Quando piove divido il mio ombrello, se non ho l’ombrello, divido la pioggia.
- Enrique Ernesto Febbraro -
Condivisione.
La prima parola che sale immediatamente a galla nel mare della memoria quando penso a lei.
Condivisione che porta alla necessaria riflessione come motore di infiniti pensieri che crescono e si intrecciano, creando stupefacenti arzigogoli. Come una pianta rampicante abitata da fiori curiosi e foglie allegre che, aggrappandosi alla struttura romboidale della mente, la abbellisce, arricchendola.
Ospitando Silvia non avrei voluto pubblicare una foto in bianco e nero.
Ho per giorni immaginato tanto colore, sorrisi instancabili e contorni definiti. Lei ha scelto una stanza che chiama a gran voce tanta allegria, multicromatici pouf, tappeti accoglienti e sgargianti, tanta luce arancio-giallo-pesca e un'infinità di oggettini impensabili dalle forme impossibili! Una stanza divertente, insomma! Nulla di ciò che avevo pianificato è però poi stato.
Una fotografia seriosa, sincera e anche un po' meditativa mi ha catturato definitivamente, mandando in fumo tutti i programmi fatti. Sono semplici libri, disposti in un modo che appare casuale, i quali hanno però un'anima che invita alla riflessione.
Think, ci dicono. Libri che ci chiedono di pensare.
Ed aprire le porte di questo nuovo Cafè accogliendo una donna con una tale profondità m'è sembrato poetico! Abbinarle un frammento tratto da Balla coi lupi di Michael Blake è stata praticamente una scelta obbligata! L'intesa può nascere anche tra uomo e animale, dunque. Il concetto di cui parlavo all'inizio possiede quindi un linguaggio universale... qualcuno da qualche parte ha anche detto che "la felicità è reale solo quando condivisa"! Tutto torna, no?
Silvia tra l'altro, si presta bene a questa tipologia di confronti e l'incontro con lei quest'oggi, così come il primo incontro avvenuto con lei qualche mese fa, è morbido e croccante insieme. Non ci credete? Eppure lei è riuscita a creare questo connubio non solo a parole, ma anche con le sue manine. Crème brûlée per tutti, una "coccola alla panna" che ci sta proprio bene!
"Per tutta la sua vita era stato desideroso di partecipare e, come per ogni altro esser umano, la solitudine era qualcosa che doveva essere costantemente affrontata. Nel caso del tenente, la solitudine era diventata la caratteristica dominante della sua vita, così fu rassicurante vedere la sagoma di Due Calzini spuntare da sotto il riparo a tenda quando arrivò al forte, al crepuscolo.
Il lupo trotterellò sullo spiazzo e si mise seduto a osservare mentre il tenente scendeva da cavallo.
Dunbar notò subito che per terra, sotto la tenda c'era qualcos'altro. Era un volatile, un grosso tetraone delle praterie. Era morto e quando Dunbar si chinò ad osservarlo, notò che era stato ucciso da poco. Il sangue sul collo era ancora appiccicoso. Ma a parte i segni di qualcosa di appuntito che gli aveva forato la gola, il volatile non aveva niente fuori posto, nemmeno una piuma. Era un enigma per il quale non vi era che una soluzione e il tenente guardò esplicitamente Due Calzini.
<<E' tuo?>> disse a voce alta.
Il lupo alzò gli occhi e batté le palpebre, mentre il tenente Dunbar esaminava ancora il volatile.
<<Bene, allora>>, disse scrollando le spalle, <<immagino che sia nostro>>."
Da Balla coi Lupi, pag. 161, di Michael Blake