrei "crederci", lo saprei e basta. La Terra è tonda, mica devo "crederci". Giusto? GIUSTO?!
*Ahem*. Sì. I viaggi nel tempo.
Allora, se parliamo di una nuova tecnologia mi devi dire anche a che punto è. L'hanno appena inventata, è allo stadio di prototipo? No, non mi infilerei in una capsula del tempo che rischia di esplodere da un momento all'altro.Oppure funziona bene? È ancora costosa? O è già diventata mainstream ed è più economica?
Il problema di un quesito simile è che spesso viene affrontato da un punto di vista tipico della science fiction, che personalmente non approvo molto: si prende la civiltà così com'è e gli si dà una tecnologia avanzata. Ma la tecnologia avanzata non appare da sé: ha bisogno di infrastrutture e di tecnologie complementari già esistenti e diffuse, che probabilmente già hanno modificato la società. Quanto hanno modificato la società gli smartphone moderni? Il modo di tenersi in contatto, di condividere informazioni, di fare business?
Tipicamente si vede nelle opere di sci-fi una civiltà, per l'appunto, in tutto e per tutto simile a quella attuale, spesso anche con gli stessi valori morali e sociali - però hanno le astronavi che viaggiano alla velocità della luce, o anche di più (il cosiddetto FTL).
È un po' come un romanzo scritto così: prendiamo la società del 1700, e gli diamo i telefoni cellulari. No, non hanno l'elettricità. Nemmeno i ripetitori. E nemmeno i PC. No, niente internet. Però hanno i telefoni cellulari. Ha senso?
Allo stesso modo la realtà dei viaggi nel tempo rivoluzionerebbe la società; ma sarebbe una società ben diversa da quella che conosciamo, perché già rivoluzionata a sua volta da tutte le altre tecnologie propedeutiche allo sviluppo dei viaggi nel tempo. E lo sarebbe anche la mia mente ed il modo di vedere il mondo. Cos'altro è stato inventato nel frattempo? Magari hanno dimostrato scientificamente che l'anima esiste ed è immortale. Oppure che non esiste proprio, e che, dopo, *puff*, polvere. Magari hanno trovato gli alieni, o loro hanno trovato noi, o – come è molto più probabile – è stata raggiunta la singolarità tecnologica.
Difficile dirlo. Tra l'altro ci sarebbe un "Codice del Tempo" con tutti i suoi cavilli, che ti fanno una bella multa se non lo rispetti, e lo devi studiare a Scuola Tempo e prendere la patente di Tempista. O forse no, visto che potrai caricare tutte queste informazioni in testa con la versione 8 o 9 del Neuralink.
Comunque.
Supponiamo che ad un certo punto arrivano, non so, degli alieni, e ci danno questa tecnologia, così, dal nulla.
«Salve terrestri. Vi stiamo osservando da millenni, e finalmente siete pronti per ascendere ad un nuovo livello di comprensione e conoscenza. Vi doniamo la tecnologia per poter padroneggiare il Tempo, e vi diamo il benvenuto nella comunità galattica delle civiltà di Kardashev di livello I. Con questa tecnologia potrete viaggiare nel tempo a vostro piacimento, e vi viene donata senza voler nulla in cambio. ...in che senso "fregatura"? Nooo, quale fregatura ci può mai essere? Ma no, ahahahahah figuriamoci ahahahahha ora devo andare ho il concilio siderale roba spaziale proprio ahahahah non ti immagini ahahahah ciao»*fugge nel disco volante e sparisce nel cielo della notte*
*Ahem*. Ok, abbiamo questa tecnologia.
Posso tornare indietro nel tempo. Cosa faccio?
Che succede se modifico qualcosa? Ci sono due ipotesi: il multiverso e il, diciamo, monoverso.Nella prima ipotesi, se io modifico qualcosa nel passato, la linea temporale si sdoppia, creando due universi: uno dove non è stato modificato nulla, e uno dove la modifica è avvenuta. Nel secondo caso c'è un solo universo, e la "modifica" avviene là. A me piace pensare a questa seconda evenienza. Che ha due ulteriori ramificazioni: la prima, che non posso modificare il passato; questo perché qualsiasi modifica fatta nel passato è, appunto, "già avvenuta", e quindi il presente non si modifica per nulla. Oppure si modifica il passato e, a cascata, si modificano tutti gli avvenimenti successivi, cambiando quindi anche il presente.Io credo alla prima ramificazione, ma per rendere le cose più interessanti immaginiamo che sia valida la seconda.
Pensa alle cause di mortalità del passato. Malattie di tutti i tipi, carestie, guerre, condizioni ambientali, parassiti, predatori, eccetera.
Per semplificare prendiamone una su tutte, la peste, che fu chiamata Morte Nera.
Morte, terrore. La gente vicino a te muore. Senza un perché. La paura è ovunque. Perché muoiono così? Le tue conoscenze di umano dell'epoca non sono sufficienti, e non ti aiutano per nulla. C'è qualcosa nell'aria? O nell'acqua? Nel cibo? Nelle vesti? Gli animali, le piante, il sole, cosa?! E soprattutto, perché? Sono stati i peccati? Sono stati gli untori? Ne puoi scegliere una, ma dentro di te lo sai che non è la risposta giusta. Lo sai che questa è ignota. Non ti sarà rivelata. Morirai e basta.Perché così funziona questo mondo.
Poi arrivo io, grazie alla macchina del tempo. Con la tecnologia del (loro) futuro ho creato una pillolina che può fermare l'orrore. Posso salvare intere città. Posso salvare l'Europa intera. Posso salvare una quantità di vite incalcolabile. Con poco sforzo. Ma se lo faccio, molti di quelli che verranno dopo probabilmente cesseranno di esistere. Perché ci sarà molta più gente, e le persone che si sono incontrate nella realtà storica si incontreranno con altre, e faranno altre cose...
Come cambierà la società, con tutte le modifiche a cascata che si accavalleranno? Che fine farà il presente? La gente sarà più attaccata alla religione? Meno? I pensatori, quelli magari alternativi, saranno più tollerati? Meno? La gente sarà più spinta ad avere inventiva? O si bloccherà su una posizioni sociali e tecnologiche immodificabili? Avranno più risorse per guerreggiare? O meno?
Che cosa fare?
Perché mi hai messo di fronte a questa scelta?
Abbiamo costruito il presente su tutte quelle morti. Su quella enorme sofferenza. Non volontariamente, che sia chiaro, ma tutti gli effetti in cascata hanno portato fino a noi. Una variazione di ciò, porterebbe ad un presente diverso. Saremmo "altri", o forse non esisteremmo affatto.
Di chi è la colpa?
Perché mi hai messo questo pensiero in testa?
Lo so, non ho risposto davvero. Ma è un dilemma morale troppo grande. Va vagliato da una commissione di esperti. Non può un singolo prendere questa decisione da solo.
L'ho presa da un punto di vista forse troppo realista?
È quello che accade nella Minimal Room. 

7) Descrivimi un'opera d'arte (qualsiasi tipo d'arte) che ha aperto la tua mente a qualcosa di straordinario. Sai spiegare l'emozione ad essa abbinata? 

La statua della dea azteca Coatlicue, rinvenuta nel 1790 ed esposta presso il Museo Nazionale di Antropologia di Città del Messico.
Coatlicue ("Gonna di Serpenti") - detta anche Teteoh Innan ("Madre degli Dei") - era la dea che aveva dato vita alla luna, alle stelle, e al dio del sole e della guerra.
Insomma, una sorta di Madre Natura, o per essere più precisi, la Terra stessa.
La sua statua è scolpita in un blocco di ardesite di quasi tre metri di altezza, e la rappresenta come una donna con una gonna fatta di serpenti, e con una collana fatta di cuori umani, mani e teschi. Mani e piedi sono adornati con artigli, e il suo volto è costituito da due serpenti che si fronteggiano, perché a un certo punto le fu tagliata la testa e dei fiotti di sangue dal collo si sono trasformati in due enormi serpenti.
Dopo la scoperta, gli autoctoni e gli Europei definirono la statua come "un orribile mostro deforme".
Curiosa, come rappresentazione di Madre Natura, vero?
Giudica tu stessa (e voialtri lettori, anche):
Molte delle rappresentazioni artistiche di questa dea enfatizzano il suo lato mortifero, perché la Terra è sia una madre amorevole che dona l'esistenza alle sue creature, ma è anche il mostro insaziabile che consuma tutto quello che vive.
Avevo poco più di dieci anni quando lessi di questa cosa. Devo davvero descrivere anche l'emozione che provai?
Shock, credo.
Comunque, fu la scoperta che la natura non è perfetta. I processi evolutivi non sono perfetti. Sono anzi processi randomici e senza mente, che alla fine convergono a creare qualcosa, per poi mutare di nuovo. E sono appunto completamente casuali.
Difatti il pensare che se una cosa è naturale sia automaticamente buona è un errore, o meglio, una fallacia logica.
È una fallacia così comune che ha anche un nome: "Appeal to Nature".
Prego. 

8) Hai a disposizione un solo aggettivo per descrivere ciò che non è la tua opera. Quale sceglieresti?

Ordinaria.
C'è sempre qualche cosa che non mi aspetto– CHE NON TI ASPETTI, tu lettore non te lo aspetti, mica io, io sono lo scrittore, lo so cosa sto scrivendo, ah ah ah ah AHAHAHAH. 

9) Sei in grado di dirmi dove sarai, in quanto scrittore, tra un anno? 

Dietro la tastiera...? :D
*MiaRomi passa una statuetta ad Abadede*
Grazie per il pensiero, MiaRomi, è già il terzo premio come miglior umorista che ricevo quest'anno, e siamo solo a inizio gennaio, pensa un po'.
*Ehm*.
Dicevo, spero di aver scritto molto. Ho parecchie altre cose in cantiere.Tanto per cominciare diversi altri SCP, ma anche romanzi di vario tipo, dal fantasy al fantascientifico. Spero di aver tempo di scrivere tutto.
Vedremo.
Vi aggiornerò qui su Wattpad.

10) Ultima domanda. Sei in una stanza piena, caotica, rumorosa, cordiale, colorata. Quale volto colpisce la tua attenzione? Perché? 

Quella ragazza che ha gli occhi alzati verso la parete. Perché è così interessata a qualcosa che tutti gli altri ignorano? Ha notato un particolare. Forse un quadro, forse un piccolo geco, forse un dettaglio che rivela l'antichità della casa e come è stata tenuta. È in grado di guardare oltre la norma. Quello che vede forse non è interessante, o non lo è per tutti, ma è un piccolo dettaglio che si nasconde in bella vista, visibile solo a chi ha imparato a leggere finanche le grazie dei font. Se tutti fossero in grado di vedere dettagli nascosti ai più, ognuno secondo le proprie inclinazioni e conoscenze, e fossero in grado di spiegarlo agli altri, il mondo sarebbe molto più luminoso, e meno buio. Molto meno spaventoso, e più compassionevole. Tutto avrebbe una ragione. Tutto /ha/ una ragione, solo che non sappiamo vederla.
Ah, può essere pure che la ragazza sia solo sbronza. O smemorata. O abbia intravisto l'ex. Vabbe', ci siamo capiti.
Difficile distinguere il genio dal folle. Tra la folla, poi, come dice la domanda.
Già, strano che "folla" sia più vicina foneticamente a "folle" che a "genio". Caso? Forse.
La lingua si evolve seguendo i sentimenti che l'oggetto o il concetto identificato dalla parole esprime. I concetti o le astrazioni pericolose o dannose hanno suoni duri. Quelli piacevoli hanno suoni morbidi, più melodiosi.
I data scientists ci creano le ontologie, su queste cose.
Tornando al genio, va costruito. Chiedendosi, studiando, osservando, curiosando, e lavorando duro su tutte queste cose. Accettando di finire nel baratro del paradosso più assurdo di arrivare a sapere quanto non si sa, che è centinaia, migliaia di volte di quanto si sa. E la differenza aumenta sempre più.
Qual è il limite? Il cielo? L'immaginazione?
Facciamo un gioco.
Alcuni ne vengono decisamente rilassati, altri molto inquietati. Non conosco nessuno che abbia avuto una via di mezzo. No, non c'è modo di sapere quale sarà l'effetto su di te fino alla fine.
Noi conosciamo l'universo solo fino a un certo punto, perché la luce più veloce di un tot non va. Si chiama per l'appunto "universo osservabile". Cosa c'è al di là? Quello che non possiamo vedere solo perché lo spazio si espande più velocemente di quanto ci metterebbe la luce per raggiungerci?
È un esercizio di immaginazione. O di speculazione scientifica per chi vuole, ma sempre immaginazione è.
L'immaginazione ha un limite? Alcuni dicono di no.Gli autori, in particolare, sono in gran parte concordi su questo punto.
Eppure esistono cose che non possono essere immaginate, anche se sappiamo perfettamente descriverle.
Possibile?
Prendiamo un punto. Quante dimensioni ha? Zero. Con la matita "espandiamo" il punto in una direzione, destra o sinistra; otteniamo una piccola linea. Una dimensione.Ora "espandiamo" la linea nella direzione perpendicolare a prima, su o giù. Otteniamo un quadrato. Due dimensioni.Ora "espandiamo" il quadrato verso l'alto, fuori dal foglio: otteniamo un cubo. Tre dimensioni.E adesso "espandiamo" il cubo vero una quarta dimensione, le cui direzioni chiameremo anà e katà. Otteniamo un ipercubo, cubo 4D, o tesseratto. E niente, è inimmaginabile, anche se sono perfettamente in grado di disegnarlo su un foglio.Come quando disegnamo un cubo: quella figura è piatta (si dice che è la proiezione bidimensionale), è su un foglio! Però sappiamo "intepretarlo" come figura tridimensionale. Possiamo fare lo stesso con un tesseratto, ma no, non sappiamo "interpretarlo".
Era questo il gioco?
Macché, solo la premessa. Serviva solo a dimostrarti che il meccanismo si può inceppare. Nervosa? Se sì, bene, sono riuscito nel mio intento.Se no, ok, cosa abbiamo capito, in effetti?
Che non abbiamo il controllo totale nemmeno sull'unica cosa su cui pensavamo di averlo. O che almeno credevamo di poter plasmare a piacimento una volta emersa alla coscienza.
Proseguiamo.
Il gioco è: Immagina che l'Universo non sia mai esistito. Nessuna materia, nessuna energia. Immagina che non sia mai esistito nemmeno lo spazio vuoto.
In genere quando pensiamo "non c'è niente", pensiamo a un'area vuota; perciò ripeto quest'ultimo punto: CHE NON SIA MAI ESISTITO NEMMENO LO SPAZIO VUOTO.
Che cosa c'è?
Che cosa vedi?

Divertente, vero?
O terrificante?

Cosa hai visto? Tutto nero? Tutto bianco? Ti sei sentita senz'aria? Compressa da un vuoto apneumatico che nemmeno esiste? Era una visione su un altrove incomprensibile? O c'era, finalmente, la pace? Ed era diventato tutto, stranamente, ovvio?
La risposta non ha niente a che fare con l'Universo, e tutto a che fare con te stessa. O con te, lettore.
Cosa indica?
Lo sai solo tu.
Sì, certo che puoi pensarci ossessivamente nei prossimi giorni. Sì, certo che puoi chiederlo ai tuoi amici per sentire le loro risposte. No, questo non ti farà uscire il pensiero della testa, mi spiace.
Ma prego, figurati.

Tornando alla ragazza, no, non è né sbronza né altro, è proprio concentrata su qualcosa.
Le chiederò cosa ha visto.
Imparerò qualcosa di nuovo. 

Grazie infinite per il tuo tempo, Abadede, è stato illuminante e mi sono divertita, giuro!

Nessun commento:

Posta un commento