venerdì 3 ottobre 2014

Cafè Littéraire ...a tutto pepe!

Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere
(Daniel Pennac)



Lost in a Book on Pinterest
Complice il voler proporre un'introduzione interessante a questo primo appuntamento autunnale del Cafè Littéraire, una domanda che sta angustiandomi è "perché si legge?".
Forse non mi sono mai soffermata sul perché io lo facessi, né tantomeno mai nessuno me l'ha chiesto! Tornandoci su più e più volte in questi ultimi giorni, mi sono detta che le miriadi di risposte che possono nascere dipendono dalla persona, dal suo carattere, dalla sua educazione. Dalla sua età. E' ovvio che anche l'ambiente, la cultura, il tempo storico, la predisposizione del momento, il tempo meteorologico e chissà quali altre infinite variabili potrebbero influenzarne l'esito.
Quindi vi chiedo di fermarvi un attimo e porvi questa domanda...
Ebbene? Quale risposta siete riusciti a darvi?
Io vorrei conoscerla, ne sono curiosa. Così come curioso è stato conoscere il mio motivo.
Io non leggo perché sento la necessità di evadere dalla mia realtà. Non leggo per compiacere qualcuno. Certo, in questo momento non leggo per apprendere in senso stretto, semmai solo per piacere.
Non mi sento di rispondere che leggo perché fa "moda" o fa "fico" o semplicemente per scrivere qualcosa nel mio salotto letterario (sic!)!
Eppure, mi direte, quando ci si tuffa in quelle pagine piene di tempo e luoghi sconosciuti, un po' si deve evadere dalla propria vita. Quando le parole scivolano via più veloci del tempo, si compiace se stessi, si apprende sicuramente qualcosa che prima ci era sconosciuto e, perché no, lo si condivide con qualcuno, alla fine!
La fortuna è questa. Capire che la lettura può. Ha un potere che va oltre ciò che si realizzi. E nonostante si creda ch'è una pratica che ci impegna "da soli", invece a volte unisce e sorprende.
E' per questo che leggo. Per ritrovare me stessa nelle parole di qualcun altro e sapere che grazie ad un'armonia sconosciuta posso essere legata ad infinite persone che mai incontrerò!
Oggi è quel caso.
Oggi accanto a me c'è una splendida donna che gioca con l'arte.
Lei riflette, soppesa, studia ogni sfumatura e poi... e poi... abbina!
Così come si abbinano i colori nei vestiti, così com'è bravo un pittore a sfumare le onde del mare con innumerevoli verdi e blu, Michela, nel suo angolino A tutto pepe..., unisce letteratura e arte culinaria amalgamandoli perfettamente! Non vi stupirà, infatti, andarla a trovare e scoprire che anche oggi ha meravigliosamente raggiunto un connubio perfetto!
Si accomoda con me ed io, per renderle compito arduo, le propongo un estratto d'altri tempi, una scorrevolezza gentile ed elegante... come mai s'è potuto (e mai mi era capitato) di legger Pirandello, oggi offro a lei l'opportunità di abbracciare parole centenarie, sapendo che anche in questo caso non mi deluderà!
Voi, intanto, godetevi l'estratto e assaggiate il Gâteaux au chocolat.


<<M'amerà!... m'amerà!...>>, si ripeteva ora Giulio Accurzi, uscendo dalla casa della sua promessa sposa. Egli l'avrebbe vinta a poco a poco, cingendole l'anima di dolce e silenzioso assedio, spiandole negli occhi e sulle labbra ogni desiderio, ogni accenno di desiderio. L'avrebbe vinta colla sua sommissione, senza mai urtare i sentimenti di lei,  né tentar mai apertamente di penetrarle nel cuore; così, con l'alito soltanto della sua passione, il cui ardore man mano avrebbe ridato, ne aveva fiducia, il roseo colorito e la prima gajezza a quel freddo e pallido volto. L'avrebbe vinta...

Bisognava, innanzi tutto, aver pazienza. Il tempo ajutato, nudrito dalle sue cure amorose, doveva un po' per volta cancellar da quel cuore l'imagine d'un altr'uomo. [...]
Giulio Accurzi inviava ad Agata fiori ogni mattina, prima ch'ella si levasse di letto: ora un grand'involto di rose sciolte, in un fazzoletto bianco, di seta; ora un canestro di gardenie; ora un gran cappello di paglia da contadini con fiori di campo... E cominciò a presentarle i primi regali: anelli, bracciali, spille... Ella li accettava confusa, senza espressioni sincere né di gradimento, né d'ammirazione; li toglieva con mano tremante dalle ricche scatole, e lasciava che la madre si profondesse in meraviglie. Agata gli dava ancora del lei.
- Così no... non voglio più esser ringraziato... - si spinse egli a dirle finalmente.
- Ebbene, ti ringrazio - fece ella, chinando leggermente la testa e sorridendo appena.

Da Amori senza amore - L'onda, pagg. 37-38, di Luigi Pirandello